o (oh; ohi)
1. Delle particelle interiettive o, oh e ohi l'uso è limitatissimo nella Vita Nuova (7 volte o, 5 oi), nelle Rime (5 volte o e 6 oh) e nel Convivio (11 volte o, 21 oh) e assente nel Fiore e nel Detto, mentre nella Commedia le attestazioni ne sono circa 200, con una netta predominanza di o (oh ricorre in 48 luoghi, ohi soltanto in Pg II 79). Tra queste forme, o è eletta dagli editori in contesti di appello, oh e ohi in contesti parenetici, retoricamente sostenuti e affettivamente più commossi di quelli in cui è preferito o. Pertanto, nell'analisi dell'uso di queste particelle non si possono tralasciare analisi delle configurazioni semantiche e delle strutture allocutive che esse introducono.
2. Nella Vita Nuova, ove oh non sembra documentabile e forse è sostituita da oi (v. 6.), o è nell'incipit del sonetto O voi che per la via d'amor passate (VII 3 1, parafrasi, come ricorda D. [VII 7], delle parole di Geremia profeta che dicono: ‛ O vos omnes qui transitis per viam '). Ritorna in un solo altro incipit, in Rime LXXXV 1 O dolci rime che parlando andate (ché quello O patria degna di trionfal fama apre un componimento sicuramente spurio), e dei due incipit danteschi può trovarsi qualcosa di analogo rispettivamente nell'inizio del sonetto di Bartolino Palmieri O voi ch'alegri gite (Contini, Poeti I 445) e, forse, per l'uso dell'epiteto, nel guittoniano O dolce terra aretina (ma v. 5.1.).
Ancora nella Vita Nuova, o ricorre in XXIII 13 in quello punto ch'io volea dicere: " O Beatrice, benedetta sie tu "; e già detto avea: " O Beatrice ", e in XIX 8 27 alcun... / dirà ne lo inferno: O mal nati, / io vidi la speranza de' beati (con cui cfr. Cv IV XXVIII 19 Oh sventurati e male nati; v. 4.1.).
3. Nelle Rime, o si registra in inizio di verso in XL 2 o om che pregio di saver portate, e CVI 24 O Deo, qual maraviglia; nel congedo di CXVI 76 O montanina mia canzon.
Opportunamente è preferita la grafia oh nei contesti esecrativi di LXXXIII 112 Oh falsi cavalier, malvagi e rei, CVI 70 oh mente cieca, e 144 Oh cotal donna pera, e in quelli languidamente dolenti di CIV 31 " Oh di pochi vivanda ", / rispose in voce con sospiri mista, e XCVI 12 Oh, messer Cin, come 'l tempo è rivolto / a danno nostro (e anche, se il componimento è di D., Rime dubbie XII 3 Oh lassa me, ch'io non pensai / che questa fosse di tanto valore!: v. 4.1. e 5.3.). Soltanto in Rime dubbie XI 14 si legge l'affannoso e sorpreso o di fronte a ‛ perché ': Amore, o perché m'abbandoni? (v. la voce ‛ o ' 3.1.).
4. Non sempre persuasiva, invece, può apparire la distinzione tra o e oh nelle edizioni del Convivio. Ovvia, infatti, è la preferenza per o in III IX 4 O canzone, che parli di questa donna cotanta loda; XI 16 e IV XXIX 1 grida lo testo a la gente... e dice: ‛ O voi che udito m'avete...! '; XXI 6, nonché, forse, in II XI 9 O uomini, che vedere non potete la sentenza di questa canzone; IV XXVII 18 O Atene, non domandate a me aiutorio. Ma può non esser chiaro il motivo della scelta di due forme diverse in IV XXVIII 7 O miseri e vili che con le vele alte correte a questo porto, e IV VI 19 Oh miseri che al presente reggete! e oh miserissimi che retti siete!, se non ci si riferisce a una drammaticità espressiva - retoricamente sostenuta -, che raggiunge il suo climax nell'accorata esclamazione di IV XXVII 11 Oh misera, misera patria mia!
4.1. Le particelle interiettive, che si accompagnano a espressioni di lode o di biasimo (I I 7 Oh beati quelli pochi che seggiono a quella mensa; IV XIII 12 Oh sicura facultà de la povera vita!; III V 22 O ineffabile sapienza), di esultanza o di scoramento (II Voi che 'ntendendo 31 Oh lassa a me; III Amor che ne la mente 7 Oh me lassa!; v. Rime dubbie XII 3, citato in 3.), sono seguite a volte da coppie di aggettivi intensivi e da superlativi, come in III XII 14 Oh nobilissimo ed eccellentissimo cuore; IV V 9 oh stoltissime e vilissime bestiuole... Oh ineffabile e incomprensibile sapienza di Dio (v. 5.2.); XXI 12 oh ammirabile e benigno seminatore; II XV 4 O dolcissimi e ineffabili sembianti. Per la struttura dicolica di altre esclamazioni, cfr. ancora IV XIII 12 oh stretti abitaculi e masserizie!; XXI 12 Oh buone biade, e buona e ammirabile sementa!, e di XXVIII 19 (citato in 2.), XXVII 11 (citato in 4.).
4.2. La struttura dell'esclamazione è più complessa in III XV 17 O peggio che morti; IV XIII 12 oh non ancora intese ricchezze de li Iddei! (v. 5.3.). Cumulo di elementi esclamativi si osserva quando oh è seguito da ‛ quanto ', ‛ come ', in III I 3 Oh quante notti furono; IV XXV 9. Oh quanti falli rifrena esto pudore! (v. 5.2.); VII 4 Oh com'è grande la mia impresa; XII 10 Oh com'è manifesto, anzi manifestissimo, e da ambedue queste forme nel retorico epilogo del IV trattato: XXX 6 Oh quanto e come bello adornamento è questo...!
5. Dell'interiezione appellativa (prescindendo dal tipo ‛ o + nome personale ', generalmente raro - sia nella forma semplice di If XIV 63 O Capaneo, sia in quella più artefatta di XIII 133 " O Iacopo ", dicea, " da Santo Andrea... " - perché a esso D. preferisce il tipo a enigma o a perifrasi, e assente nel Paradiso), la Commedia presenta, rispetto alle altre opere, una varietà combinatoria maggiore che si arricchisce e scristallizza attraverso le cantiche. Ad es., il tipo ‛ O tu che, ecc. ' ricorre 10 volte nell'Inferno (IV 73 O tu ch'onori scïenzïa e arte; V 16 O tu che vieni al doloroso ospizio; VI 40 O tu che se' per questo 'nferno tratto; XXIX 85 O tu che con le dita ti dismaglie; XVIII 48, XIX 118, XXVII 19, XXVIII 70, XXXI 115, XXXII 133), 3 nel Purgatorio (V 105 O tu del ciel; XXVI 16 O tu che vai; XXXI 1 O tu che se' di là dal fiume sacro) e nessuna nel Paradiso; il tipo ‛ O anima ', ‛ O anime ' ritorna 6 volte nell'Inferno (II 58 O anima cortese mantoana; V 80 O anime affannate; XIII 139, XXVII 36, XXXI 74, XXXIII 110 O anime crudeli; vi si aggiunga anche V 88 O animai grazïoso e benigno), 5 nel Purgatorio (VI 61 o anima lombarda; XIV 10, XX 34, XXIV 40 " O anima ", diss'io, " che par sì vaga... "; XXVI 53 O anime sicure) e ancora nessuna nel Paradiso.
Nelle tre cantiche ricorrono, invece, strutture appellative doppie: cfr. If II 7 O muse, o alto ingegno (prolungata nel verso successivo, o mente che scrivesti ciò ch'io vidi); XIX 1 O Simon mago, o miseri seguaci (con allitterazione incrociata); Pg III 73 O ben finiti, o già spiriti eletti (cfr. Pd III 37 O ben creato spirito; V 115 O bene nato, ed e contrario l'appello O mal nati di Vn XIX 8 27; cfr. 2.); XIX 28 O Virgilio, Virgilio; XXXIII 115 O luce, o gloria de la gente umana; Pd IV 118 O amanza del primo amante, o diva; XXII 112 O glorïose stelle, o lume pregno (v. 5.3.).
5.1. Rispetto alla prima cantica - ove le interiezioni appellative ricorrono una quarantina di volte -, nel Purgatorio - ove sono lievemente più numerose che nell'Inferno - e nel Paradiso - ove sono circa una trentina -, si osserva un ovvio mutamento di contenuto espressivo nelle interiezioni: da O muse, di If II 7, si passa a O sante Muse e a O sacrosante Vergini, di Pg I 8 e XXIX 37; da O cacciati del ciel, gente dispetta, di If IX 91 (ritmicamente affine a O superbi cristian, miseri lassi, di Pg X 121, e a Rime LXXXIII 112, citato in 3.) a O eletti, di Pg XIX 76, e a O sodalizio eletto (Pd XXIV 1), O perpetüi fiori (XIX 22), O milizia del ciel (XVIII 124), O isplendor (Pg XXXI 139 e Pd XXX 97). ‛ Dolce ' ritorna quale epiteto di ‛ lume ', ‛ padre ', ‛ segnor mio ' e ‛ frate ' in 6 allocuzioni del Purgatorio (IV 44 e 109, XIII 16, XV 124, XXIII 13 e 97) e 2 del Paradiso (XVIII 115 O dolce stella; XX 13 O dolce amor, che ricorda l'incipit della lauda O dolze amore di Iacopone da Todi), e ‛ o frate ' è appellativo che ricorre altre 4 volte, in Pg IV 127, XIII 94, XXIV 55, XXVI 115, con tono e significato ben diverso da quello di If XXIII 109 O frati, i vostri mali - ove D. si rivolge ai frati godenti - e anche di XXVI 112, nella orazion picciola (v. 122). di Ulisse.
Anche l'uso di sostantivi astratti nell'appello è minore nell'Inferno (X 4 O virtù somma; XIV 16 O vendetta di Dio; quanto tu dei / esser temuta; XIX 10 O somma sapïenza, quanta è l'arte / che mostri in cielo) che nel Purgatorio (XVII 73 O virtù mia, e 13 O imaginativa; VI 29 o luce mia; VII 16 O gloria di Latin; XXXI 139, XX 82 O avarizia; XXII 40 O sacra fame / de l'oro; III 8 o dignitosa coscïenza e netta), e, sebbene non sia molto frequente, predomina relativamente nel Paradiso (I 22 O divina virtù; XXIII 85 O benigna vertù; XX 130 O predestinazion; XXX 97 O isplendor di Dio; XXVII 57 o difesa di Dio; XI 1 O insensata cura de' mortali; XVI 1 O poca nostra nobiltà di sangue; XXIV 1 O sodalizio eletto a la gran cena, con cui cfr. Cv I I 7, citato in 4.1.). Si osservi che nel Paradiso comincia con O un maggior numero di canti (cfr. anche II 1 O voi che siete in piccioletta barca) che nell'Inferno (XIX 1) e nel Purgatorio (XI 1 O Padre nostro; XXXI 1).
5.2. L'uso di oh (22 volte nel Paradiso, 14 nell'Inferno e 11 nel Purgatorio) si collega ad alcune distribuzioni costanti: 6 versi cominciano con " Oh! ", diss'io lui (If XXX 34, XXXIII 121, Pg VIII 58, nei quali il codice Ash reca sempre oi; Pg VIII 121 [cfr. Petrocchi, ad l.]; XI 79, XIII 34; nessun esempio nel Paradiso) e uno con " Oh! ", rispuos'elli (Pg V 94; cfr. anche XIII 145 Oh, questa è a udir sì cosa nuova), 6 altri con Oh quanto, Oh quanta (v. 4.2.; e cfr. If IX 9, XXVIII 100 Oh quanto mi parea sbigottito; XXXIV 37 Oh quanto parve a me gran maraviglia, ove alcune tradizioni recano oi; Pd XVI 52, XXIII 130; XXXIII 121 Oh quanto è corto il dire e come fioco, ove si può osservare che una delle forme espressive dell'ineffabile - com'è esplicito in Cv IV V 9: v. 4. - è l'esclamazione) e uno con Oh quali, Pd XVI 109. Nel Paradiso, forse non casualmente, ricorrono le esclamazioni duplici di XI 82 Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!, XIX 85, XXVII 7 Oh gioia! oh ineffabile allegrezza! (ove l'esclamazione continua nei due versi successivi della terzina, egualmente inizianti con oh).
5.3. Per lo più un aggettivo (raramente due) è interposto tra oh e il sostantivo o il pronome su cui s'incentra anche ritmicamente l'esclamazione: If I 129 oh felice colui; II 133 Oh pietosa colei; XII 49 Oh cieca cupidigia e ira folle (si noti il chiasmo, come in Pd XXII 112, citato in 5.); Pg I 26 oh settentrïonal vedovo sito; XI 91 Oh vana gloria de l'umane posse; Pd XIV 76 Oh vero sfavillar del Santo Spiro!; XIX 142 Oh beata Ungheria; XXXI 28 Oh trina luce; XXXIII 82 Oh abbondante grazia. Ma non mancano strutture diverse: più complesse, con incapsulamento di elementi dipendenti (v. 4.2.), come in If XXIII 67 Oh in etterno faticoso manto!; XXXII 13 Oh sovra tutte mal creata plebe (ma il codice Ash reca oi); Pd XXVII 9 oh sanza brama sicura ricchezza! (in Pd XXIII 34 Oh Bëatrice, dolce guida e cara!, la disposizione degli aggettivi è analoga a quella di Pg III 8; v. 5.1.); più semplici, come Oh lasso (If V 112; v. 3. e 4.1.), Oh fortunate! (Pd XV 118), oh maraviglia! (Pg I 134), Oh me! (If XXVIII 123) e l'unicum (Pg V 27) mutar lor canto in un " oh! " lungo e roco, ove l'esclamazione non ha più valore fàtico, ma soltanto fonico.
Si ricordi, infine, la disposizione parallela di Pd XII 79 e 80 Oh padre suo veramente Felice! / oh madre sua veramente Giovanna, ove l'intonazione di giubilo si colora di ritmate risonanze amebee.
6. Di ohi, oi, le 5 attestazioni nella Vita Nuova e l'unica accettabile nella Commedia - nonostante oi ritorni in alcuni luoghi quale variante di oh - ricorrono di fronte a sostantivi di una particolare sfera semantica (‛ anima ', ‛ core ', ‛ intelletto ', ‛ occhi ', e ‛ ombre ', in quanto " anime dei morti ") e in contesti densi di dolente commozione.
In Vn XXIII 10 - unica attestazione in prosa - l'esclamazione Oi anima bellissima è preceduta da sì forte era la mia imaginazione, che piangendo incominciai a dire; con Oi nobile intelletto (XXXIV 11 12) si aprono le parole dei sospiri che piangendo uscivan for de lo... petto (v. 9), anzi di quei che n'uscian for con maggior pena (v. 12). Analogo è il contesto di XXXII 5 2 Venite a intender li sospiri miei, / oi cor gentili, ché pietà 'l disia (cfr. vv. 5-8). In XXXVII 6 2 L'amaro lagrimar che voi faceste, / oi occhi miei, e XXXVIII 10 9 Oi anima pensosa, la partecipazione affettiva è trasferita dal soggetto all'oggetto cui D. si rivolge. In Pg II 79 Ohi ombre vane, fuor che ne l'aspetto! (ove alcune tradizioni manoscritte recano o), la terzina precedente denota ancora una profonda partecipazione sentimentale; cfr. vv. 76-77 Io vidi una di lor trarresi avante / per abbracciarmi, con sì grande affetto.
Bibl. - E. Auerbach, D. als Dichter der irdischen Welt, Berlino-Lipsia 1929, 46-48; P. Boyde, Dante's Style in his Lyric Poetry, Cambridge 1971, 277-280.