NSC (Nuovo Strumento Comunitario)
NSC (Nuovo Strumento Comunitario) Meccanismo finanziario comunitario, adottato dal Consiglio della Comunità Economica Europea (➔ CEE) nel dicembre 1977, allo scopo di favorire il rilancio degli investimenti industriali, rimasti stagnanti nella maggior parte dei Paesi comunitari in seguito alla crisi del 1975. Il NSC, noto anche come ‘sportello Ortoli’ (in ingl. Ortoli facility), dal nome dell’allora presidente della Commissione europea F.-X. Ortoli, consentiva alla Commissione di contrarre prestiti per conto della CEE, per poi concederli a sua volta alle imprese, in stretta cooperazione con la Banca Europea per gli Investimenti (➔ BEI), al fine di finanziare progetti nei seguenti settori: energia, sviluppo regionale, ristrutturazione e adattamento industriale, misure per la promozione della crescita. Lo sportello Ortoli costituiva, insieme con la proroga del piano Davignon (➔ Davignon, piano) per l’industria siderurgica, il piano telematico e altre iniziative, uno degli strumenti attraverso i quali la CEE, alla fine degli anni 1970, cercava di lanciare una reale politica industriale a livello comunitario. Nel contesto dell’attuale dibattito sulla possibilità di emettere i cosiddetti eurobond (➔), alcuni economisti e politici hanno proposto, come soluzione che non comporti la modifica dei trattati europei, una sorta di riedizione dello sportello Ortoli, ossia l’adozione di strumenti volti a finanziare, a nome dell’Unione Europea (➔ ), iniziative comuni, attingendo risorse dal mercato dei capitali.
La procedura per l’attivazione dello strumento, rivista nel 1982, prevedeva che la Commissione europea e la BEI intraprendessero consultazioni regolari, finalizzate all’individuazione del fabbisogno di risorse finanziarie costituenti la ‘tranche’ che il Consiglio dell’Unione Europea (➔) poteva autorizzare a raccogliere. Le richieste di concessioni di prestiti venivano indirizzate alla BEI, che le istruiva e chiedeva alla Commissione di procedere alla decisione relativa all’ammissibilità al finanziamento dei progetti. Lo sportello Ortoli diventò operativo solamente alla fine del 1978, con la concessione di una prima tranche di mutui, per un valore di circa 580 miliardi di lire. Tali mutui furono utilizzati per finanziare iniziative che afferivano per lo più ai settori energetico, delle telecomunicazioni e delle infrastrutture. All’inizio del 1980 il Consiglio autorizzò l’emissione di una seconda tranche di mutui, per un ammontare complessivo uguale al precedente, e, anche in questo caso, i settori che ne beneficiarono furono soprattutto quello energetico e quello delle infrastrutture. A questo proposito, giova ricordare che il Consiglio, su suggerimento della Commissione, optò per una definizione più ampia del concetto di infrastrutture, anche al fine di agevolare l’utilizzo dei mutui da parte di Paesi che, come l’Italia, non avevano fino ad allora utilizzato al meglio le opportunità fornite dal Nuovo Strumento Comunitario. Successivamente, nei primi anni 1980, la politica industriale della CEE, sotto la spinta della Commissione, si mosse allo scopo di estendere le iniziative di finanziamento allo sviluppo e alla ristrutturazione nei Paesi comunitari. In particolare, la Commissione promosse un ampliamento degli strumenti di prestito, con l’obiettivo primario di sovvenzionare piani per lo sviluppo delle zone depresse della Grecia e dell’Italia meridionale e di rendere più veloci e snelle le procedure di funzionamento del prestito comunitario. Fu proprio lo sportello Ortoli, rinnovato dal Consiglio nell’aprile 1982, il principale veicolo di questa nuova impostazione.
Nel 2010 è stato istituito un nuovo strumento comunitario che, in parte, si rifà all’esperienza dello sportello Ortoli: si tratta dello Strumento europeo Progress di microfinanza (Progress Microfinance), volto ad accrescere la disponibilità di microcrediti (➔ microcredito) per la costituzione o lo sviluppo di piccole imprese, permettendo a una serie di intermediari di microcredito della UE di aumentare il volume dei prestiti.