FALLAMONICA, Oberto (Obertus Fallomonachus)
Nacque agli inizi del sec. XIII, con ogni probabilità a Genova. Secondo il Winkelmann, che si fonda su un atto, conservato nell'Archivio della cattedrale di Agrigento, in cui compare la sottoscrizione del F. in arabo, era di origini saracene.
Tuttavia, l'esistenza di una famiglia Fallamonica a Genova è attestata già nel sec. XII, quando erano attivi alcuni suoi membri, come Opizzo, che fu consigliere del Comune nel 1157, e come Pasquale, che fu testimone all'accordo stipulato tra Genova e Pisa nel 1188. Di un certo rilievo fu nei primi decenni del secolo successivo Ogerio Fallamonica, che nel 1218 venne incaricato dal Comune, insieme con Simone Bufferio, di ricevere il giuramento di fedeltà di Ventimiglia, sconfitta dalla potenza genovese, e che due anni dopo fu inviato nuovamente in quella città, per ottenere il rilascio di alcuni prigionieri catturati dal conte Manuele di Ventimiglia. Sempre nel 1220 Ogerio fu degli Otto nobili, incaricati di affiancare il podestà forestiero; nel 1224, come consiliator, fu presente alla stipula del trattato concluso tra Genova e i consoli di Narbona con Aimerico, visconte di Ventimiglia. La famiglia Fallamonica dovette essere legata alla corte imperiale, perché dopo il 1239, anno in cui si consumò la frattura fra Genova e Federico II, nessun membro di essa sembra aver rivestito in città incarichi pubblici di un qualche rilievo, almeno fin quando lo scontro fu più acceso.
L'origine genovese del F., infine, può essere confermata dall'interessamento che il Comune ligure dimostrò per lui, dopo la sua caduta in disgrazia alla corte di re Manfredi.
Sulle vicende del F. nulla sappiamo fino al 1239, anno in cui appare come funzionario da tempo inserito nell'amministrazione imperiale. La presenza di genovesi alla corte di Federico II è, del resto, ben nota ed è attestata anche negli anni in cui più accanito fu lo scontro tra le due potenze, perché Federico fu costretto ad affidare proprio a genovesi il compito sia di condurre le campagne navali contro il Comune di Genova nemico, sia di alimentare, a titolo privato, il commercio cerealicolo, fondamentale per l'Erario, ma ufficialmente interrotto all'esplodere del conflitto. Il F. compare per la prima volta in un documento del 5 ott. 1239, ma doveva già da tempo far parte dell'amministrazione imperiale, rivestendo la carica di "magister portulanus Siciliae ultra fiumen Salsum"; nell'ottobre del 1239 risulta ad ogni modo ricoprire la carica di "secretus Panormi", col compito di sovraintendere alle finanze del Regno, in collaborazione con il "secretus" di Messina.
Sul finire di quello stesso anno Federico II, che si trovava in Lombardia, gli affidò una serie di importanti incarichi: di insediare "in portu. Trapani ... custodem et notarium" (5 ottobre); di ricevere i beni confiscati ai sudditi che si fossero rifiutati di lasciare la Curia romana per fare ritorno in Sicilia (10 ottobre); di nominare due baiuli per ogni chiesa vacante nella sua giurisdizione, onde provvedere ad amministrare tali beni ecclesiastici (10 ottobre). Il F. ebbe, poi, il delicato incarico di favorire l'esportazione di cereali dalla Sicilia, mantenendo rapporti commerciali con cittadini genovesi, nonostante l'interruzione di regolari traffici imposta dallo stato di guerra. Così, Federico II confermò a Niccolò di Ansaldo Di Negro il contratto di acquisto di una grossa partita di grano, stipulato con l''ntermediazione del F. (17 novembre); i buoni uffici di quest'ultimo servirono anche ad altri genovesi, come Enrico Di Negro ed Ansaldo De Mari, sempre per trafficare grano. Poiché le gravi difficoltà, attraversate dall'Erario imperiale per far fronte alle pesanti spese militari, avevano costretto Federico ad accettare prestiti particolarmente onerosi, al F. toccò il compito tutt'altro che agevole di reperire le entrate necessarie per saldare gli interessi, pari al 3% al mese, sulla forte somma che l'imperatore aveva ottenuto da alcuni mercanti romani (6 dicembre). Come secretus di Palermo, il F. dovette favorire anche alcune iniziative economiche, che l'intraprendente colonia ebrea, proveniente dal "Garbo" (Algarve), aveva avviato con il beneplacito imperiale. In questo quadro, oggetto di attenzione del F. furono la messa a coltura di un palmeto da datteri presso Palermo; il tentativo di dare vita in Sicilia alla coltivazione di piante, legate alla produzione di materie coloranti, l'indaco e la henna; lo sforzo perché a Palermo continuasse la produzione di zucchero. L'intera colonia ebrea fu sottoposta a controllo, a causa dei dissidi verificatisi al suo interno; agli ebrei provenienti dal "Garbo" fu permesso di nominare un "magister", ma non di costruire una nuova sinagoga. Secretus per la Sicilia oltre il fiume Salso, il F. era alle dipendenze di Sancione di Capua, collettore imperiale per quella zona; appunto a Sancione Federico affidò il compito di controllare il rendiconto delle entrate erariali, che il F. era tenuto a presentare ogni tre mesi (23 dic. 1239). L'anno seguente il F. dovette ancora occuparsi sia del commercio cerealicolo (una grossa partita di grano fu comperata nel gennaio da un gruppo di mercanti pisani), sia del pagamento dei forti debiti contratti dal Tesoro imperiale.
Alla fine di febbraio del 1240 Federico, che si trovava presso Viterbo, convocò un "colloquium generale" presso Foggia, per la successiva festività delle Palme (8 aprile) e al F., come agli altri funzionari, fu ordinato di presentarsi a corte per quella data. Allora le sue competenze furono estese a tutta la Sicilia, come fanno pensare il titolo di "secretus Siciliae", con cui è ricordato in un documento del 2 maggio, o quello di "doanerius de secretis et questorum magister per totam Siciliam", presente in un atto del 3 maggio. In questa funzione egli fu affiancato da un giudice e da due notai. Le sue competenze riguardavano, tra l'altro, il controllo dei porti siciliani e la gestione delle entrate del palazzo imperiale a Palermo. A probabile che in questi anni egli abbia imparato l'arabo, come lasciano intendere sia la sottoscrizione del documento già ricordato, sia il fatto che egli venne impiegato per missioni diplomatiche presso corti saracene. Secondo gli Annales Siculi, il F. si recò infatti in Marocco, nel 1242 o nel 1243, e nel 1244 fu inviato in Spagna presso un emiro, di cui accompagnò poi l'ambasciatore in Toscana, dove si trovava allora l'imperatore. Ritornato a Palermo, nel settembre di quello stesso anno 1244 provvide a mettere all'asta gli introiti del Demanio imperiale in tutta la Sicilia.
È questa l'ultima notizia che abbiamo su una sua attività presso la corte sveva. Più tardi, forse dopo la morte di Federico, fu accusato di malversazioni e arrestato. Nel 1253 egli scrisse, definendosi "civis Panormi", a Genova a due suoi procuratori, per ricordare le commende da lui fatte ad alcuni mercanti genovesi, tra cui Ogerio Fallamonica. (Genova, Biblioteca civica Berio, m.r. III, 4,7: Foliatio notariorum [ms. sec. XVIII], I, c. 517r). Trattenuto in carcere per non aver saputo fornire un rendiconto convincente sul periodo in cui aveva rivestito la carica di secretus, fu liberato dal re Manfredi nel 1259, su pressione del Comune genovese. In ottemperanza delle clausole del trattato concluso con la città ligure il 17 settembre il re restituì inoltre al F. anche i suoi beni immobili, a patto che consegnasse in ostaggio due figli, finché non avesse deposto la "racio" del suo operato. La data della morte del F. è, allo stato attuale delle ricerche, ignota.
Fonti e Bibl.: Liber iurium Reipublicae Genuensis, a cura di E. Ricotti, in Monum. historiae patriae, VII, Augustae Taurinorum 1854, doc. DCCCCXVIII, col. 1295; Historia diplomatica Friderici secundi, a cura di J. L. A. Huillard Bréholles, V, 1, Parisiis 1857, e 2, ibid. 1859, ad Indicem; VI, 1, ibid. 1860, ad Indicem; Annales Siculi, a cura di G. H. Pertz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XVIIII, Hannoverae 1866, p. 497; E. Winkelmann, Acta Imperii inedita saeculi XIII et XIV, I, Innsbruck 1880, ad Indicem; C. Imperiale di Sant'Angelo, Genova e le sue relazioni con Federico II re di Svevia, Venezia 1923, pp. 87, 96 ss., 101, 104; V. Vitale, Il Comune del podestà a Genova, Milano-Napoli 1951, pp. 272, 285; E. Kantorowicz, Federico II imperatore, Milano 1976, p. 606.