Nuovi orizzonti per il matrimonio
In pochi mesi Francia e Gran Bretagna hanno riconosciuto il diritto al matrimonio omosessuale, mentre gli
Stati Uniti fanno passi importanti. Solo l’Italia resta lontana da questi nuovi modelli.
Nel 2013, il matrimonio una questione d’altri tempi? Così si potrebbe pensare guardando ai dati sul numero crescente di coppie che decide di convivere senza sposarsi, di giovani che rinviano le nozze, di figli che nascono fuori dal matrimonio, di matrimoni che finiscono con una separazione o con un divorzio. Eppure chi pensa che nella società contemporanea il matrimonio sia un’istituzione superata si sbaglia. Gli sviluppi recenti, soprattutto il superamento del requisito che i coniugi siano di sesso diverso, potrebbero far pensare non tanto a un suo superamento quanto a un ‘sovvertimento’ interno delle norme che lo regolano.
Il 2013 è l’anno della seconda rivoluzione francese, avvenuta quando l’Assemblea nazionale ha dato il via libera al matrimonio omosessuale e all’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso. È il 23 aprile.
A giugno, dagli Stati Uniti arriva la storica sentenza della Corte suprema che abroga il Defense of Marriage Act: non si tratta ancora di un via libero al matrimonio gay e alla definitiva parità dei diritti per le coppie dello stesso sesso, ma la strada è ormai imboccata.
Il 17 luglio, con il sigillo reale, il Marriage Bill è stato definitivamente approvato, introducendo anche in Gran Bretagna il matrimonio tra persone dello stesso sesso. L’introduzione del matrimonio omosessuale segna una svolta epocale sia nel campo del riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali sia nei modi di concepire la famiglia e, soprattutto, il matrimonio.
La prima forma di riconoscimento dei diritti delle persone dello stesso sesso in materia di famiglia è avvenuta nei paesi scandinavi, attraverso la ‘convivenza registrata’ (o unione civile). Il primo paese in Europa a introdurre l’unione civile è stato la Danimarca nel 1989, seguita dalla Norvegia nel 1993, dalla Svezia nel 1995, dall’Islanda nel 1996, dalla Finlandia nel 2002 e infine dalla Gran Bretagna nel 2006. Il modello scandinavo delle ‘convivenze registrate’ subisce una svolta alla fine del primo decennio del 21° secolo quando inizia a diffondersi tra i paesi occidentali il matrimonio omosessuale. L’Olanda nel 2001 è stato il primo paese al mondo a introdurre il matrimonio civile per gli omosessuali. L’esempio olandese viene seguito nel 2003 dal Belgio e nel 2005 dalla Spagna, entrambi a prevalenza cattolica. Negli anni successivi, in Europa il matrimonio omosessuale è diventato il modello di riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso in quasi tutti i paesi scandinavi (Norvegia e Svezia nel 2009, Islanda nel 2010, mentre resta in preparazione in Finlandia), in Portogallo nel 2010 e in Francia e Gran Bretagna nel 2013. L’introduzione del matrimonio omosessuale modifica anche i modi di fare e intendere la famiglia. In primo luogo, perché riconoscendo le relazioni omosessuali come relazioni di coppia aventi uno statuto familiare si ampliano da un punto di vista giuridico e sociale i modi attraverso i quali si può realizzare la filiazione e la genitorialità. Infatti, la maggior parte dei paesi che ha introdotto il matrimonio omosessuale riconosce anche il diritto all’adozione. Gay e lesbiche possono diventare genitori o può essere loro riconosciuta la filiazione in molti altri modi. Nel caso di un rapporto di coppia eterosessuale si mantiene lo status di genitori a tutti gli effetti, incluso il diritto all’affidamento di figli, anche dopo la fine della coppia e il riconoscimento della propria omosessualità. Una coppia dello stesso sesso può adottare il figlio (biologico o adottivo) del partner, la cosiddetta second-parent adoption.
Le coppie dello stesso sesso possono, inoltre, ricorrere, in alcuni paesi, alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Nell’ampio repertorio storico, sociale e culturale dei modi di ‘fare’ famiglia, l’introduzione del matrimonio omosessuale nel 21° secolo dimostra ancora una volta che non vi è nulla di ‘naturale’ nella famiglia e che questa è un’istituzione eminentemente sociale e perciò variabile nel tempo e nello spazio. Il superamento della distinzione tra figli legittimi e figli illegittimi, l’introduzione dell’adozione, le stesse differenze legislative in Europa sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita evidenziano come siano innanzitutto le norme giuridiche, sociali e religiose a costruire la famiglia e a definire quali rapporti, di genere e di generazione, possono entrare a farne parte e quali no.
Non solo il matrimonio omosessuale, ma anche le convivenze registrate o le unioni civili, sia di coppie eterosessuali sia di coppie omosessuali, sono istituti ancora estranei alla legislazione italiana, che in questo costituisce un’eccezione nel panorama europeo, specie occidentale. Non sono mancate, anche in Italia, proposte di legge, ma non sono mai arrivate al dibattito in aula. Le distanze dall’Europa restano ampie, così come ampie rimangono all’interno del nostro paese le resistenze e le divisioni politiche e culturali sulla possibilità e sull’opportunità di riconoscere sia i diritti alle coppie omosessuali sia i modi ‘diversi’ di fare famiglia.