OASI (gr. ὄασις, che si riporta a una voce egizia uah, in significato di stazione)
È il nome dato alle aree, di solito assai ristrette e disseminate in mezzo ai deserti, nelle quali, per la presenza di acqua, sono possibili le colture (in prima linea della palma dattilifera) e dove perciò possono insediarsi gruppi di popolazione. L'acqua può avere diversa provenienza, o da un fiume (oasi di Merv nel Turkestan), o da sorgenti (oasi di Sīwah), o più spesso da falde sotterranee di non grande profondità che vengono raggiunte mediante pozzi; da essi l'acqua è poi sollevata e distribuita con varî mezzi (la maggior parte delle oasi del Sahara italiano; oasi dello Mzāb, ecc.). Più raro è il caso di oasi create col trasporto d'acqua da lontano, mediante acquedotti, come nell'antica Palmira. Si comprende agevolmente come, tranne in quest'ultimo caso, le oasi si trovino di preferenza in zone depresse, o lungo il corso di uadi (oasi del Fezzan: U. el-Agiál, U. Abergiúsc) o in depressioni d'altro genere, spesso poste sotto il livello marino. Dal punto di vista morfologico le più interessanti sono le depressioni alberganti le oasi del Deserto Libico, depressioni che oggi i più propendono a ritenere prodotte dall'azione di scavo e di asporto di materiali (deflazione) operata dal vento.
L' estensione delle singole oasi è limitata dalla quantità d'acqua disponibile, la quale perciò viene sapientemente utilizzata e distribuita, spesso con norme rigorose. La distribuzione avviene per lo più mediante una rete di canali abilmente sistemati, sì da recare il prezioso alimento su tutta l'area coltivata. Questa è perciò scrupolosamente custodita e la proprietà è di solito molto frazionata: i singoli appezzamenti sono ricinti da siepi e ogni palmo del terreno è utilizzato. La popolazione è per solito sedentaria e vive disseminata nelle oasi, dove ogni proprietario di terreno ha la sua casa; non mancano peraltro esempî di popolazioni che vivono abitualmente in agglomerazioni urbane fuori dell'oasi e hanno poi case di campagna nelle singole proprietà (Mzāb; v.).
Poiché l'estensione dell'oasi non si può ampliare, mentre la popolazione tende a moltiplicarsi, si arriva facilmente al sovrapopolamento, onde caratteristiche di molte oasi sono le migrazioni di gruppi che a un certo momento lasciano le loro sedi e vanno a cercare altrove lo spazio e i mezzi per vivere.
Accanto all'elemento sedentario, si ha spesso nelle oasi un elemento di popolazione nomade; anzi talune piccole oasi, povere di risorse, sono visitate esclusivamente da nomadi, che le frequentano periodicamente, abbandonandole quando i pascoli per le greggi e le altre magre risorse si esauriscono.
Spesso le oasi rappresentano aree di rifugio o di accantonamento dove gruppi di popolazioni hanno conservato linguaggi, usi, costumanze proprie, ovvero riti religiosi, ecc. (oasi dello Mzāb e di Cufra nel Sahara; oasi del Neǵd in Arabia).
Nel Sahara, dove si hanno le oasi più tipiche, la loro distribuzione spaziale ha grande importanza perché ha determinato le direttrici delle vie carovaniere transahariane; tutto il traffico carovaniero era, e, dove ancora sussiste, è tuttora legato all'utilizzazione delle oasi come luoghi di tappa e di rifornimento. Da ciò anche l'importanza del possesso di taluni gruppi di oagi che rappresentano veri e proprî nodi stradali.
Manca un calcolo complessivo dell'area totale delle oasi sahariane. Fuori del Sahara s'incontrano oasi dello stesso tipo in Arabia, nell'Asia centrale, nell'Irān; invece nei deserti australiani, come per esempio nel Kalahari, mancano vere e proprie oasi, almeno del tipo classico (a palme, e a tre piani di vegetazione).
Vegetazione. - Il popolamento vegetale delle oasi si addensa in corrispondenza d'un punto di affioramento di acque del sottosuolo o di scorrimento superficiale o subalveo. La coltura principale è quella della palma dattilifera. Data l'alta temperatura e la secchezza dell'aria la quantità d'acqua richiesta dalla coltura del dattero è molto notevole; J. Massart riferisce che nell'oasi di Ourhir (Sahara algerino), dell'estensione di 125 ettari, sette pozzi artesiani, fornenti 8000-9000 litri complessivi d'acqua al minuto, bastano appena alla coltura di 25.000 palme. Oltre al dattero vengono poi coltivati all'ombra delle palme, nelle oasi sahariane il fico, l'albicocco, il melograno, orzo, legumi, foraggi; e all'infuori di queste specie di valore economico, la flora, poverissima, si riduce alla mescolanza di alcune specie locali, capaci di fruire d' una condizione d'ombra, con poche ruderali dotate di larghissima diffusione. Nei deserti tlella zona extratropicale il carattere geografico si rivela anche per la composizione dello stesso popolamento arboreo delle oasi. Così nelle oasi della regione transcaspiana e di Gobi la vegetazione arborea è formata da specie dei generi Populus, Salix, Ulmus, Fraxinus e da boscaglie di Rubus, Rosa, Cantaeous, Lonicera; in quelle dell'America Settentrionale dai generi: Populus, Salix, Prosopis, ecc.
V. tavv. XIII e XIV.
Bibl.: E. Warming, Lehrbuch der ökologischen Pflanzengeographie, 3a ed., Berlino 1918; J. Massart, Un voyage botanique au Sahara, in Bull. Soc. Royale de Botanique de Belgique, XXXVII, Bruxelles 1898; E. F. Gautier, Le Sahara, Parigi 1928.