NUOVA GUINEA (XXV, p. 56)
GUINEA Esplorazione. - Nel triennio 1937-39 lo studioso svizzero G. Höltker ha compiuto interessanti ricerche etnologiche ed antropogeografiche nel Territorio di mandato della Nuova Guinea (Nuova Guinea di N.E. e Terra dell'Imperatore Guglielmo) e nelle isole vicine. Tra il 1938 e il 1939, sotto gli auspici dell'American Museum of Natural History, venne effettuata da Richard Archbold l'esplorazione di alcune tra le parti più interne della Nuova Guinea Olandese. Scopo della esplorazione, intrapresa con la collaborazione del governo olandese, era la ricognizione biologica delle pendici settentrionali delle Snow Mountains. Durante le spedizioni nell'interno, coadiuvate da ricognizioni aeree, fu scoperta la valle del fiume Balim, fertile e densamente popolata, sinora ignorata. La popolazione di essa, che si calcola di circa 60.000 ab., presenta caratteri culturali affatto primitivi.
Nuova Guinea Olandese (p. 63): v. indonesia orientale.
Territorio dei Papua (p. 63). - Secondo la stima del 30 giugno 1940 la popolazione ammontava a 338.822 ab., di cui 1.822 europei. Le esportazioni (copra, oro, gomma, madreperla e trepang) ammontavano nel 1940-41 a 492.775 sterline; le importazioni (generi alimentari, tabacco, stoffe) a 539.152 sterline.
Territorio di mandato della Nuova Guinea (p. 64). - Il 30 giugno 1940 la popolazione del territorio era di 675.369 ab., di cui 3.345 Inglesi, 2.061 Cinesi, 438 Tedeschi. Nel 1939-40 le importazioni (generi alimentari, macchinarî, stoffe, tabacco) ammontavano a 1.268.097 sterline, e le esportazioni (copra, noci di cocco, oro) a 3.673.635 sterline.
Bibl.: R. Brass, Stone age agriculture in New Guinea, in Geographical Review, 1941; id., The 1938-39 expedition to the Snow Mountains, Netherlands, New Guinea, in Journal Arnold Arboretum, XXII, 1941; R. Archbold, A.L. Rand, L.J. Brass, Results of the Archbold expeditions, n. 41: summary of the 1938-39 New Guinea expedition, in Bull. Amer. Museum of Natural Hist., LXXIX, 1942; S.W. Reed, The making of modern New Guinea, in Mem. Amer. Phil. Soc., XVIII, 1942; M.W. Stirling, The native peoples of New Guinea, in Smithsonian Inst. War Background Studies, n. 9, 1943; L. Lett, The Papuan achievement, 2ª ed., Melbourne 1944.
Storia (XXV, p. 62).
Questa grande isola costituisce il bastione avanzato settentrionale del continente australiano ed il Giappone ne tentò la conquista, forse con l'intenzione di passare successivamente nel Queensland, certo per tenere l'Australia sotto la minaccia dell'invasione e obbligarla a ipotecare in patria forze rilevanti.
In effetti, i primi sbarchi nipponici in Nuova Guinea crearono in Australia uno stato di psicosi, cui soggiacque anche il governo di Camberra, che si affrettò a chiedere l'aiuto degli Stati Uniti d'America ed a richiamare dal Medio Oriente il gen. Blamey, con parte delle truppe.
L'isola - dopo la scoperta di miniere d'oro - era stata dotata di qualche strada e arricchita di aerodromi: nel 1935, se ne contavano 22, alcuni dei quali fra i più estesi del mondo. Ma le condizioni ambientali permanevano quasi proibitive per l'impiego di eserciti modernamente attrezzati, specialmente per il clima.
I primi sbarchi giapponesi furono effettuati, l'8 marzo 1942, a Salamaua e a Lae. Il giorno appresso, altri contingenti presero terra in questa ultima località, già pesantemente bombardata dall'aviazione giapponese. Le truppe sbarcate s'incamminavano lungo la valle del Markham per superare i 200 km. che li separarono da Port Moresby. Questa città fu sottoposta a ripetuti bombardamenti aerei; il 22 marzo ne subì il sedicesimo, più violento degli altri e, sotto la duplice minaccia, dall'aria e dall'interno, fu sgombrata dall'amministrazione civile e dalla popolazione e data alle fiamme. Ma la guarnigione australiana e neozelandese contrastava la marcia degli invasori e le operazioni subirono una stasi di qualche mese.
Il 23 luglio, truppe giapponesi sbarcarono a Buna e altre, il 27, nella baia di Milne. Queste ultime vennero respinte; le prime attraversarono i monti Owen Stanley; il 26 settembre, raggiunsero Yoribawa, a 50 km. circa da Port Moresby, dove la loro penetrazione venne fermata, e fu quello il punto più avanzato raggiunto dai Giapponesi, nella marcia verso lo stretto di Torrès. Gli Alleati, giustamente, tennero gli avversarî lontani dalle coste meridionali della Nuova Guinea e i primi contingenti di fucilieri di marina americani, giunti in rinforzo, furono inviati proprio a Port Moresby. Altri, in settembre, preceduti da un intenso martellamento aereo degli aerodromi, sbarcarono nella baia di Milne e risalirono la costa settentrionale, da prima lentamente, a causa delle difficoltà del terreno, ed, in seguito, conquistata la superiorità aero-navale, più celermente, procedendo a "salti di rana", cioè a sbarchi successivi dal mare e dall'aria, il principale dei quali venne effettuato a sud-est di Buna. Contemporaneamente, reparti australiani respinsero gli avversarî al di là dei monti Owen Stanley e, il 3 novembre, rioccuparono Kokoda, proseguirono nella marcia e si congiunsero, ad occidente di Buna, con i fucilieri di marina. I Giapponesi, che si trovavano nella parte sud-orientale dell'isola, si sottrassero al probabile accerchiamento ripiegando a Gona, a Buna e a Sananda, ove si asserragliarono in "posizioni-riccio", che caddero il 9 dicembre 1942, il 3 e il 19 gennaio 1943: tutti i difensori si fecero uccidere.
Il Giappone tentò d'inviare nuovi rinforzi, ma un convoglio di 10 trasporti fu distrutto il 3 marzo 1943 nei mari dell'arcipelago di Bismark. D'allora, i presidî giapponesi dell'isola ricevettero scarsi aiuti. In agosto e in settembre (era già costituita la 6a armata interalleata e la condotta delle operazioni era stata assunta dal gen. Blamey) riprese con maggior vigore la lotta per la liberazione: il 4 agosto, truppe australiane sbarcarono a oriente di Lae e fucilieri americani, con artiglierie, furono lanciati con paracadute alle spalle dei Giapponesi; l'11 settembre, fu occupata Salamaua, il 3 ottobre Finschhafen e l'avanzata proseguì, sia lungo il litorale sia verso l'interno, lungo le valli del Markham e del Ramu.
Il 15 febbraio 1944 avvenne il congiungimento con truppe sbarcate a Saidor e, il 3 e 4 marzo, altri sbarchi furono effettuati a Mindiri e, in aprile, a Hollandia, a Tanahmera, ad Aitape; il 24 aprile cadde Madang e nella zona di Wewak rimasero accerchiate tre divisioni giapponesi (60.000 uomini), al comando del generale Adachi. Alla 6a armata alleata, nel luglio, si aggiunse l'8a (gen. Eichelberger), che, il 30, incapsulò a Manokwari, nella penisola di Vogelkopf, fra le truppe provenienti dall'interno e altre sbarcate a Capo Sansapor, 18.000 Giapponesi, che poi annientò. La sacca di Wewak resisté fino all'11 maggio 1945, quando i difensori furono ridotti a circa 10.000. Una parte di essi riuscì a rifugiarsi nella giungla, dove proseguì la guerriglia, fino alla resa del Giappone.
Amministrazione. - Durante l'occupazione nipponica, la parte invasa dell'isola fu unita amministrativamente alle altre dell'arcipelago malese e dovette sottostare a una rigida occupazione militare. Dopo la guerra l'isola, che contrariamente alle altre dell'Arcipelago malese era già stata occupata dalle truppe alleate, subì la sorte delle isole dell'Indonesia orientale (v. indonesia, in questa App.). Suoi rappresentanti parteciparono nel luglio 1946 alle conferenze di Malino e, nel dicembre dello stesso anno di Den Pasar. Durante quest'ultima conferenza una speciale commissione si occupò della situazione della Nuova Guinea che venne espressamente ammessa a far parte dello stato orientale benché, date le particolari condizioni dell'isola, fosse stato impossibile sino ad allora determinare i desiderî della popolazione, o sceglierne rappresentanti qualificati.