o
1. Della particella che pone due e, in qualche caso, tre termini in rapporto di reciproca esclusione concettuale o di gradualità selettiva, in quanto o collocati polarmente dal punto di vista semantico o distribuiti lungo una scala di valori, le attestazioni, scarsissime nella Vita Nuova (8) e nelle Rime (20, di cui 5 nelle dubbie), sono più frequenti nel Convivio (177) e nella Commedia (161, di cui 46 nell'Inferno, 70 nel Purgatorio e 45 nel Paradiso).
2. I pochi esempi di o nella Vita Nuova compaiono in contesti fortemente caratterizzanti: in poesia, rivelano nei loro estremi l'atteggiamento della donna pietosa, che è presa da color d'amor e di pietà sembianti / ... per veder... / occhi gentili o dolorosi pianti (XXXVI 4 1-4: la struttura bipartita del primo verso si riflette in quella del quarto) e gli effetti della vista della Donna gentile sui cor villani (XIX 9 36 qual soffrisse di starla a vedere / diverria nobil cosa, o si morria). Nel congedo della stessa canzone (XIX 14 67) è indicata la gente non villana, cui questa deve esser palese: solo con donne o con omo cortese.
In prosa, o appare in contesti definitorio-didascalici, nei quali o contrappone due azioni (XL 6 non s'intende peregrino se non chi va verso la casa di sa' lacopo o riede) o ha funzione attenuativo-classificatoria: XII 17 Potrebbe... l'uomo opporre contra me e dicere che non sapesse a cui fosse lo mio parlare in seconda persona... e allora intenda qui chi qui dubita, o chi qui volesse opporre in questo modo (la struttura iniziale, bimembre e coordinata da e, si riflette, qui come in XXXVI 4 1-4 (v. sopra), in quella conclusiva del periodo, concettualmente chiastica rispetto alla precedente); XXV 7 alcuna figura o colore rettorico è conceduto a li poete, e 10 sotto vesta di figura o di colore rettorico.
3. Anche nelle Rime, o appare per lo più in contesti didascalici, escludendo tra loro o graduando i termini che contrappone: XL 6 Disio verace... / che mosse di valore o di bieltate; LXXXIII 76 questa mia matera... / sarà vertù o con vertù s'annoda, e 80 gente onesta / di vita spiritale / o in abito che di scienza tiene; XCI 87 Se cavalier t'invita o ti ritene / ... espia... de la sua setta; CXI 5 ragione o virtù contra gli sprieme. La gradualità della selezione è chiara in successive disgiunzioni delle Rime petrose: C 44 ramo di foglia verde a noi s'asconde / se non se [" tranne che "] in lauro, in pino o in abete / o in alcun che sua verdura serba; CII 20 mai non si scoperse alcuna petra / o da splendor di sole o da sua luce, / che tanta avesse né vertù né luce. Ancor più chiaramente, in CII 50 la funzione di o, non oppositiva, enumera e tiene distinti gli elementi di una serie: Vertù che se' prima che tempo, / prima che moto o che sensibil luce.
Con o si esprime l'incertezza dei termini di un'ipotesi, in CIII 6 veste sua persona d'un diaspro / tal, che per lui, o perch'ella s'arretra, / non esce di faretra / saetta che... la colga ignuda, e CIV 77 se giudizio o forza di destino / vuol pur che il mondo versi / i bianchi fori in persi (v. 5.1.). Tale incertezza è esplicitata dall'unica attestazione di o vuol, che sembra continuare la funzione suppositiva-disgiuntiva del latino vel, in LX 12 la cagione / che ti dichini a farmi compagnia, / o vuol merzede o vuol tua cortesia.
Nelle Rime dubbie oltre ai contrasti collegati con la formulazione delle ambiguità di un'ipotesi (XIX 14 d'Amor dica s'ha bene o dolore, e 8 se ciò diven d'Amor nol so pensare / o d'altra cosa che d'Amor non sente; XXX 21 adorno / di fama o di virtù), è attestato uno stupito (XI 14) Amore, o perché m'abbandoni? (v. 5.4.).
4. Nel Convivio, i contrasti espressivi mediati da o (od soltanto in IV VI 6), frequenti soprattutto nel IV trattato, fanno parte di una tendenza alla completezza retorica e alla distinzione concettuale, in certo modo analoghe a quelle rivelate dall'uso di ‛ e ' (v.).
Sono così contrapposti aggettivi tra loro semanticamente complementari, che dalla reciproca esclusione ricevono, tuttavia, un singolare risalto: I I 13 [cura] familiare o civile; V 11 vita contemplativa, o attiva; XI 4 secondo il grido, o diritto o falso; II VIII 13 lo rivelante, [o corporeo] o incorporeo che sia (il passo, pur integrato, è l'unico che reca traccia dell'uso pleonastico di che sia in concorrenza con o); III II 3 l'anima corre tosto e tardi, secondo che è libera o impedita (lievissimo è il limite distintivo tra e ed o nelle due proposizioni); VI 2 quanto che 'l die sia grande o picciolo; IV XI 7 per licito o per illicito procaccio, " guadagno " (è un paragrafo in cui s'incrociano disgiunzioni tra proposizioni, o vegnono da pura fortuna... o vegnono da fortuna che è da ragione aiutata... o vegnono da fortuna aiutatrice di ragione, e tra sostantivi, sanza intenzione o speranza, per testamenti o per mutua successione, per arte o per mercatantia o per servigio meritante, per furto o per rapina, in una sottile casistica di origine chiaramente scolastica); XIV 9 questa distinzione si potrebbe fare, cioè nobile o vile; XXIII 15 [le ore] sono in ciascuno die dodici, o grandi o piccole, secondo la quantitade del sole; XXV 7 si dipingono ne la faccia di palido o di rosso colore.
Due aggettivi sono tra loro graduati in IV XII 6 tra cose buone o desiderabili esser dissi; lo sono un aggettivo e un sintagma sostantivale in II IV 9 o tutte o la maggior parte; cfr. III II 11 ogni anima… sente, o con tutti i sensi o con alcuno solo.
4.1. Contrasti e selezioni sono particolarmente frequenti tra sostantivi, specialmente astratti: Cv I II 10 parlando di sé con loda o col contrario (la disgiunzione continua e si sviluppa con un contrasto tra proposizioni: o dice falso per rispetto a la cosa di che parla; o dice falso per rispetto a la sua sentenza); II 11 menzione de l'opere virtuose, o de le dignitadi virtuosamente acquistate (la continuità tra i due termini è sottolineata dalla omoradicalità dell'aggettivo e dell'avverbio); IX 3 guadagnare denari o dignitate (cfr. III XI 10 acquistare moneta o dignitade); II IV 7 nomi antichi rimasi o per nomi o per sopranomi a lochi e antichi edifici; XIII 20 si comincia o da l'infimo o dal sommo, e 26 ogni ritondo, o corpo o superficie; XIV 17 vita d'animale o di piante, e 19 lite ... d'oppinioni o di sofistici argomenti; III I 4 o per volere d'Amore o per mia prontezza; III 7, X 9 o per difetto de lo dicitore o per difetto di quello che ode; XI 8 o per utilitade, o per diletto, o per onestade, e 9 studiare in Rettorica o in Musica; IV Le dolci rime 97 convien da l'altra vegna l'una, / o d'un terzo ciascuna; IX 11 cosa... propia [" prossima ", " vicina "] de l'arte o del maestro; XI 7, e 11 per forza o per fraude (cfr. If XI 24 o con forza o con frode altrui contrista); XIII 13 o per invidia o per desiderio di prendere quella possessione; XIV 3 per opera che faccia, o per alcuno accidente; XV 11, e 17 per malizia d'animo o di corpo; XXII 8.
La casistica proposta dall'uso di o diventa un semplice elenco esemplificatorio di possibilità, specialmente quando i termini della serie sono sostantivi concreti: Cv I IV 10 maculato d'infamia di parenti o d'alcuno suo prossimo; IV Le dolci rime 36 Io fui nepote, o figlio, di cotal valente; VII 9 dal padre o d'alcuno suo maggiore [buono è disceso ed è malvagio] (il passo è integrato; cfr. XIV 5 e XXIX 6); I VI 6 non sa se s'è cane o lupo o becco; II VII 4 bestie... che hanno... spirito di pecora o d'altra bestia abominevole; III 13 un pomo, o altra cosa ritonda; IV XXVII 8 alcuno medico o legista; XIII 12 A quali tempii o a quali muri poteo questo avvenire; XXIX 5 la statua di marmo, di legno o di metallo; XI 14 lo buono re di Castella, o il Saladino, o il buono Marchese di Monferrato, o il buono Conte di Tolosa, o Beltramo dal Bormio, o Galasso di Montefeltro.
4.2. Per i contrasti tra verbi, si ricordi Cv I II 3 non lodi o non biasimi (cfr. 4.1., per I II 10), e 11 chi loda o chi biasima... di lodarsi o di biasimare; XI 12 per scusarsi dal non dire o dal dire male; III III 4 o muoiono del tutto o vivono quasi triste; IV 6 di fare o di non fare; X 7 o menomerebbe suo onore, o conosce l'amico suo (è inconsueta la differenza tra i modi dei verbi nella disgiunzione); IV IX 8 o per non sapere quale essa si sia o per volere quella seguitare; X 11 altera o corrompe alcuna cosa; XI 8 che si truovano o che si ritruovano; XXV 5 vedere o udire o per alcuno modo sentire, e 7 richesti o tentati sono di fallare.
4.3. Sono rari i contrasti tra avverbi: cfr. Cv IV XXIV 5 diece anni, o poco più o poco meno (cfr. III V 9 e 10 settemila ... miglia, o poco dal più al meno); IV XIII 9 per qualunque modo lo desiderare de la scienza si prende, o generalmente o particularmente.
4.4. O ha funzione esplicitante in Cv I VI 10 sanza conversazione o familiaritade impossibile è a conoscere li uomini, ove il secondo termine, più ‛ volgare ', vale come traduzione del primo, il più dotto latino conversatio (invece in III I 2 quelle persone che alcuna prossimitade avessero a lei, o per familiaritade o per parentela alcuna, i due termini, disposti lungo una scala di valori, distinguono l'" amicizia " dalla " consanguineità "), e forse, in III XV 14 le vertudi ... tal volta per vanitadi o per superbia si fanno men belle e men gradite (ove il dicolon coordinativo finale riprende quello disgiuntivo, campeggiato dal latino vanitates, nel suo immediato corrispondente italiano); IV I 5 non per infamia o vituperio de li erranti; in III III 11 la... natura... umana o, meglio dicendo, angelica, cioè razionale, l'esplicitazione è chiarita dal correttivo meglio dicendo, " per meglio dire ".
5. Nella Commedia i termini collegati da o (od vi ricorre in If I 66, XIX 95 e Pd XIX 66) sono, per lo più, in rapporto di esclusione reciproca: si escludono tra loro intiere proposizioni, in If Il 110 persone ratte / a far lor pro o a fuggir lor danno (ma alcuni codici recano e e alcuni editori né; cfr. Petrocchi, ad l.); VI 84 se 'l ciel li addolcia o lo 'nferno li attosca (con allitterazione e assonanza tra i due verbi), e 105 esti tormenti / ... o fier minori, o saran sì cocenti; o sostantivi e aggettivi, in XV 46 Qual fortuna o destino / ... qua giù ti mena (cfr. XXXII 76 Se voler fu o destino o fortuna; Pg V 91 Qual forza o qual ventura / ti travïò; XVII 18 per sé o per voler che giù lo scorge, e cfr. 3. per Rime CIV 77); If XVIII 117 non parëa s'era laico o cherco; XIX 119 o ira o coscïenza che 'l mordesse; Pg XVI 93 se guida o fren non torce suo amore (cfr. XIV 147 poco val freno o richiamo); XVIII 45 se dritta o torta va, non è suo merto; Pd I 29 per trïunfare o cesare o poeta; o, più raramente, avverbi, in Pd XIV 3 secondo ch'è percosso fuori o dentro; XXVI 18 quanta scrittura / mi legge Amore o lievemente o forte (con variante sia del primo che del secondo o), e 131 Opera naturale è ch'uom favella; / ma così o così, natura lascia / poi fare a voi, secondo che v'abbella; IV 79 s'ella si piega assai o poco; If XXVI 81 s'io meritai di voi assai o poco; Pg XXI 55 Trema forse più giù poco o assai.
5.1. In alcuni luoghi gli elementi di una serie non si escludono ma si completano a vicenda, come dimostrano anche le varianti che recano e in luogo di o: If XXII 97 Se voi volete vedere o [alcuni codici, Co e Mad - cfr. ediz. Petrocchi -, e] udire / ... Toschi o [variante: e] Lombardi, io ne farò venire; Pg IV 7 quando s'ode cosa o vede / che tegna forte a sé l'anima volta (un'alternativa anche nel primo verso del canto, Quando per dilettanze o ver per doglie: v. 6.2.); Pd XXVIII 6 prima che l'abbia in vista o in pensiero; XIX 75 sanza peccato in vita o [Co e Laur: et] in sermoni, e 66 è tenèbra / od [Ash, Eg: e] ombra de la carne o suo veleno; XXIX 25 in vetro, in ambra o [variante: et] in cristallo.
Non si hanno tracce di uso esplicativo di o.
5.2. Come ‛ e ' (v.), o è al centro di gruppi bimembri che o dividono il verso in due parti (in tal caso o coincide con la cesura, per lo più dopo la quinta o la settima sillaba, con la cui vocale finale è congiunta da sinalefe, e inizia, in sede atona, il settenario, e rispettivamente il quinario, che forma la seconda parte del verso) oppure occupano la seconda e, più raramente, la prima parte del verso. Nella trentina di casi in cui il verso comincia con o, l'alternativa proposta da o lo collega per enjambement a quello precedente.
5.2.1. Del primo tipo, attestato una cinquantina di volte, sono esempi If II 110 e VI 84 (v. 5.), Pg VIII 116 di val di Magra o di parte vicina; XVIII 127 Io non so se più disse o s'ei si tacque; XXXI 25 quai fossi attraversati o quai catene / trovasti (cfr. v. 28 E quali agevolezze o quali avanzi / …si mostraro, strutturalmente analogo al precedente), e 63 rete si spiega indarno o si saetta (con allitterazione tra i termini contrari, come nel v. 28); XXXIII 58 Qualunque ruba quella o quella schianta (con chiasmo); Pd XI 6 e chi regnar per forza o per sofismi; XXVII 93 in carne umana o ne le sue pitture (v. 5.3. per il v. 91).
5.2.2. Quando il verso comincia con o, il polisindeto provoca corrispondenza tra l'inizio della prima e della seconda parte: If VI 105 (v. 5.), XII 6 o per tremoto o per sostegno manco; Pg, XVI 136 O tuo parlar m'inganna, o el mi tenta; XXIII 105 o spiritali o altre discipline; Pd XVII 125 o de la propria o de l'altrui vergogna; XIX 66 (v. 5.1.); XVIII 54 o per parlare o per atto, segnato.
5.2.3. La seconda parte del verso, iniziante con o, è ulteriormente distinta in due termini tra loro contrapposti da un altro o, in If I 66 qual che tu sii, od ombra od omo certo; XXXII 76 (v. 5.); Pg XIII 105 fammiti conto o per luogo o per nome; Pd I 29 (v. 5.); XII 91 non dispensare o due o tre per sei (cfr. Pg XXXI 61 Novo augelletto due o [variante: e] tre aspetta); XXVI 18 (v. 5.); XXXII 54 se non come tristizia o sete o fame.
5.2.4. La prima parte del verso, iniziante con o, è ulteriormente ripartita da o, in If XI 24 o con forza o con frode altrui contrista (v. 4.1.); XVI 135 o scoglio o altro che nel mare è chiuso; XIX 119 (v. 5.); Pg XVII 93 amore, / o naturale o d'animo, e 96 o per troppo o per poco di vigore; Pd VIII 23 venti, / o visibili o no, tanto festini (è l'unico caso di o no); VII 114 Né tra l'ultima notte e 'l primo die / sì alto o sì magnifico processo, / o per l'una o per l'altra [via divina], fu o fie.
5.2.5. Sono collegati tra loro da una contrapposizione che inizia nella seconda parte di un verso e continua nel successivo, i versi seguenti: If IV 49-50 uscicci mai alcuno, o per suo merto / o per altrui, che poi fosse beato?; Pg XVII 100-101 ma quando al mal si torce, o con più cura / o con men che non dee corre nel bene; XXXI 59-60 ad aspettar più colpo, o pargoletta / o altra vanità con sì breve uso, e 71-72; più lento è lo sviluppo del contrasto in Pd VII 91-92 o che Dio solo per sua cortesia / dimesso avesse, o che l'uom per sé isso / avesse sodisfatto a sua follia (v. 7)..
5.2.6. Due versi sono divisi in tre parti dalle disgiunzioni: If XVII 51 o da pulci o da mosche o da tafani, XXX 77 di Guido o d'Alessandro o di lor frate (v. 7).
5.3. Tra i gruppi bimembri compresi nella seconda parte del verso, cfr. If XV 46 e XVIII 117 (v. 5.), XXVI 81 (cfr. Pd IV 79 e Pg XXI 55), XXVII 28 Dimmi se Romagnuoli han pace o guerra; XXXII 9 né da lingua che chiami mamma o babbo (variante: e); XXXII 15 mei foste state qui pecore o zebe; Pg II 124 cogliendo biada o loglio; XIV 147 però poco val freno o richiamo; XVIII 12 quanto la tua ragion parta o descriva; XXVI 21 che d'acqua fredda Indo o Etïopo; XXXI 49 Mai non t'appresentò natura o arte (cfr. Pd XXVII 91 e se natura o arte fé pasture); XXXIII 51 sanza danno di pecore o di biade (cfr. Pg II 124); Pd I 80 pioggia o fiume / lago non fece alcun tanto disteso; XIV 3, XXV 133, XXVIII 6, XXIX 25 (v. 5.1.), XXX 24 soprato fosse comico o tragedo.
5.3.1. I gruppi bimembri compresi nella prima metà del verso sono i seguenti: If XVI 134 (v. 5.2.4.), XIX 95 oro od argento, quando fu sortito; XXII 99 (v. 5.1.), Pg II 107 Se nuova legge non ti toglie / memoria o uso a l'amoroso canto; V 89 Giovanna o altri non ha di me cura; VII 19, VIII 78 se l'occhio o 'l tatto spesso non l'accende; IX 115 Cenere, o terra che secca si cavi; XVI 93, XVII 18, 93 e 96, XVIII 45, XXIV 138 vetri o metalli sì lucenti e rossi (si osservi la struttura a due cola del verso); XXIX 38 se fami, / freddi o vigilie mai per voi soffersi; Pd XXVI 131, XXVII 91, VIII 80 proveder bisogna / per lui, o per altrui. Questo uso di o nella prima parte del verso è particolarmente frequente nel Purgatorio, ove, d'altronde, sono più numerose le attestazioni di o; l'uso nella seconda parte del verso è all'incirca egualmente distribuito nelle tre cantiche.
5.3.2. I versi seguenti, inizianti con o, rappresentano un'alternativa al contenuto del verso precedente: If XVI 69 cortesia e valor dì se dimora / ne la nostra città sì come suole [" soleva "], / o se del tutto se n'è gita fora; XXIV 112 cade... / per forza di demon ch'a terra il tira, / o d'altra oppilazion che lega l'omo; XXIX 84 di scardova le scaglie / o d'altro pesce che più larghe l'abbia; XXXII 99 El converrà che tu ti nomi, / o che capel qui sù non ti rimagna; XXXIV 5 quando una grossa nebbia spira, / o quando l'emisperio nostro annotta; Pg I 47 Son le leggi d'abisso così rotte? / o è mutato in ciel novo consiglio...?; VI 33 sarebbe dunque loro speme vana, / o non m'è 'l detto tuo ben manifesto?, e 121 son li giusti occhi tuoi rivolti altrove? / O è preparazion che ne l'abisso / del tuo consiglio fai...?
5.4. In frasi interrogative l'uso di o implica e connota una manifestazione di stupore, in If II 31 Ma io, perché venirvi? o chi'l concede?; Pg I 43 Chi v'ha guidati, o che vi fu lucerna...?; XXII 61 qual sole o quai candele / ti stenebraron...? (v. 3.1.).
6. O pur è soltanto in Pg IV 126 attendi tu iscorta, / o pur [" ancora "?] lo modo usato t'ha' ripriso? La disgiunzione eventuale o forse, in Cv IV XX 8 Puote... l'anima stare non bene ne la persona per manco di complessione, o forse per manco di temporale, e in Pg XVI 12 come cieco va dietro a sua guida / ... per non dar di cozzo / in cosa che 'l molesti, o forse ancida (ma Po et forse), " o, eventualmente, anche lo faccia morire ". Per o no, v. 5.2.4.
7. Nel Fiore, o ricorre un'ottantina di volte (le 4 attestazioni di od sono tutte in principio di verso, e 3 seguite da ‛ altro ': CXXIV 4, CLXXV 6, CCXXIV 13), di cui una ventina dopo la cesura, all'inizio del quinario finale, una trentina a inizio di verso e nell'emistichio iniziale e una quindicina nel secondo emistichio.
L'uso di o, soprattutto frequente nella giocosa casistica degli adescamenti e in allettanti liste di leccornie, rivela, in cadenze popolaresche, l'abilità dialettica dei consiglieri (veramente ‛ fraudolenti ') dell'interprete, cioè l'Amico, Falsembiante e la Vecchia. In due sonetti successivi - parla, appunto, Falsembiante - ricorrono 12 o e un o ver (v. OVVERO): cfr. CXXIV 1 Sed i' truovo in cittade o in castello, e 3-6 credente ched e' sia o consolato, / od altr'uom... / o prete ched e' sia o chericello / che tenga amica, o giolivo parlato (per l'uso di che sia dopo o, v. 4.); CXXV 3 grosse lamprede, o ver di gran salmoni / apporti, 6-7 alose o tinche o buoni storioni, / torte battute o tartere o fiadoni: / queste son cose da 'cquistar mi'amore, e 9-11 O se mi manda ancor grossi cavretti / o gran cappon di muda ben nodriti, / o paperi novelli o coniglietti.
Hanno un ritmo quasi da filastrocca le suddivisioni del verso in tre parti: oltre a CXXV 6-7, cfr. CLXIII 13, CLXXVIII 10 Pasqua o Kalendi Maggio o Pentecosta; LVII 3 o maritata o vedova o pulzella (anche il verso precedente è scandito dalle disgiunzioni, o vecchia ch'ella sia o giovanzella); v. 5.2.6.
La ricerca di effetti popolareggianti è ovvia anche nei quasi-sinonimi che costellano gli emistichi finali, forse in una parodia del tono sostenuto delle endiadi, in V 7 insin ched i' avrò spirito o lena; XXIX 8 per arder castel di legname o gatto; CX 5 né non vuol che l'uon faccia sale o mura; CXVIII 9 e conviene che vendan casa o terra; CXXX 8 la sua scarsella avea... fornita / di tradigion, più che d'argento o d'oro; CXXXIX 14 sanza che 'n noi trovasse trieva o patti; CLXXIV 2 infin ch'egli aggia penna in ala o in dosso; ClXXV 5 Ma faccia sì la madre o ciamberiera; CLXXVII 13 E que' procaccierà danari o pegno; CLXXXI 13 un'altr' amanza, / la qual tenete in camera o 'n prigione; CLXXXIII 14 non avrà tanto miglio o grano o riso; CXC 11 ben doni borsa, guanciale o tovaglia (il verso continua con altre disgiunzioni: o cinturetta... / covriceffo o aguglier... / o gumitol di fil). O ricorre anche nell'ironia di netti, apparentemente drammatici, contrasti, in XXXVII 12 Or ti parti da lui, o tu se' morto; XLII 8 che ch'i' dovesse aver, o prode o perta; C 7 tanto non stea con meco o mangi o bea / che nella fine no gli faccia un tratto. Di schietto stampo popolaresco è lo scioglilingua di LXIV 2-3, nelle parole dell'Amico: ché s'ella ride, ridi, o balla, balla; / o s'ella piange, pensa a consolalla.
8. Tra le 10 attestazioni di o nel Detto, sono caratteristiche le ricorrenze nei vv. 373-376 o s'i' credo a Ragione / di nulla sua ragione / ch'ella mi dica o punga, / o sed i' metto in punga / ricchezza per guardare, / o s'i' miro in guardare / a lui, ove la casistica si ammanta di giocosa bravura, evidente anche al v. 266 E s'io in lei pietanza / truov'o d'una pietanza / del su' amor son contento. Non mancano i consueti allineamenti di opposti ai vv. 259 s'i' dormo o veglio, 353 ben può dicer " mal ho " / cu' ella spoglia o scalza, 362 Amor m'aggia matto, / o che mi tenga a matto / Ragion, e nel nesso, non inconsueto, del v. 31 presente / di fino argento o d'oro, per cui cfr. Fiore CXXX 8 (v. 7.) e If XIX 95 (v. 5.3.1.).