nutrire (nodrire)
Il verbo è usato nella Commedia, nel Convivio e nel Fiore. La forma ‛ nodrire ' è l'unica accolta per la Commedia, per le Rime e per il Fiore; nel Convivio si ha sempre ‛ nutrire ' (v. Petrocchi, Introduzione 446; Pg XVII 131).
A differenza del suo sinonimo ‛ cibare ', sempre usato in senso estensivo o metaforico, compare con il valore proprio in Pg XXII 152 Mele e locuste furon le vivande / che nodriro il Batista nel diserto, libera contaminazione di Marc. 1, 6 (" locustas et mel silvestre edebat ") con Matt. 3, 4; cfr. anche Cv III XV 4; Pg XXV 21 (in entrambi i casi l'infinito nutrire [nodrir nel poema] ha funzione di riflessivo, e vale quindi " cibarsi ", " alimentarsi "); in Fiore CXXV 10 il participio nodriti è usato come aggettivo.
Di scarso peso (cfr. Petrocchi, ad l.) è la variante là 've 'l nutrir s'appiglia in luogo di là 've 'l minor s'appiglia, in Pg VII 15, tràdita dal Vat. lat. 3199 all'Aldina e causa di varia corruttela.
Con allusione a un alimento ideale, in Fiore XXXIV 10 e' di speranza mi dovea nodrire.
È il verbo tipico di chi alleva ed educa, coincidendo così, nel traslato, con l'analogo uso metaforico attestato anche per ‛ nutrice ' e per ‛ nutrimento ': If XII 71 il gran Chiròn, il qual nodrì Achille; e così pure in Cv I I 4, III 4, con costrutto passivo. Lo stesso senso figurato ha il verbo negli unici due passi delle opere latine in cui è usato: Quaestio 3 cum in amore veritatis a pueritia mea continue sim nutritus, e 71. Nello stesso significato in Fiore CLV 6 sì son messa qui per te nodrire.