NYON
(XXV, p. 88).
Conferenza e accordo di nyon. - In seguito ad aggressioni aeree e sottomarine verificatesi - in connessione con la guerra civile in Spagna - nel Mediterraneo, nell'agosto e ai primi di settembre del 1937, contro navi mercantili battenti bandiera inglese, i governi inglese e francese diramarono, il 6 settembre, un invito per una conferenza che avrebbe dovuto studiare e proporre i mezzi per reprimere tali aggressioni e porre fine, come si disse allora, alla pirateria, e che avrebbe dovuto riunirsi a Nyon, presso Ginevra, il 10 settembre. Furono invitati i governi d'Italia, Grecia, Iugoslavia, Turchia, Egitto, Albania, Bulgaria, Romania, U.R.S.S.
Il governo italiano, che il 6 settembre era stato ufficialmente accusato dal governo della U.R.S.S. di esser responsabile per il siluramento di due navi russe (nota dell'incaricato di affari russo a Roma, a cui il ministro degli Esteri italiano rispose respingendo e la responsabilità e le richieste di risarcimento russo), osservò che di fronte a quest'ultimo fatto era costretto a rinviare ogni decisione, sino a che l'incidente creato dalla U.R.S.S. non fosse stato soddisfacentemente regolato; e propose che la questione venisse dibattuta nel Comitato di non intervento di Londra, sede più adatta e preferibile ad una nuova conferenza. Analoga risposta fece il governo tedesco.
La conferenza si riunì quindi senza la partecipazione dell'Italia, della Germania e dell'Albania; essa concluse i suoi lavori il 13 settembre con un accordo, firmato il giorno appresso.
L'accordo stabiliva essenzialmente che ogni sommergibile che attaccasse una nave di commercio, non appartenente ad alcuna delle parti in lotta in Spagna, o venisse trovato in vicinanza del punto dove una nave fosse stata attaccata e date le circostanze potesse fondatamente essere ritenuto autore dell'attacco, doveva essere contrattaccato e se possibile distrutto; e per assicurare l'esecuzione di queste decisioni, si suddivideva il Mediterraneo in zone affidate alla sorveglianza delle flotte dei varî paesi (in alto mare, ovunque, alla flotta fiancese e a quella inglese, nelle acque territoriali del Mediterraneo orientale ai governi interessati. La sorveglianza nel Tirreno veniva riservata all'Italia, qualora essa accettasse).
Su questa ripartizione delle "zone" alle varie flotte sollevò subito obiezioni il governo italiano, che richiese l'assoluta parità con qualunque altra potenza; e i governi di Londra e di Parigi decisero di riesaminare la questione sotto questo riguardo.
Una riunione di tecnici navali, inglesi, francesi e italiani, ebbe luogo infatti a Parigi dal 27 al 30 settembre; e si concluse con un accordo che riconosceva all'Italia la parità - con la Francia e l'Inghilterra - nel pattugliamento del Mediterraneo. Un ulteriore accordo fu stipulato, il 30 ottobre, sulla nave britannica Barham, nelle acque di Biserta, a proposito della modalità di applicazione dell'accordo di Parigi del 30 settembre.