energia, nuovo paradigma energetico dell'
energìa, nuòvo paradigma energètico dell'. – Negli ultimi dieci anni si è configurata una repentina svolta negli equilibri energetici mondiali. I tre lustri finali del 20° sec. sono stati caratterizzati da un considerevole ottimismo tecnologico e da una relativa abbondanza di offerta, tradottasi in prezzi del petrolio estremamente bassi, sino a toccare un livello minimo alla fine del 1998. Da allora e sino alla metà del 2008, il prezzo del petrolio ha subito un progressivo aumento, moltiplicandosi in termini nominali per un fattore superiore a dieci. Poiché i prezzi delle altre fonti fossili di energia (carbone, gas) sono più o meno ancora direttamente legati a quello del petrolio, la tendenza si è generalizzata. Quello che è stato definito un nuovo paradigma energetico è strettamente legato al mutamento degli equilibri economici mondiali (v. petrolio, ruolo energetico del). Stimolato inizialmente dalla rapidità della crescita nei paesi emergenti dell’Asia (e in minor misura in Russia e in America Latina), l’aumento del prezzo del petrolio ha rafforzato lo spostamento degli equilibri economici, aggiungendo i paesi produttori del Golfo alle aree di rapida crescita e offrendo più solide basi finanziarie allo sviluppo della Russia; contemporaneamente, ha aggravato lo squilibrio di bilancia commerciale degli Stati Uniti, contribuendo a indebolire il dollaro; a sua volta, ciò ha ulteriormente stimolato l’aumento del prezzo del petrolio. D’altronde, il nuovo paradigma energetico è anche parte integrante di uno spostamento delle ragioni di scambio di quasi tutti i prodotti primari. L’aumento dei prezzi relativi non si è limitato al petrolio, ma ha investito anche i metalli, i principali prodotti agricoli e alcuni di quelli intermedi, quali l’acciaio e il cemento. Invertendo una linea di tendenza che era ritenuta secolare, le ragioni di scambio tra i prodotti ad alto contenuto di tecnologia e quelli primari si sono spostate a vantaggio di questi ultimi. La concorrenza industriale e la diffusione delle conoscenze portano ormai a una rapida riduzione dei prezzi dei prodotti a maggiore contenuto tecnologico, facilitandone così la diffusione: a sua volta, la rapida adozione di questi ultimi consente un subitaneo aumento della produttività. In passato, si è ritenuto che il progresso tecnologico avrebbe consentito di ridurre il vincolo della limitatezza delle risorse naturali: l’introduzione di nuovi materiali e/o di nuove tecniche di esplorazione e produzione avrebbe reso le materie prime sempre più abbondanti. Negli anni più recenti, tale ottimismo tecnologico è stato tuttavia incrinato dall’evidenza del fatto che le risorse naturali – tra le quali dobbiamo includere l’ambiente e l’atmosfera – tendono a essere sempre più scarse.
I vincoli dei cambiamenti climatici. – La preoccupazione per l’ambiente e per i cambiamenti climatici egemonizza il dibattito sulla definizione delle politiche dei principali paesi industriali. La questione dell’energia è stata considerata e affrontata principalmente in funzione del pericolo di un rapido aumento della temperatura media del pianeta. In questo senso è emblematica la dichiarazione conclusiva del summit G8 di Hokkaido Toyako (G8 Hokkaido Toyako summit leaders declaration, 2008) dove, nel capitolo Environment and climate change, è stata affermata la necessità dell’obiettivo di una riduzione del 50% entro il 2050 nelle emissioni di CO2. Tale obiettivo, che avrebbe enormi implicazioni per le politiche energetiche, non è stato confermato nella Conferenza sui cambiamenti climatici di Copenaghen nel 2009. Anche a causa della crisi economico-finanziaria sopravveniente, in quell’occasione è stata riaffermata l’urgenza della riduzione delle emissioni, prefigurandone tuttavia la realizzazione senza quantificarne la diminuzione, pur finalizzata a non consentire un aumento di temperatura atmosferica media superiore a 2 °C. Il raggiungimento di tale traguardo può essere conseguito soltanto attraverso il dispiegamento di un insieme di misure e di strumenti convergenti che riguardano gli usi finali, la generazione elettrica e la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Per quanto concerne gli usi finali, si prospettano: una maggiore efficienza nell’uso dei carburanti per i consumi (principalmente nel settore dei trasporti e, in minor misura, nel riscaldamento residenziale); una maggiore efficienza negli utilizzi finali dell’energia elettrica (dalle lampadine agli elettrodomestici al condizionamento); una diversa composizione dei combustibili per utilizzi finali, cioè una riduzione dell’uso di carbone, e/o una sua utilizzazione vincolata a tecnologie a basso impatto ambientale (v. carbone, ruolo energetico del), e di petrolio in favore di gas (v. gas naturale, risorse convenzionali e non convenzionali del) e di carburanti a minore impatto sull’atmosfera (v. biocarburante). Per quel che riguarda invece la generazione elettrica, si ipotizzano: una maggiore efficienza degli impianti; un maggiore ricorso alle fonti rinnovabili (v. energie rinnovabili); un eventuale maggiore ricorso al nucleare (v. rinascimento nucleare, sospensione del). Infine si prevede l’implementazione della cattura e del sequestro del carbonio (v. CCS) nella generazione elettrica e nell’industria di trasformazione energivora.
Nuove implicazioni geopolitiche e ambientali. – La questione energetica, caratteristica dell’inizio del 21° sec., è pertanto strettamente legata al problema ambientale, in particolare al cambiamento climatico, ma anche al tema annoso e complesso del sottosviluppo, la cui fine si profila per la prima volta possibile in molte aree del mondo. Peraltro il panorama energetico internazionale, oltre a subire il condizionamento provocato dalla prolungata fragilità dell'economia mondiale e dal parziale fallimento degli accordi per la limitazione delle emissioni di gas serra (v. protocollo di Kyoto ), risente di sollecitazioni varie, frequenti quanto mai prima: per es., nel 2011, rivolte sociali in Medio Oriente e Nord Africa, tsunami e conseguente catastrofe nucleare di Fukushima (v.), moratorie della coltivazione di alcune fonti fossili non convenzionali (v. shale gas). Nulla sembra certo quanto il cambiamento. Rispondendo a questa linea di massima, la stessa International energy agency (IEA) nel suo World energy outlook del 2011 ha proposto tre scenari per la tendenza della domanda di energia primaria al 2035 (fig.). In una generalizzata previsione di crescita, tali scenari si differenziano in modo significativo in base alle assunzioni che riguardano le politiche energetiche: con riferimento al 2011, politiche e misure invariate rispetto a quelle effettivamente adottate (Current energy scenario, domanda in aumento fino a 18.300 Mtep); politiche esistenti e dichiarate operative (New policy scenario, ritenuto il più verosimile, domanda in aumento fino a 16.950 Mtep); politiche e misure coerenti con il conseguimento del 50% di probabilità di contenere l'aumento di temperatura atmosferica entro i 2°C, ovvero con la stabilizzazione a 450 ppm della concentrazione della CO2 in atmosfera (450 scenario, domanda in aumento fino a 14.850 Mtep).