nudo (ignudo)
La forma ‛ ignudo ' in If VII 111 è di tutti i codici più antichi, in quanto necessaria alla misura (il verso incomincia con ignude); in altri casi, ove gli editori preferiscono ‛ ignudo ', codici anche ottimi hanno ‛ nudo ' (e anche, talora, viceversa).
In senso proprio, , per " spogliato ", " senza vesti ", l'aggettivo ricorre in Vn III 4 mi parea vedere una persona dormire nuda; Cv III V 12 li Garamanti... stanno quasi sempre nudi; If XVI 22 i campion... nudi e unti. Sebbene tutte le anime si presentino sotto questo aspetto, D. - lo notava il Blanc - dà loro questo epiteto " quando vuol porre in evidenza la miseria della loro condizione ", e usa l'aggettivo solo per le anime dell'Inferno, associando " con la nota visiva una valutazione morale mista di pietà e di disprezzo " (Pagliaro, Ulisse 609-610): così gl'ignavi erano ignudi e stimolati molto / da mosconi e da vespe (If III 65); le anime sulla riva dell'Acheronte eran lasse e nude (v. 100); le genti / angose immerse nello Stige sono ignude tutte (VII 111), come i ruffiani e i seduttori della prima bolgia (Nel f ondo erano ignudi i peccatori, XVIII 25); e così ancora XIII 116, XIV 19, XVI 35, XXIII 118, XXIV 92, XXX 25. In Rime CIV 22 è detto del braccio di una delle tre donne che intorno al cor mi son venute. In Fiore CVII 1, detto dei truanti (" mendicanti "), significherà " appena coperti " di qualche straccio. In Rime dubbie XXX 15 è riferito alla cornacchia, che gli altri uccei... / pelar sì, ch'ella rimase ignuda.
In contesto metaforico, l'aggettivo è riferito alla pulcella, nella quale si adombra una poesia (Rime XLVIII 13), n. perché priva di accompagnamento musicale, cioè di vesta in che si chiuda (v. 16); o alla canzone (CIV 93), paragonata a bella donna, le cui parti nude (cioè il significato letterale) dovrebbero bastare a svelarne la bellezza. Ancora metaforicamente è detto della virtù (la Giustizia), che nuda e fredda giace (Cv 12). Come notano Barbi-Maggini, " anche in Tre donne Drittura si mostra, al pari delle germane... povera a panni ed a cintura " (cfr. Rime CIV 35-36).
Con il valore pregnante di " privo, sprovvisto di tutto ", in Rime CVI 102 vedete gir nudi / per colli e per paludi / omini innanzi cui vizio è fuggito. Più genéricamente, ancora per " privo " (di un oggetto concreto o di cosa astratta), detto dell'antica terra mantovana d'abitanti nuda (If XX 84) o di Virgilio (Di poco era di me la carne nuda, IX 25); così ancora Pd II 107. Come nuda di pietate è presentata Firenze (Rime CXVI 79); d'ogni ragione ignuda è la gente volgare (Cv IV III 5). Il termine assume connotazioni più precise: " indifesa ", " senza armi " è la donna di Rime CIII 8 (non esce di faretra / saetta che già mai la colga ignuda); " priva di fodero ", quindi " sguainata ", la spada dell'angelo (Pg IX 82); " senza velo di figura ", " chiare ", " esplicite ", le parole di Beatrice (XXXIII 100); " disadorno " lo servigio... a così distretta persona di questa gloriosa (Vn XXXIII 1).