nutrice (notrice; plur. nutrice)
La parola è usata da D. sia nel significato puro e semplice di " balia " (Pd XII 77, Cv IV XXV 8; così anche nutrix, VE I I 2), sia in riferimento alle Muse, che danno il latte ai poeti, cioè li educano alla poesia: in Pg XXII 105 Virgilio dice a Stazio che egli, nel Limbo, è in compagnia di altri poeti e di Omero che le Muse lattai più ch'altri mai, e che tra loro parlano spesso del Parnaso che sempre ha le nutrice nostre seco. In relazione a questo specifico significato, la parola è correlata a ‛ mamma ': il nascere alla poesia e l'educazione in essa. Lo stesso Stazio (Pg XXI 98) dice che l'Eneide mamma / fummi, e fummi nutrice, poetando. Tale correlazione, comune già in greco, era tradizionale: per es., Agostino dice che Atene fu " mater aut nutrix liberalium doctrinarum et tot tantorumque philosophorum " (Civ. XVIII 9; e cfr. Isid. Etym. XIV IV 10). Brunetto Latini (Tresor, ediz. Carmody, II 108) afferma che la corte " est mere et norrice " delle cattive opere. La parola ritorna anche in Rime dubbie XXVIII 2 e, nella forma notrice, in Rime XCV 8.
Bibl.-Per la forma del plurale, v. Parodi, Lingua 249, e Petrocchi, ad locum.