nuvola (nuvolo)
Le forme di genere maschile e femminile si alternano, e l'una o l'altra sarà stata prescelta talvolta forse per ragioni di metrica. La forma femminile compare, in senso proprio, in Pg XIV 135 fuggì come tuon che si dilegua, / se sùbito la nuvola scoscende, " squarcia " (lo stesso fenomeno atmosferico è descritto anche in Pd XXIII 99 nube che squarciata tona), e XXI 49 nuvole spesse non paion né rade.
Anche in Pg V 39 Vapori accesi non vid'io sì tosto / ... mai fender sereno, / né, sol calando, nuvole d'agosto, il senso proprio del termine è chiaro. Incerte, invece, fin dai primi commentatori, l'interpretazione sintattica e l'interpunzione dell'intero passo; in particolare, si è discusso, e si discute tuttora, se nuvole sia, rispetto a fender, soggetto (sereno verrebbe a essere l'oggetto ellittico), ovvero oggetto: nel qual secondo caso, il soggetto sarebbe, come ipotizza il Chimenz, sol calando (non posto fra virgole), oppure, secondo l'interpretazione della maggior parte dei moderni, vapori accesi, inteso, in relazione alla frase dei vv. 37-38, nel senso di " stelle cadenti " e, rispetto a quella del v. 39, come " lampi ". Per l'intera questione, cfr. Petrocchi, ad locum.
Figurato in Pg XXX 28 una nuvola di fiori, di fiori gettati dagli angeli (cfr. v. 20), entro cui Beatrice si mostra a D. nel Paradiso terrestre: come notano, in genere, i commentatori, l'immagine della n. corrisponde a quella dei vapori (v. 26) velanti il sole, introdotta ai vv. 25-27, come termine di raffronto con l'apparizione di Beatrice dentro la nube di fiori, che ne rende tollerabile la visione a Dante.
Il diminutivo nuvoletta si registra in If XXVI 39 come nuvoletta, termine di raffronto con la fiamma (v. 38) entro cui scompare, agli occhi di Eliseo, il carro di Elia (cfr. IV Reg. 2, 11-12), e in Vn XXIII 25 60 vedea... / li angeli che tornavan suso in cielo, / e una nuvoletta avean davanti, cioè l'anima di Beatrice (cfr. XXIII 7 una nebuletta bianchissima).
Per la variante tardiva ed erronea Deh nuvoletta che in ombra d'Amore, di Rime LVIII; cfr. la voce DEH, VIOLETTA, CHE IN OMBRA D'AMORE.
La forma maschile è usata nel senso proprio, in Cv IV XVIII 4 se lo freddo è generativo de l'acqua, e noi vedemo li nuvoli [generare acqua... lo freddo è generativo de li nuvoli]; If XXXI 137 Qual pare a riguardar la Carisenda / sotto 'l chinato, quando un nuvol vada / sovr'essa sì, ched ella incontro penda: tal... / Pg XVI 3 di nuvol tenebrata, detto della notte. In contesto metaforico: If XXIV 146 Tragge Marte vapor di Val di Magra / ch'è di torbidi nuvoli involuto, " tempestose nuvole ", cioè, fuori metafora, impetuose schiere di combattenti (allusione, nella profezia di Vanni Fucci, ai Bianchi pistoiesi). Ancora in Pg XXIV 122 i maladetti / nei nuvoli formati, i centauri, nati da Issione e da una nuvola (Nefele), cui Giove aveva conferito le sembianze di Giunone. In Detto 244 quando [la donna] la boce lieva, / ogne nuvol si lieva / e l'aria riman chiara, il sostantivo, in senso proprio, è in un contesto metaforico.