NUMERUS
. Dapprima numerus indicava una schiera qualsiasi e in particolare le formazioni irregolari e occasionali, che potevano essere costituite nelle provincie per cooperare con le unità dell'esercito regolare alla difesa delle frontiere. Più tardi, nel secolo II d. C. (generalmente si ritiene per opera di Adriano, ma forse solo negli ultimi decennî del secolo), si cominciarono a costituire con questo nome dei corpi permanenti, reclutati fra gli abitanti delle provincie di recente annesse e meno romanizzate. Queste nuove unità che stavano alle legioni, ali e coorti dell'esercito, come gli antichi auxilia dell'epoca repubblicana alle legioni e alle ali degli alleati, erano reclutate regionalmente, ma venivano di solito destinate a provincie diverse da quelle d'origine: p. es., numeri siriaci erano in Dacia e in Numidia. Non si completavano però sul posto, ma ricevevano le loro reclute dal paese d'origine, ciò che era necessario anche per il carattere nazionale che questi corpi mantenevano per l'armamento e la lingua (i loro soldati non sapevano il latino) e per il fatto che essi rappresentavano delle specialità: p. es., i numeri Palmyrenorum e Hemesenorum, reclutati nel deserto siriaco, erano specialmente indicati per presidiare il limes numidico verso il deserto. C'erano numeri a piedi, a cavallo e misti; erano comandati da praepositi romani, provenienti di solito dai centurioni, e la loro forza poteva andare da 300 a 1000 uomini.
Nel sec. IV tutti i reparti dell'esercito vengono chiamati numeri (greco ἀριϑμός, καράλογος) oltre che legioni, ale, coorti; e viceversa i numeri ricevono le stesse denominazioni degli altri corpi, ala, cohors, cuneus, ecc., e di qualunque soldato si dice in numeris militat. V. anche cursus; ritmo.
Bibl.: Th. Mommsen, Die Conscriptionsordnung der röm. Kaiserzeit, in Hermes, XIX (1884), p. 219, e in Historische Schriften, III, Berlino 1910, p. 103; R. Cagnat, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités, IV, p. 117; A. Domasewski, Die Rangordnung des röm. Heeres, Bonn 1908, p. 59; G. L. Cheesman, The auxilia of the Roman Imperial Army, Oxford 1914, p. 85; R. Grosse, Röm. Militärgeschichte, Berlino 1920, p. 25; J. Carcopino, in Syria, VI (1925), pp. 30 e 118; XIV (1933), p. 20.