O
- Nell'alfabeto latino è la quattordicesima lettera, mentre nell'alfabeto fenicio le corrisponde per forma il ‛ain (occhio), che occupa il sedicesimo posto. Negli alfabeti semitici questa lettera indica un'esplosiva laringale sonora o anche una spirante velare sonora; i Greci, che non possedevano tali suoni, ma invece avevano bisogno d' indicare le vocali, adottarono il segno per la vocale o tanto breve quanto lunga, sia chiusa sia aperta. La forma della lettera, semplicissima, non subì, si può dire, alterazione; e solo eccezionalmente nelle iscrizioni assume l'aspetto d'una losanga, aspetto dovuto alla difficoltà d'incidere un cerchio. Verso il sec. VII gli Ioni dell'Asia Minore e dell'Egeo, modificando leggermente il segno, con l'aprirlo in basso, crearono una lettera speciale per indicare l'o lunga e aperta, mentre la lettera primitiva restò a indicare l'o breve e chiusa, che, prolungata dava ov, ben presto pronunziato u; ma l'alfabeto latino non accettò l'innovazione. Anche in latino l'o indica tanto il suono chiuso quanto il suono aperto. Nella pronunzia dell'o la lingua è tenuta bassa, mentre le labbra sono arrotondate e piuttosto spinte in avanti, posizione che sta in mezzo tra quelle per a e per u. Secondo che ci si avvicina maggiormente alla posizione di a o a quella di u si ha l'o aperta, o l'o chiusa, con tutta una serie di sfumature intermedie.
Nella corretta pronunzia dell'italiano le due qualità dell'o tonica si sentono ben distinte e hanno anche valore discriminativo del significato di certe parole che si scrivono allo stesso modo (bótte [con o stretta], vaso; bòtte [con o larga], percosse, e simili); ma tale distinzione, ben sentita nel centro d'Italia, presenta difficoltà tanto per gl'Italiani del settentrione quanto per quelli del mezzogiorno. Come regola generale si può dire che ad ō e ŭ latine corrisponde ó stretta, mentre ad ŏ e au latine corrispondono o larga e uò; le parole dotte o letterarie hanno o larga.
Filosofia. - Come simbolo della logica sillogistica, la lettera O designa la proposizione particolare negativa ("alcuni s non sono P"), giusta l'esametro mnemonico asserit I, negat O, sed particulariter ambo.