NUOVA ZELANDA (XXV, p. 67; App. II, 11, p. 427; III, 11, p. 209)
In occasione del censimento demografico del 1961 la N. Z. ha attuato una riorganizzazione amministrativa, smembrando in 4 nuove circoscrizioni l'area statistica di Auckland, all'estremità settentr. dell'Isola del Nord, e ritoccando leggermente le due circoscrizioni di Otago, all'estremità merid. dell'Isola del Sud. Nel 1965, inoltre, l'atollo di Niue (4990 ab.) e le isole Cook con le dipendenze (21.227 ab.) hanno ottenuto il pieno autogoverno interno. Al censimento demografico del 1971 la popolazione della N. Z. è risultata di 2.862.631 ab. (3.105.400 nel 1975), di cui l'8% Maori, mostrando un incremento del 20,7% rispetto a un decennio addietro. L'aumento è stato assorbito per l'80% dall'Isola del Nord - generando un vero e proprio fenomeno di conurbazione attorno ad Auckland, che conta circa 800.000 ab. - e solo per il 20% si è localizzato nell'Isola del Sud, con particolare evidenza attorno a Christchurch, la cui area abbraccia ormai 327.000 abitanti. Un'altra conurbazione in rapida ascesa è quella della capitale, Wellington, dove si raccolgono 355.000 persone. Nel complesso l'81,5% della popolazione totale è stata classificata come urbana.
Economia. - Nel 1969, dopo che il crollo dei prezzi della lana aveva determinato un'acuta crisi economica, la National Development Conference fissò un piano di sviluppo a lungo termine, tra i cui obiettivi figura un incremento medio annuo del 4,5% per la produzione lorda nazionale e del 6,6% per le esportazioni. I risultati di tale piano appaiono già evidenti. Per quanto riguarda il settore primario, che occupa il 12% della popolazione attiva, si registra un aumento di oltre 300.000 ha di arativo tra il 1960 e il 1972 (dal 2% al 3,1% della superficie territoriale), mentre sostanzialmente immutata resta l'estensione dei prati e pascoli naturali (48,7%). Il frumento è restato su posizioni pressoché immutate (59.000 ha e 2.030.000 q nel 1975), mentre l'orzo ha quadruplicato sia la superficie che la produzione (119.000 ha e 3.340.000 q) e il mais ha fatto progressi di gran lunga maggiori (25.000 ha e 2.050.000 q); minore dinamismo mostrano gli altri cereali, tra cui tuttavia si distingue la patata (9000 ha e 2.380.000 q). In netta espansione sono anche le colture ortofrutticole (pomodori, peri, meli), presenti soprattutto nelle regioni di Auckland, Hastings, Nelson e Otago. Al contrario dei cereali, insufficienti ai bisogni interni, essi sono in grado di fornire all'esportazione discreti quantitativi. L'agricoltura, tuttavia, appare ancora sacrificata alle esigenze dell'allevamento (55,5 milioni di ovini, 9,7 milioni di bovini, 500.000 suini nel 1975), che resta la base dell'economia neozelandese e con i suoi prodotti e le attività industriali connesse (2 milioni di q di lana lavata, 900.000 q di formaggio, 2,4 milioni di q di burro, carne congelata, pelli) contribuisce per il 75-80% al valore delle esportazioni.
Un certo rilievo ha assunto anche l'utilizzazione del mantello forestale, che nel 1974 ha fornito 8,7 milioni di m3 di legname, 2,1 milioni di m3 di legname segato, 465.000 t di pasta meccanica e 465.000 t di pasta chimica, mentre scarsa attenzione è rivolta alla pesca, nonostante l'aumento del pesce catturato (69.000 t), che, per la larga disponibilità di proteine animali a buon mercato, occupa una posizione secondaria ai fini alimentari della popolazione locale.
Per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo, è in forte declino la produzione di carbone (395.000 t nel 1974), della lignite (2,2 milioni di t), dell'oro (147 kg) e dell'argento; in crescente aumento, invece, quella di bentonite (11.575 t), ferro (1000 t) e, soprattutto, petrolio (156.000 t nel 1973) e gas (303 milioni di m3), di recente scoperta nell'area di Taranaki. Il gas già fornisce alcune città dell'Isola del Nord, tra cui Auckland e Wellington. Nel complesso, però, le risorse energetiche del sottosuolo sono irrilevanti rispetto alla grande ricchezza di risorse idriche, che nell'ultimo decennio hanno consentito di raddoppiare la produzione di energia elettrica (4.449.000 kW installati, di cui 3.590.000 d'origine idrica, e 18.352 mil. di kWh) con l'entrata in funzione di una serie di nuove centrali, per lo più sui fiumi Waitaki e Waikato. Un piano decennale elaborato nel 1968, inoltre, ne prevede l'aumento a 24 miliardi di kWh entro il 1978.
L'attività manifatturiera, basata prevalentemente sulla trasformazione dei prodotti agricoli e dell'allevamento, si va rapidamente potenziando e diversificando. Gli addetti al settore secondario, pari al 47% della popolazione attiva, si ripartiscono per il 28% nell'industria di base, per il 54,4% nell'industria manifatturiera e per il 17,5% nell'industria delle costruzioni. Tra le realizzazioni di maggior rilievo, di data recente, si segnalano gli stabilimenti siderurgici di Otahuhu e Glenbrook, la raffineria di petrolio di Marsden Point (presso Whangarei) e gli stabilimenti per il montaggio di autoveicoli ad Auckland e Christchurch. Tra i rami manifatturieri, inoltre, notevole progresso registra l'industria dell'abbigliamento, i cui opifici superano quelli alimentari, e l'industria di pneumatici.
Il valore delle esportazioni (1800 milioni di dollari neozelandesi nel 1975), come si è detto, proviene per la maggior parte dai prodotti zootecnici, mentre le importazioni (2600 milioni di dollari) sono alimentate per oltre metà da prodotti grezzi, semilavorati e beni strumentali e per il resto da beni di consumo, combustibili e mezzi di trasporto. Principali clienti e fornitori della N. Z. sono Regno Unito, Australia, Giappone, Stati Uniti e Canada.
Bibl.: J. W. e M.A. Rowe, New Zealand, Londra 1967; J. B. Condliffe, The economic outlook for New Zealand, Wellington 1969; P. W. Smalfield, The Grossland revolution in the New Zeland, Londra 1970.
Storia. - La ricerca di un'individuazione internazionale e uno sviluppo economico non privo di difficoltà e crisi caratterizzano la N. Z. negli anni 1960-75. I primi anni Sessanta avevano segnato un notevole incremento della produzione, delle esportazioni e insieme delle importazioni, che testimonia della vitalità dell'economia neozelandese ma anche della sua insufficiente autonomia. Da ciò derivavano le preoccupazioni per la ventilata adesione della Gran Bretagna alla CEE (essendo l'Inghilterra la maggiore partner commerciale di Wellington), la ricerca di nuovi mercati, la diversificazione produttiva, lo sviluppo di nuove industrie, favorito da nuove scoperte nel settore energetico, e la ricerca di un dialogo con la stessa CEE unitamente a una politica attiva nei più importanti consessi finanziari dell'Occidente. La politica estera passa gradualmente da un'attività limitata alla sfera del Commonwealth a un impegno più differenziato nell'area del Sud-Est asiatico: l'impegno nel Vietnam e lo spostamento dall'influenza inglese a quella americana della politica neozelandese sono i fattori più rilevanti. La concorrenza internazionale, l'aumento di costi e salari, la disoccupazione, l'inflazione e la svalutazione sono problemi che affliggono la N. Z. al pari delle nazioni occidentali, malgrado l'aumento delle esportazioni e la dinamica produttiva. Sono necessari accordi diretti con la CEE per poter salvaguardare i propri prodotti, specie dopo l'ingresso di Londra. Quando nel 1972 i laburisti di Kirk subentrano alla leadership del Partito nazionale di Holyoake, profondi mutamenti avvengono sia nella conduzione della politica economica (aumento delle spese statali per le riforme sociali, riduzioni fiscali) sia nella politica estera (riconoscimento della Cina popolare, messa in discussione della validità della SEATO, stretta alleanza con l'Australia di Whitlam). Il deteriorarsi della situazione economica e monetaria porta di nuovo al potere i conservatori del PN con a capo Muldoon, nel 1975.
Bibl.: H. C. Grattan, The Southwest Pacific since 1900. A modern history Australia - New Zealand - The Islands - Antartica, Michigan University, 1963; J. G. Starke, The ANZUS, treaty alliance, Melbourne 1965; W. B. Sutch, The quest for security in New Zealand. 1840-1966, Oxford 1966; T. Reese, Australia, New Zealand and the United States. A survey of international relations 1941-1968, ivi 1969.