nuovo (novo; per l'alternanza fra le due forme, cfr. Petrocchi, Introduzione 428)
Le accezioni fondamentali di questo aggettivo sono quelle di " diverso dal precedente "; " inusitato "; " recente ". A questi valori si possono in pratica ricondurre quasi tutte le occorrenze di n. (numerosissime nel D. canonico, con funzione sia attributiva che predicativa; molto scarse nel Fiore; una sola nel Detto), con sfumature varie determinate dai contesti o dalla maggiore o minore icasticità semantica. Talvolta all'un senso si affianca l'altro, sicché è impossibile una divisione netta dei valori; i vari esempi verranno quindi discussi tenendo conto del significato prevalente dell'aggettivo. Si noti poi la varietà dei concetti che n. si presta a esprimere, dai più comuni (chi fa suo legno novo, If XXI 11) ai più elevati, in cui l'aggettivo acquista un valore pregnante.
1. Non sempre l'aggettivo si lega all'idea della ‛ novità ' o ‛ eccezionalità ' di una situazione; in alcuni casi esso equivale semplicemente a " un altro che si aggiunge al precedente ", " ulteriore ", senza necessariamente implicare - o per lo meno senza metterla in risalto - un'idea di diversità dall'oggetto prima indicato: Amore ben può con nuovi spron punger lo fianco (Rime CIII 12); Amore disse: " Io... / recolo [il tuo cuore] a servir novo piacere ", un'altra donna (Vn IX 11 12); perché questo capitolo è alquanto produtto, in capitolo nuovo a la questione è da rispondere, Cv IV XII 20; nuova schiera s'auna, If III 120; io, cui nova sete ancor frugava, Pg XVIII 4; S'io fui del primo dubbio disvestito / ... dentro ad un nuovo più fu' inretito, Pd I 96; Queste sustanze... / non hanno vedere interciso / da novo obietto, XXIX 80.
E così Vn XLI 1, If XV 117, Pg XVII 41, XVIII 141, Pd V 90, X 81, XIV 23 e 71, XXIX 18, Fiore CXCIV 13. E ancora: le ricchezze in loco di bastanza recano nuovo [" ulteriore "] termine, cioè maggiore quantitade a desiderio... E che altro... uccide le cittadi... tanto quanto lo nuovo raunamento d'avere appo alcuno? Lo quale raunamento nuovi desiderii discuopre (Cv IV XII 5 e 9); Pd VIII 47 allegrezza nova che s'accrebbe / ... a l'allegrezze sue; Rime XCI 72 e 74.
Con altro valore in If XIX 85: Clemente V sarà nuovo Iasón, " un secondo " Giasone (cfr. " hic novus Camillus ", Livio XXII XIV 9); Pg XX 91 e If XXVII 85.
Ma talvolta su questo significato sembra prevalere quello di " diverso "; sicché, quando D. dice di vedere nova pieta, / novo tormento e novi frustatori (If XVIII 22 e 23, per cui cfr. anche VI 4 novi tormenti e novi tormentati), quando afferma Di nova pena mi conven far versi (XX 1), intende riferirsi anche alla diversità degli spettacoli che gli si presentano (e si aggiunga Fiore CXXXIX 10).
Tale diversità rispetto ai precedenti ha in certi casi particolare rilievo, talora affiancandosi al significato di " recente " (per cui cfr. 4). Dagli esempi più banali - alla piova che tormenta i golosi regola e qualità mai non... è nova, If VI 9 - si passa a quelli in cui l'aggettivo assume più forte risalto: preso dal timore e dal dubbio, D. si paragona a quei che disvuol ciò che volle / e per novi pensier cangia proposta (II 38); me pareo avere lo cuore sì lieto, che me non parea che fosse lo mio cuore, per la sua nuova condizione (Vn XXIV 2; e cfr. XXXVIII 1); questi è uno spiritel novo d'amore, per la Donna gentile: n. " in quanto l'amore era stato fino ad allora tutto per Beatrice " (Barbi-Maggini, a Vn XXXVIII 10 10; lo stesso riferimento in Cv II VI 7); il commento alle canzoni del Convivio, in volgare, sarà luce nuova, sole nuovo, lo quale surgerà là dove l'usato tramonterà (Cv I XIII 12; " Sono immagini bibliche ", osservano Busnelli-Vandelli, rimandando a Esth. 8, 16 " nova lux "; Matt. 4, 16; Is. 9, 2; Luc. 1, 79; ecc.); fino ad arrivare alla sua più solenne espressione nel puntuale ed esplicito richiamo virgiliano: Secol si rinova / ... e progenïe scende da ciel nova (Pg XXII 72). Si vedano i versi della quarta egloga (" redeunt Saturnia regna, / iam nova progenies caelo demittitur alto ", vv. 6-7), che, " col presagio della nascita di un fanciullo che avrebbe rinnovato il mondo (Salonino, figlio di Asinio Pollione, o, secondo altri, il nascituro da Livia Drusilla, moglie di Augusto), furono sino dai primi tempi del cristianesimo interpretati come un annunzio della nascita del Redentore... [tale interpretazione] dètte origine a leggende religiose di conversione alla fede cristiana prodotte, come quella di Stazio, dalla lettura dei famosi versi virgiliani; cfr. D. Comparetti, Virgilio nel medioevo... I p. 133 sgg. " (Casini-Barbi). D. allude dunque a Cristo: ‛ progenie ' non solo " diversa " dalla precedente, ma anche " straordinaria ", " eccezionale " (cfr. 3). Si vedano ancora Vn XIV 11 3 (" diverso da prima " e " strano " nello stesso tempo), Cv II VII 10 nuova sembianza, e IV II 3, III XII 3, IV XIII 2, If XXV 119, Pg 147, Pd XI 124.
Particolarmente interessante il costrutto - qui nella sua unica attestazione - di If XXIII 71 noi eravam nuovi / di compagnia ad ogne mover d'anca, in quanto gl'ipocriti procedevano così lentamente, che D. e Virgilio, affiancandoli nel cammino, " ad omnem mutationem passus inveniebant novam societatem " (Benvenuto); e cfr. anche Cv IV XI 13 nuova mercatantia è questa de l'altre, " diversa da l'altre. È uno dei tanti casi 'di de in luogo di da " (Busnelli-Vandelli).
2. N. è definito anche ciò che è " sconosciuto ", " mai visto o sentito ", come le bellezze della pargoletta, che sono al mondo nove, / però che di là su [dal cielo] mi son venute (Rime LXXXVII 13); Vn XLI 10 3 (e cfr. § 8) intelligenza nova [" perché la mente di Dante fino ad allora non aveva avuto tale potenza ", Barbi-Maggini], che l'Amore / ... mette in lui [il cuore], pur su lo tira; il commento in volgare potrà altissimi e novissimi concetti... manifestare (Cv I X 12; è uno dei pochi casi di superlativo); de le nuove cose lo fine non è certo; acciò che la esperienza non è mai avuta onde le cose usate... sono... commisurate. Però si mosse la Ragione a comandare che l'uomo avesse... riguardo ad entrare nel nuovo cammino, dicendo che ‛ ne lo statuire le nuove cose... ', ecc. (X 2 e 3; cfr. anche II VI 6 [due volte] e IV XII 15, dove si parla dell'anima che nel nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra); Non è nuova a li orecchi miei tal arra, If XV 94; la tracotanza dei demoni non è nova; / ché già l'usaro a men segreta porta, VIII 124; dalla nova terra, l'isola del Purgatorio, si scatena il turbo che travolge la nave di Ulisse (XXVI 137); la nova belva, il " mostro mai più veduto " (Casini-Barbi) in cui si trasforma il carro della Chiesa (Pg XXXII 160); e ancora If XIV 7, Pg II 54 e XIII 17, Pd IX 22. Con lo stesso valore nella bella definizione di Dio, che è colui che mai non vide cosa nova (Pg X 94), " vedendo Egli ab aeterno simultaneamente tutte le cose passate, presenti, future " (Scartazzini-Vandelli).
3. Più esattamente come " insolito ", " eccezionale ", in Vn XXIII 18 13 Allor lassai la nuova [" strana ", Sapegno] fantasia, e in Rime LXXXIII 109 (la leggiadria 'n donar vita è tosta / co' bei sembianti e co' begli atti novi, " originali " [Contini]). Così è anche in parecchi luoghi dell'Inferno, dove l'imprevedibilità delle situazioni porta a un uso frequente dell'aggettivo in tal senso, sicché talvolta è Virgilio a prevenire il discepolo: se cosa n'apparisce nova, / non de' addur maraviglia al tuo volto (XIV 128); ed è ancora Virgilio a definire officio novo (XII 89) l'incarico ‛ commessogli ' da Beatrice di guidare nell'oltretomba D., che con il novo carco (v. 30) del suo corpo vivo (carco " non usato in questa via, ma solo usatoci carico di spiriti, ch'è di neuno peso ", Ottimo) fa muovere le pietre dello scarco all'ingresso del settimo cerchio e costituisce una nova soma per le spalle di Gerione (XVII 99: " La nuova soma presuppone che Gerione portasse l'anime dannate giù ne' cerchi de' frodolenti ", Castelvetro; cfr. anche VII 20, XVI 116 [e si veda novità, al verso precedente], XXII 118 [il nuovo ludo, la schermaglia fra Ciampolo e i demoni]); con diverso riferimento, ma sempre come " insolito ", " strano ", in Pd XVI 77.
Accentuandosi, in altre situazioni, questo carattere di eccezionalità, n. viene a significare " straordinario ".
Il caso limite è rappresentato forse da Pd XXXIII 136, dove la vista nova è la " visione straordinaria " (Scartazzini-Vandelli) dell'effige umana pinta nei tre cerchi luminosi; ma si vedano anche, con valore più o meno accentuato, le nove radici del legno in cui è racchiusa l'anima di Pier della Vigna (If XIII 73: " singolari ", " strane ", intendono molti commentatori moderni - Scartazzini-Vandelli, Torraca, Rossi, Chimenz, ecc.; " nuovo è ancora per lui il fatto che la cosa più cara... e più necessaria alla sua esistenza... non siano che semplici radici ", Bosco [D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 267-268] -; ma il Buti aveva scritto: " e dice nuove, perché di poco era morto ", e così intende il Tommaseo. Cfr. anche il Parodi [Lingua 360]: " difficile è... precisare il senso di nuove, ma che possa valere ‛ singolari ' non credo; ‛ nuove ' forse in quanto la ‛ vermena ' s'era fatta da non molto una ‛ pianta silvestra '? Direi piuttosto che vi baleni un pensiero da esprimere più largamente così: ‛ per le radici di quest'albero che è la mia terribile vita nuova "). Si aggiunga il giusto giudicio che D. invoca sul sangue di Alberto d'Asburgo, auspicandolo novo e aperto [" straordinario e di evidente significato ", Chimenz], / tal che 'l tuo successor temenza n'aggia (Pg VI 101), e il fatto stupefacente che un vivo si aggiri fra i penitenti del Purgatorio (XIII 145). E si vedano anche alcuni passi della Vita Nuova e delle Rime, in cui viene messa in luce l'eccezionalità di quanto si riferisce alla donna amata: Quel ch'ella par quando un poco sorride, / non si pò dicer né tenere a mente, / si è novo miracolo e gentile (Vn XXI 4 14), tanto che, com'è detto nella prosa esplicativa, la memoria non puote ritenere... sua operazione (§ 8; cfr. anche XV 1 [per cui cfr. XIV 7 ss.], XVIII 3 [al superlativo] e XIX 11 46); è uno " straordinario travaglio " (Barbi-Maggini) la passion che la mia persona pargola sostenne quando costei nel mondo venne (Rime LXVII 61, con riferimento a Beatrice: cfr. Barbi-Maggini, Rime 244 ss., e la nota al v. 57); anche in Rime CIV 98 Canzone... / fatti di color novi (" Di aspetto allettante ", Contini [Letteratura italiana delle origini, Firenze 1970, 352]), Barbi-Maggini dicono che " novi sarà da intendere per ‛ straordinari ', ‛ non comuni ', e quindi ‛ vividi ', ‛ luminosi ' ", come segno di gioia; e analogamente in Rime LVII 16. Si veda ancora LXV 4, e Cv II Voi che 'ntendendo 3 udite il ragionar ch'è nel mio core, / ch'io nol so dire altrui, sì mi par novo (" ineffabile ", Tommaseo, Dizionario), ripreso in VI 3.
4. Appartengono a un altro ambito semantico i passi in cui il valore di n. può ricondursi più decisamente a quello di " recente ", variamente differenziandosi nei diversi contesti. Per esempio, l'espressione gente nuova, " venuta da poco ", ha un evidente valore spregiativo là dove designa i " rustici " che " venerunt ad habitandum Florentiam " (Benvenuto), tanto più che nell'aggettivo è implicito anche il senso di persone " senza antenati " (Contini, cit., p. 592) che con i sùbiti guadagni / orgoglio e dismisura han generata (If XVI 73; a gente di tal fatta allude la nova fellonia di Pd XVI 95; e cfr. anche il v. 135); ma tale senso spregiativo è del tutto assente nei due luoghi del Purgatorio (II 58 e XXVI 40) in cui nova gente indica, rispettivamente, le anime appena sbarcate nell'isola del Purgatorio, e quelle di un secondo gruppo di lussuriosi che sopraggiungono a un'altra schiera di ombre con cui D. sta parlando. Analogamente per Pd XII 28, Pg XXVIII 76 e If IV 52 Io [Virgilio] era nuovo in questo stato, ero appena giunto nel Limbo. Ancora: il novo peregrin (Pg VIII 4) è quello che " ha pur ora intrapreso il peregrinaggio " (Torraca e altri; ma il Cesari: " cioè, che per la prima volta uscì di patria "; il Pagliaro: " non abituato, non indurito alla lontananza dei viaggi ": cfr. Ulisse 775-776); e i nuovi predicanti (XXII 80) sono i " banditori della nuova religione " (Chimenz), anch'essi, dunque, " venuti da poco ".
Anche detto di cose: ciò che sanza mezzo piove dalla bontà divina non soggiace / a la virtute de le cose nove, " cioè alle influenzie dei cieli e delle seconde cagioni, che si chiamano cose nuove per rispetto di Dio, che è innanzi a tutte le cose per proprietà di sua natura " (Buti: cfr. Pd VII 72); Pg XXV 72 lo motor primo... spira / spirito novo [" nuovamente creato, non preesistente ", Casini-Barbi], di vertù repleto; II 106 e XX 57; Cv II II 3 (il nuovo amore è quello per la Donna gentile, più " recente " rispetto all'amore per Beatrice) e 5, VII 11 e 12, IX 1 e 8, X 1 (per la contrapposizione ad ‛ antico ', v. oltre). Altri riferimenti in If IX 3 [Virgilio] dentro il suo novo [colore] ristrinse, cioè quel colore " nuovamente venuto per la turbazion presa " (Boccaccio; così Ottimo, Benvenuto e altri; ma si può anche intendere, con il Chimenz, " insolito "); Pg XXXII 87 la fronda / nova (v. le novelle fronde di Pd XII 47), quella appena spuntata, di cui si era ‛ innovata ' la pianta, / che prima avea le ramora si sole (vv. 59-60; lo stesso riferimento al v. 114); XIX 39 andavam col sol novo [appena sorto] a le reni, e XXVIII 3 la divina foresta... / a li occhi temperava il novo giorno, il sole appena spuntato (invece in VII 69 il novo giorno è quello che deve ancora venire, " l'indomani "). E anche, ma un po' diverso: io attesi... s'io udissi / alcuna cosa nel novo girone, quello in cui eravamo appena giunti (Pg XVII 80).
Il superlativo, nel senso di " ultimo " (comune al latino, come d'altronde gli altri valori già considerati), e nel particolare significato scritturale relativo al giorno del Giudizio, ricorre in Pg XXX 13, che presenta l'immagine dei beati risorgenti al novissimo bando, cioè " all'ultima richiesta nel gran dì del giudizio " (Daniello). La chiosa del Buti (" all'ultimo suono de le trombe ") riporta, forse involontariamente, alla matrice scritturale: " In momento, in ictu oculi, in novissima tuba; canet enim tuba, et mortui resurgent incorrupti " (I Corinth. 15, 52); cfr. anche lob 19, 25 " in novissimo die de terra surrecturus sum "; Ioann. 11, 24; ecc.
Ancora detto di persona, forse con riferimento all'età, in due luoghi di controversa interpretazione: Rime LXXXVII 1 I' mi son pargoletta bella e nova (Contini: " intenderemmo ‛ giovane '... piuttosto che nel senso del v. 13, come vuole qualcuno [Ciafardini, Maggini], e piuttosto che ‛ un'altra ', come altri intese [Zingarelli] "; ma Barbi-Pernicone: " non mai vista, e quindi da far meraviglia "), e CI 7 questa nova donna / si sta gelata come neve a l'ombra: " strana, diversa dalle altre donne. Questo è il senso che ci pare richiesto dal contesto, ma non si può escludere del tutto che significhi ‛ di giovane età ' " (Barbi-Pernicone: cfr. la nota ad l.; il Contini [op. cit., p. 343] intende " Mai vista ", il Pazzaglia " giovane "). Cfr. inoltre If XXVII 46 'l [mastino] nuovo da Verrucchio, Malatestino, " giovane " rispetto al padre, 'l mastin vecchio (per analoghe contrapposizioni, v. oltre). Anche la vita nova (Pg XXX 115) è l'età " giovanile " di Dante.
" Nato da poco " e quindi " inesperto " è il novo augelletto di Pg XXXI 61.
Sta a sé il passo di Cv IV V 19, in cui l'espressione uno nuovo cittadino di picciola condizione, cioè Tullio, si rifà all'homo novus latino: Cicerone " primo della sua famiglia plebea sostenne una magistratura curule, nobilitandosi " (Busnelli-Vandelli). Il concetto è in certo senso affine a quello espresso da gente nuova (If XVI 73: v. sopra), ma con tutt'altra intonazione.
N. può valere anche " mai usato ", o implicare comunque un'idea di rinnovamento: Detto 437 Nove scarpette e calze / convien che tuttor calze; Rime LXXII 9 vidi Amore, che venia / vestito di novo d'un drappo nero, " A lutto. Vestirsi di nuovo, ‛ con abito mai messo prima ', si ritrova in Giovanni Villani e altri antichi ", nota il Contini (e v. Barbi-Maggini, ad l.); If XXI 11 chi fa suo legno novo e chi ristoppa / le coste a quel che più vïaggi fece (" E fannose eziamdeo li navili novi in quel logo ", Lana).
In Cv IV XXVII 18 esso [Eaco] fu partitore a nuovo popolo e distributore de la terra diserta sua (da ricondurre alla dichiarata fonte ovidiana " populisque recentibus urbem / partior et vacuos priscis cultoribus agros ", Met. VII 652-653), n. vale " rinnovato ", dopo la pestilenza di corrompimento d'acre che aveva distrutto quella gente (§ 17); e " rinnovare ", in senso astratto, significa anche il sintagma ‛ far n. ' di Rime LXVIII 17 Quel dolce nome... / mi farà nuovo ogni dolor ch'io sento.
A questi esempi può aggiungersi quello di If XV 19, indicando la nuova luna il " novilunio ", ossia la fase in cui la luna ‛ si rinnova '. A luna l'aggettivo è riferito anche in un passo del Convivio (II III 6) che presenta qualche difficoltà: Aristotile... vide con li occhi (secondo che dice nel secondo De Coelo et Mundo [cfr. lect. XVII]) la luna, essendo nuova, entrare sotto a Marte. Nel passo di Aristotele si parla di luna ‛ dichotoma ', che tale si definisce " quando superficies eius, quae est versus nos, in duas partes dividitur, ita quod media pars eius est obscura, media clara " (Tomm. Comm. Coel. et Mund. II lect. XVI), vale a dire " quand'è in quadratura, verso la fine del primo quarto... Il Moore, che nella prima edizione del Convivio... aveva al nuova dei mss. sostituito mezza... ritornò poi al nuova... Il Todeschini... e il Witte attribuirono a nuova il senso popolare di luna giovane... " (Busnelli-Vandelli; cfr. tutta la nota ad l.).
Cfr. ancora Cv II XIV 10 lo movimento ne lo quale [il cielo ottavo] ogni die si rivolve, e fa nova circulazione di punto a punto, " rinnovandosi e compiendosi ogni dì tutto quanto " (Busnelli-Vandelli).
Oltre ai luoghi, già considerati, di If XXVII 46, Cv II IX 1 e X 1, si vedano questi altri casi in cui n. è contrapposto ad ‛ antico ' e simili: Pg XVI 122 Ben v'èn tre vecchi ancora in cui rampogna / l'antica età la nova, nell'accorata requisitoria di Marco Lombardo che nel passaggio dalla precedente all'attuale generazione ha visto scomparire valore e cortesia (v. 116); l'antico e il novo concilio indica i beati del Vecchio e del Nuovo Testamento (‛ veterani et tyrones ' li definisce Benvenuto), accomunati nell'Empireo nel ‛ triunfo ' di s. Pietro (Pd XXVII 138); le vecchie e... le nuove cuoia (" çoè carte, imperçò che le membrane se fanno de coio d'animai ", Lana) sono i libri delle Scritture (XXIV 93; cfr. anche V 76 e XXV 88). In Cv II XIII 12 si allude alla Logica aristotelica, in XIV 7 alle due ‛ translazioni ' del De Meteoris.
Un'antitesi di diverso genere, anche perché implicita, si ha in Vn XXXI 15 61 la mia donna andò nel secol novo, che " in contrapposizione a ‛ questo secolo ', al mondo terreno, è la vita eterna " (Barbi-Maggini: cfr. infatti Vn XXIII 6 la tua... donna è partita di questo secolo).
5. Nell'ambito del linguaggio letterario, n. allude alla ‛ novità ' del dolce stile, al " nuovo modo di poetare " di D. e degli altri stilnovisti. Nel Purgatorio, D. si fa definire da Bonagiunta colui che fore / trasse le nove rime, cominciando / ‛ Donne ch'avete intelletto d'amore ' (Pg XXIV 50), " rime diverse non solo da quelle della scuola siciliana provenzaleggiante... e della scuola dottrinale teorizzante sopra l'amore (la scuola di Guittone d'Arezzo e più e meglio del bolognese Guido Guinizelli), ma dalle anteriori a lui stesso; rime con che si fa innanzi lo stil novo " (Scartazzini-Vandelli).
Secondo altri, e in particolare il Bosco, " Dante con quella canzone non dà inizio né allo Stil novo in genere né al suo proprio nuovo stile... perché la priorità cronologica e spirituale dello Stil novo è data da Dante stesso al Guinizelli... [e perché] dovremmo pensare che Dante intendesse escludere dal nuovo stile tutte le sue composizioni anteriori alla canzone, e anche quelle che .la precedono nella stessa Vita nuova. Donne ch'avete non può essere dunque un inizio del nuovo stile, ma solo un esempio caratteristico di esso... " (p. 45. Per altri, invece, le nove rime sono quelle della ‛ loda ' [v.]). L'aggettivo ritorna inoltre, come parte integrante, nella formula, divenuta poi celebre, che D. mette ancorà in bocca a Bonagiunta, dolce stil novo (Pg XXIV 57; per il valore da attribuire a n. in questi passi, cfr. la voce Stil Nuovo). In tale contesto va inserito anche il passo di Vn XVII 1 e 2 credendomi tacere... però che mi parca di me assai avere manifestato... a me convenne ripigliare matera nuova e più nobile che la passata [" originale, diversa nel contenuto da quella degli altri rimatori suoi amici ", Sapegno]. .E però che la cagione de la nuova matera è dilettevole a udire, la dicerò (nel capitolo successivo D. afferma il proposito di prendere per matera de lo mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima, XVIII 9; v. anche il Bosco, pp. 47 ss.; il Singleton [Saggio sulla ‛ Vita Nuova ', Bologna 1968, 115-116] vede in Tanto gentile [Vn XXVI 5 ss.] una delle liriche che meglio rappresentano la nova matera. Cfr. ancora Vn XXX 1).
Qui andrà considerato anche l'aggettivo che, insieme con Vita, di cui è attributo, costituisce il titolo del ‛ libello ' dantesco, ricordato tre volte nel Convivio (I I 16, II II 1 e XII 4): " La ‛ novità ' del periodo di vita, che in queste pagine si descrive, consiste nell'amore che l'ha illuminato, e come rinnovato. Altri... spiega vita nova come ‛ vita giovanile ', oppure ‛ adolescenza '... " (Sapegno, nel commento a Vn I In quella parte del libro de la mia memoria... si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova). Si tenga presente anche quanto scrive il Singleton (pp. 102-103): " Nel lungo conflitto tra le due concezioni - trovadorica e cristiana - dell'amore, la Vita Nuova ha un contesto pubblico che conferisce uno speciale significato... al disegno della sua azione. Tale azione inizia in chiave di amore trovadorico, ma molto prima della sua conclusione... perviene all'altra specie di amore. Quindi, solo considerando la Vita Nuova contro lo sfondo di una tradizione in cui il ripudio era l'unico modo trovato dal poeta d'amore profano per volgere le spalle alla donna e... abbracciare l'amore cristiano, possiamo scorgere l'unicità della soluzione portata da Dante al problema... ". E più oltre (p. 161) ricorda un passo di s. Paolo: " ...Si qua ergo in Christo nova creatura, vetera transierunt: ecce facta sunt omnia nova " (II Corinth. 5, 17). Il ‛ rinnovamento ' si estende dunque dal campo propriamente amoroso a quello religioso. Si veda anche D. De Robertis, Il libro della " Vita Nuova " (Firenze 1961), 5 ss. L'interpretazione di n. come " giovanile " è respinta, in quanto superata, anche dal Mattalia; non andrà peraltro trascurato l'inevitabile richiamo al passo già citato del Purgatorio (questi fu tal ne la sua vita nova / ... ch'ogne abito destro / fatto averebbe in lui mirabil prova, XXX 115), che anche il Sapegno ricorda come elemento addotto da quanti sostengono questa tesi. E si veda del resto il Contini: " Sembra proprio che il verso [Pg XXX 115]... alluda intenzionalmente al titolo del ‛ libello ', consegnando in tal caso un'informazione perentoria circa il suo significato, non certo evidente e di fatto controverso: vita nova ivi è la giovinezza, nel senso nostro... " (op. cit., pp. 305-306).
6. La locuzione ‛ di n. ' ha " il normale senso che aveva in antico di ‛ primieramente, per la prima volta ' e simili " (Scartazzini-Vandelli), in Pg XVIII 27 quel piegare [dell'animo verso l'apprensiva] è amor, quell'è natura / che per piacer di novo in voi si lega; e così in XXII 116 Tacevansi ambedue già li poeti, / di novo attenti a riguardar dintorno, " incominciando a guardare ". Il pensiero, che di nuovo apparisce (Cv II VII 10) è quello che sopravviene al pensiero precedente; quindi il più recente, che si presenta ex novo (così il Contini interpreta la locuzione in un passo del Boccaccio [dalla Vita di Dante]: " coloro li quali... o leggendo quello che gli passati hanno scritto, o scrivendo di nuovo ciò che loro pare... "; cfr. op. cit., p. 806); analogamente in IV XV 3 Se nobilitade non si genera di nuovo..., " cioè in quanto nella successione delle nuove generazioni lo stato di viltà o di nobiltà è immutabile " (Busnelli-Vandelli). Significa " di recente ", in Fiore LXXXII 4 quel castel si' abbattuto, / che Gelosia di nuovo ha già fondato. V. anche NOVELLO.