o
Alla vocale ‛ o ' D. accenna soltanto in Cv IV VI 4: allorché spiega il verbo molto lasciato da l'uso in gramatica [" latino "], che significa tanto quanto ‛ legare parole ', cioè ‛ auieo ', e che solo di legame di parole è fatto, cioè di sole cinque vocali, che sono anima e legame d'ogni parole, D. osserva che tale verbo, cominciando da l'A, ne l'U quindi si rivolve, e viene diritto per I ne l'E, quindi si rivolve e torna ne l'O; sì che veramente imagina questa figura: A, E, I, O, U. Sono tenute, perciò, articolatoriamente distinte dalla vocale media, a, e da quelle anteriori, i ed e, le vocali posteriori, o e u, la cui articolazione è " rivolta ", cioè opposta, a quelle.
O indica " omega ", ultima lettera dell'alfabeto greco, e, per metafora, il " termine ultimo " dei sentimenti che D. prova, in Pd XXVI 17 Lo ben che fa contenta questa corte, / Alfa e O è di quanta scrittura / mi legge Amore o lievemente o forte (è questa la lezione che il Petrocchi preferisce all'omega delle edizioni precedenti il Witte, osservando che " se i commentatori come l'Ottimo o Pietro o Benvenuto o il Buti leggono omega, ciò avrà valore piuttosto esegetico che testuale ": cfr. ad l.). L'espressione, che vale comunque " principio e fine ", è di origine scritturale (" Ego sum alpha et omega, principium et finis, dicit Dominus Deus ", Apoc. 1, 8; cfr. anche 21, 6; 22, 13) come si ricorda nell'epistola a Cangrande: invento principio seu primo, videlicet Deo, nichil est quod ulterius quaeratur, cum sit Alfa et O, idest principium et finis (Ep XIII 90). Per l'esegesi di tutta la terzina, v. LEGGERE.
Alla rapidità con la quale si può tracciare un segno circolare - e, rispettivamente, lineare - si riferisce il verso di If XXIV 100 Né O sì tosto mai né I si scrisse, / com'el s'accese e arse. L'allusione a queste lettere per esemplificare un'estrema rapidità e un'entità trascurabile può ricordare l'evangelico (Matt. 5, 18) " donec transeat caelum et terra, iota unum aut unus apex non praeteribit a lege ".
Per un'allusione al segno grafico cfr. Pg XXIII 32.
Bibl. - B. Nardi, Perché " Alfa ed O " e non " Alfa ed Omega " (Nota a Par. XXVI, 17), in " L'Alighieri " V (1964) 2, 53-54.