obedienza (ubbidenza; ubidienza)
Tra le opere canoniche di D. è presente solo nel Convivio, nella forma ‛ obedienza '; in Fiore LXIV 11 ubbidenza, e in Rime dubbie XVIII 14 ubidienza.
Per la " capacità di accettare la volontà di chi ci comanda o ci esorta a compiere un'azione ", la " virtù di obbedire ", in Cv I V 5 colui che è ordinato a l'altrui servigio dee avere quelle disposizioni che sono a quello fine ordinate, sì come subiezione, conoscenza e obedienza; VII 2 Obediente è quelli che ha la buona disposizione che si chiama obedienza; IV XXIV 11 Dà adunque la buona natura a questa etade quattro cose, necessarie a lo entrare ne la cittade del bene vivere. La prima si è obedienza; così ai §§ 12, 13 e 15, XXV 11.
Nel senso di " soggezione ", " sudditanza ", in Cv I VII 2 La vera obedienza conviene avere tre cose, sanza le quali essere non può: vuole essere dolce, e non amara; e comandata interamente, e non spontanea; e con misura, e non dismisurata; così ai §§ 4, 5, 6, 7 (due volte), 9 e 10; IV VI 5 ‛ autentin '... tanto vale in latino quanto ‛ degno di fede e d'obedienza '... ‛ autoritade ' vale tanto quanto ‛ atto degno di fede e d'obedienza '. [Onde, quand'io provi che Aristotile è dignissimo di fede e d'obedienza], manifesto è che...; e così ai §§ 6 e 7; XXIV 16 al padre si dee riducere ogni altra obedienza; Fiore LXIV 11.
Per estensione nel senso di " ordine ", " comando ", in Rime dubbie XVIII 14 Merzè vi chero a vostra provedenza, / ch'i' senta gioia per alcun sentore / ch'io sie servente a vostra ubidienza.