NUNAZIONE
. I semitisti occidentali chiamano nunazione (dal nome della consonante araba \ARABO\ nūn che vale n) il fenomeno grammaticale arabo che i grammatici indigeni chiamano tanwīn e che consiste nell'aggiunta d'un elemento nasale alla fine della parola per dare al sostantivo un significato il quale, per la maggior parte dei casi, è d'indeterminazione.
Pur essendo fuori di discussione che nell'arabo classico (nei dialetti arabi l'uso del tanwīn si è quasi completamente perduto, salvo in alcuni dialetti beduini) la nunazione ha un valore prevalentemente indeterminato (ragiulun vale "un uomo [in genere]"), vi sono casi in cui il sostantivo con nunazione ha il valore di "individuale" o anche quasi di "determinato", p. es. nei nomi proprî, come Zaidun, Muhammadun, ecc., o in frasi avverbiali come sanatan "quest'anno", ‛ārman qābilan "l'anno venturo", ecc. La nunazione è parallela, se non derivata, come ammettono parecchi semitisti per cui ogni m finale libero protosemitico si muta in n arabo, alla mimazione (dal nome della lettera mīm, che vale m) o aggiunta di m finale che, con varî valori, si trova nell'assiro, nell'arabo meridionale e, limitatamente ad alcuni relitti, in quasi tutte le lingue semitiche. Recenti studî tendono però a dimostrare che l'origine di questi fenomeni è data da elementi determinativi (pronomi dimostrativi) e che il primitivo valore della mimazione e nunazione doveva essere determinativo e non indeterminativo.
Bibl.: D. H. Müller, Die Mination und die Nunation, in Zeitschrift der deutschen morgenländischen Gesellschaft, XXXII, p. 548 segg.; C. Tagliavini, Alcune osservazioi sul primitivo valore della mimazione e nunazione nelle lingue semitiche, in Donum natalicium Schrjinen, Nimega-Utrecht 1929, pp. 240-260; I. Gelb, La mimazione e la nunazione nelle lingue semitiche, in Rivista degli studi orient., XII (1930), pp. 217-265 (in questi due scritti ulteriore bibl.).