MARESCA, Nunzio.
– Non si conoscono le date di nascita e di morte di questo intagliatore e scultore, di cui sono documentate, principalmente a Napoli, numerose opere realizzate tra il 1588 e il 1629.
Apparteneva a una famiglia di scultori, il cui capostipite va forse individuato in quel Bernardino ricordato nel 1569 come esecutore di quattro angeli lignei per la tribuna dell’altare maggiore della Ss. Annunziata di Napoli e non altrimenti noto (D’Addosio, 1883, p. 154).
Grazie al materiale documentario proveniente dall’Archivio storico dei Banchi di Napoli (Id., 1916) non mancano notizie sull’attività del M., anche se molte delle opere documentate da lui eseguite sono andate distrutte o disperse e probabilmente in qualche caso, venuta meno l’originaria attribuzione a lui, sono cadute nell’anonimato. Il primo intervento del M. è datato al 1588, anno in cui realizzò i quattro angeli in rilievo e le quarantaquattro figure di un tabernacolo per una non meglio precisata chiesa di Modugno. Nel 1590 lavorò alla decorazione di un organo per la chiesa della Ss. Annunziata di Napoli su disegno di Giovanni Bernardo Della Lama e in collaborazione con Fabrizio Santafede, autore dei dipinti per le portelle; di questo suo intervento, tuttavia, non rimane alcuna traccia poiché l’organo, insieme con quello che era collocato di fronte, fu smembrato e poi sostituito già negli anni Settanta del Seicento (Id., 1883, p. 95). Per la cappella dei marchesi di Laino, all’interno della stessa chiesa, egli realizzò un reliquiario e sei figure di angeli (1591).
Il M. doveva essere particolarmente legato alla R. Casa della Ss. Annunziata, come testimoniano i numerosi incarichi che portò a termine per conto di quest’ultima nel corso della sua attività. Tale rapporto preferenziale, probabilmente dovuto a un legame di origine familiare, trova un elemento di conferma nei lavori realizzati da altri componenti della sua famiglia per questa istituzione, in tempi diversi ma con una certa continuità. Delle opere compiute dai Maresca per la Casa, tuttavia, non sembra rimanere alcuna testimonianza, probabilmente a causa del rovinoso incendio del 1757 che distrusse quasi completamente la chiesa.
Il M. portò a termine altri incarichi non meglio specificati per conto dell’oratorio napoletano di S. Giovanni a Mare (1591) per poi dedicarsi, nuovamente su committenza dell’Annunziata, alla realizzazione delle due teste lignee di S. Barbara e S. Giovanni Battista (1592). Un anno dopo portò a compimento un rilievo ligneo con la rappresentazione della Pietà destinato all’oratorio della cappella del Tribunale della Regia Camera. Nel 1594 realizzò un Crocifisso per la chiesa di Gesù e Maria a Napoli; e l’anno successivo, su commissione dell’arcivescovo di Amalfi Giulio Rossini, un’ancona lignea per l’altare maggiore del duomo di quella città (Filangieri).
L’incarico è documentato in un atto del notaio Francesco Del Vivo del 4 apr. 1595, dal quale si apprende che il M. dovette attenersi scrupolosamente a un progetto già definito, consegnatogli al momento dell’assegnazione del lavoro. L’ancona, caratterizzata da numerose figure in bassorilievo e a tutto tondo inserite all’interno di nicchie e in corrispondenza di pilastri, è descritta negli atti della visita del 1599: al centro si trovava il tabernacolo del Sacramento con le statue dei ss. Pietro e Andrea collocate ai lati e un dipinto su tavola nello spazio sovrastante. Ancora sopra, attraverso una zona lasciata appositamente vuota, era posta la statua marmorea della Vergine col Bambino fatta realizzare nel 1490 dall’abate Giacomo di Magliano. Intorno alla Vergine si disponevano gli apostoli, i ss. Cosma e Damiano, Vito e Macario e figure di angeli, più in alto la scena dell’Annunciazione e l’immagine di Dio Padre. I gradini dell’altare, lavorati a intaglio a forma di balaustre dorate, racchiudevano i reliquiari (Pirri). La grande ancona fu rimossa dall’arcivescovo Stefano Quaranta, tra il sesto e il settimo decennio del XVII secolo, probabilmente perché ritenuta troppo macchinosa e pesante oltre che di impedimento per la vista degli antichi mosaici dell’abside (Strazzullo, p. 33).
Nel 1596 il M. lavorò, su committenza dell’arcivescovo della città Carlo Baldini, a due candelabri destinati al duomo di Sorrento. Per la chiesa di S. Maria Maggiore a Napoli intagliò due tabernacoli e dodici candelabri (1596); mentre per quella di S. Maria di San Nicola alle Isole Tremiti realizzò un’ancona in legno dorato (1598). Nel 1599 gli furono commissionati due tabernacoli lignei: uno per la chiesa dell’Annunziata di Maddaloni, realizzato in collaborazione con Giovanni Luise Della Monica, e un altro dorato con figure a rilievo per quella di S. Pietro di Monte Sant’Angelo. Per la chiesa napoletana di S. Caterina a Formiello eseguì, con Cesare Villano, un organo collocato nel transetto sinistro: ancora in loco, anche se in parte integrato da aggiunte novecentesche, è caratterizzato da un rivestimento ligneo finemente intagliato con motivi floreali a rilievo e doratura (1600).
A Sorrento si dedicò nuovamente alla decorazione di un organo per S. Maria delle Grazie e a un’ancona lignea, in collaborazione con i pittori Geronimo Imperato e Giovanni Angelo De Amato, per la chiesa della Trinità (1600).
Per l’oratorio napoletano della Compagnia della Disciplina della Croce, situato nei pressi di S. Agostino, nel 1603 realizzò un coro in noce scolpito e intarsiato.
Gli stalli lignei che rivestono le pareti del piccolo ambiente conservano in buona parte la disposizione originaria, anche se alcuni elementi sono andati perduti e nel complesso lo stato di conservazione non è buono. L’elegante decorazione a intarsio è inserita negli arredi in corrispondenza del fregio di coronamento, con girali, testine alate e mascheroni tra mensole, e delle paraste che separano gli specchi della spalliera, caratterizzate da erme antropomorfe – cariatidi e telamoni alternati – figure fantastiche e festoni. Tali motivi decorativi sono ripetuti negli intarsi del banco di governo e in quelli del seggio del priore. Quest’ultimo, delimitato da ricchi braccioli con sfingi e testine alate, è decorato in alto da un fregio con i simboli della Passione e coronato da un piccolo baldacchino con due angeli a tutto tondo ai lati della Croce.
Nel 1605 il M. partecipò – sotto la direzione dell’architetto Bartolomeo Picchiatti e in collaborazione con una valida équipe di artisti e artigiani, tra cui figurava il pittore Belisario Corenzio – alla realizzazione di alcuni soffitti per il Sacro Regio Consiglio di Castel Capuano (Di Lernia - Barrella). L’anno successivo scolpì per la chiesa napoletana di S. Agostino Maggiore un reliquiario con portelle in noce destinato alla cappella di S. Bartolomeo, di proprietà della famiglia Di Somma.
Sono datati al 1608 il tabernacolo per la chiesa napoletana dei Ss. Marcellino e Festo e la decorazione a intaglio del presbiterio di S. Caterina a Formiello; mentre al 1611 risalgono alcuni soffitti realizzati, in collaborazione con Giovanni Paulo de Martino, per il Palazzo reale. Non risulta chiara, invece, la destinazione di alcune opere; un rilievo con l’Annunciazione e una scultura di S. Francesco di Paola, documentati in un pagamento effettuato da Ettore Romano nel medesimo anno.
Nel 1612 il M. eseguì, in collaborazione con il maestro Simone Aytone, i quindici Misteri per conto della R. Casa della Ss. Annunziata, dove tornò a lavorare nel 1616 per realizzare un Crocifisso, una Resurrezione e un tabernacolo per l’altare maggiore e, tre anni più tardi, una «rappresentazione del sepolcro» in collaborazione con Giuseppe de Donato e Luca Vallone (Filangieri). Al 1619 risalgono anche i pagamenti per l’ancona lignea realizzata con il pittore Fabrizio Santafede e destinata all’altare maggiore della chiesa piccola nel monastero di S. Patrizia a Napoli. Un altro pagamento effettuato da Ettore Caracciolo nel 1627 documenta l’esecuzione, in collaborazione con Matteo Mollica e Nicola Montella, di un pulpito per l’arcivescovato di Napoli.
I documenti relativi all’attività del M. lasciano presumere che egli fosse a capo di una fiorente bottega e che dovesse avvalersi dell’aiuto di numerosi artisti e artigiani.
Tra questi va annoverato anche il fratello Giovan Lorenzo, di cui non si hanno notizie biografiche; la sua attività è però documentata tra il secondo e il quarto decennio del Seicento. A lui spettano alcune opere realizzate in collaborazione con il M. – come l’ancona lignea per un altare non meglio precisato di Cassino (1611) o il Crocifisso con quattro angeli commissionato da tal Bernardino de Monte Alvaro (1629) – e altre compiute in modo autonomo, come nel caso della lampada realizzata per la Casa della Ss. Annunziata (1619). L’attività di Giovan Lorenzo è attestata fino al 1632, anno in cui risulta essere impegnato nella riparazione di alcuni portali intarsiati, nuovamente per conto dell’Annunziata. In mancanza di riferimenti documentari resta aperto il problema di un eventuale rapporto di parentela fra i due fratelli e Giuseppe, attivo come scultore e intagliatore tra il 1645 e il 1665. Un possibile elemento di continuità con l’attività dei suoi predecessori può essere rintracciato nel rapporto che lo legò all’Annunziata di Napoli, per la quale Giuseppe realizzò un Crocifisso ligneo destinato all’altare maggiore della chiesa (1645) e alcuni arredi sacri (1651). La sua ultima opera documentata è una statua lignea di S. Antonio Abate, menzionata in un pagamento effettuato da Francesco Curtio nel 1665.
Fonti e Bibl.: G.B. D’Addosio, Origine, vicende storiche e progressi della Real S. Casa dell’Annunziata di Napoli, Napoli 1883, pp. 95, 154; G. Filangieri, Indice degli artefici delle arti maggiori e minori, II, Napoli 1891, pp. 106 s.; G.B. D’Addosio, Documenti inediti di artisti napoletani dei secoli XVI e XVII dalle polizze dei banchi, in Arch. stor. per le provincie napoletane, I (1916), 4, pp. 597-603; P. Pirri, Il duomo di Amalfi e il chiostro del Paradiso, Roma 1941, p. 55; I. Maietta, in G.A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, p. 175; L. Di Lernia - V. Barrella, Castelcapuano. Memoria storica di un monumento da fortilizio a tribunale, Napoli 1993, pp. 108, 127; I. Maietta, in Napoli sacra. Guida alle chiese della città, I, Napoli 1993, p. 59; F. Strazzullo, Documenti per la storia del duomo di Amalfi, Amalfi 1997, pp. 33, 35; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 86.