FOGLIETTA, Oberto
Figlio di Biagio, il F., che non va confuso con l'omonimo cronista genovese del secolo XVI, nacque presumibilmente a Genova, intorno al 1420. Provenendo da una famiglia di tradizione notarile, non dovette avere difficoltà ad inserirsi nel locale Collegio dei notai.
Oberto senior, nonno paterno, esercitò la professione notarile a Genova tra il 1379 e il 1404 (Arch. di Stato di Genova, Not. Oberto Folieta sen., cartulari 444-455); il padre, Biagio senior, risulta in attività tra il 1406 ed il 1440 (Ibid., Not. Biagio Folieta sen., filze 564-568). Altri membri della famiglia Foglietta figurano nella pandetta dei notai nell'Archivio di Stato di Genova. Come già il padre, di cui riprese in buona parte anche il signum tabellionis, il F. ebbe la qualifica di notaio imperiale (publicus imperiali auctoritate notarius), che consentiva di esercitare la professione anche al di fuori dei confini del territorio genovese. Per quanto la prima filza di documenti a lui attribuita rechi come prima data il 1436, è probabile che in tale periodo egli si limitasse ad affiancare il padre come scrivano apprendista.Intorno al 1445 il F. figura già con posti di responsabilità nell'ambito del Collegio dei notai. Il 18 ott. 1446 era tra i Clavigeri matricule avacancium, ai quali era assegnato l'incarico di custodire la graduatoria dei vacanti, gli aspiranti ancora non ammessi a far parte del Collegio; il 21 ott. 1448, insieme con altri colleghi ricopriva il delicato incarico di esaminatore del Collegio. L'attività notarile sarà, per tutto il corso della sua esistenza, la maggiore occupazione, testimoniata dalle 40 filze di documenti tuttora conservate.
L'ingresso del F. nella vita politica genovese avvenne nella seconda metà del secolo con brevi e sporadiche apparizioni tra i membri del Consiglio degli anziani. Nell'ultimo quarto del secolo, invece, il suo nome compare con puntuale ricorrenza nei registri governativi. Dopo aver fatto parte, nel 1466, degli Otto riformatori dei capitoli della Repubblica, il F. figura, il 16 giugno 1471 tra i membri dell'Officium Catalonie, magistratura straordinaria formata per affrontare il problema dei continui attacchi dei pirati catalani contro le navi genovesi. In tale veste si occupò dell'armamento di una flotta di triremi e dei problemi organizzativi e finanziari ad essa relativi. Tale incarico non dovette durare oltre il 14 agosto, data in cui vennero rinnovati i membri di tale magistratura; il 24 settembre dello stesso anno, il F. venne eletto, insieme con altri tre colleghi, ufficiale di Misericordia, con l'incarico di provvedere ad una equa ripartizione delle elemosine ricevute. Ben più delicato fu l'incarico che gli venne affidato nel giugno del 1476, quando il governatore Guido Visconti ed il Consiglio degli anziani lo inviarono come ambasciatore a Milano, insieme con Antonio Spinola, Giovanni Salvago e Bartolomeo Giustiniani, per tranquillizzare il duca Galeazzo Maria Sforza riguardo alla congiura di Girolamo Gentile.
Nella primavera di quell'anno Girolamo Gentile aveva organizzato, senza successo, una rivolta al fine di sollevare la città contro la dominazione sforzesca e lo stesso governatore di Genova. Fallita la congiura, il Gentile aveva comunque ottenuto, per sé ed i suoi seguaci, una cospicua somma di denaro ed un salvacondotto per riparare fuori della città. Tale accordo aveva notevolmente sorpreso Galeazzo Maria, che minacciava al contrario di aumentare la pressione politica e militare su Genova. L'invio dell'ambasceria alla quale partecipò il F. convinse però il duca di Milano a ratificare gli accordi siglati con il ribelle, e a non inviare altri contingenti armati nella città ligure.
Ritornato nel frattempo in patria, il F. figurava, il 16 ott. 1476, fra gli incaricati di organizzare l'ambasceria del giureconsulto Francesco Marchesio, inviato in Francia in seguito alla cattura di navi genovesi da parte della flotta francese.
La morte dello Sforza, avvenuta nel dicembre 1476, recò importanti mutamenti nella vita politica genovese. Nella primavera del 1477 la città si ribellò alla presenza militare sforzesca e lo stesso governatore venne imprigionato. Al fine di ripristinare il dominio sulla città la vedova di Galeazzo, Bona di Savoia, affidò a Roberto di Sanseverino la guida del suo esercito. In questa spedizione era presente anche il fuoruscito genovese Prospero Adorno, il quale, entrato da solo con le sue truppe in città, assunse l'incarico di governatore.
Nel corso di questa prima fase dell'avventura dell'Adorno, il F. venne chiamato il 27 sett. 1477 a far parte di una magistratura straordinaria, l'Officium rerum Florentinarum, con il compito di controllare possibili azioni militari da parte della città di Firenze, all'epoca alleata dei Milanesi. Il 7 genn. 1478 il F. figurava anche tra gli Ufficiali di Virtù, incaricati del controllo dei costumi in città.
Nel frattempo l'Adorno, ormai inviso ai Milanesi che volevano deporlo, sollevò la città contro gli Sforza ed assunse il titolo di doge, governando Genova affiancato da dodici capitani (9 agosto). Il 29 settembre il F. venne chiamato dal Gran Consiglio cittadino a far parte dei dodici nuovi capitani destinati a governare per i tre mesi successivi.
La caduta dell'Adorno (25 nov. 1478) non compromise la fortuna politica del F. il quale, pur non figurando mai tra le personalità di rilievo del ceto dirigente genovese, continuò a ricoprire importanti cariche nelle istituzioni cittadine. Il 6 sett. 1479 il F. compare tra i membri del Consiglio degli anziani, carica che ricoprì anche nel 1482, e nel 1483. Le continue minacce che colpivano in quegli anni la colonia genovese di Chio, presa di mira dalla flotta turca, costrinsero la città ad istituire un'altra magistratura straordinaria, l'Officiurn Chii, alla quale il F. partecipò nell'agosto 1480 e, diversi anni più tardi, nel maggio 1487.
Nel luglio 1481 il F. era ufficiale in carica presso il Banco di S. Giorgio. Un anno dopo, ottenne dal Gran Consiglio il voto favorevole della maggioranza con la proposta di chiedere un prestito al Banco di S. Giorgio o di imporre un prelievo fiscale straordinario al fine di raccogliere il denaro necessario per armare nuove navi ed evitare così rischi di guerre. Il 25 febbr. 1483 il F. venne nominato tra i cittadini incaricati di studiare le proposte avanzate dal predicatore francescano Angelo Carletti al fine di provvedere alle necessità dei poveri mediante l'istituzione del Monte di pietà. Il 4 nov. 1484 il suo nome figurava tra quelli dei componenti dell'ufficio di Balia, nel dicembre 1485 era tra gli otto revisori incaricati di studiare i diritti del Comune nell'ambito dei rapporti con il Banco di S. Giorgio, mentre un anno dopo, il 28 ag. 1486, venne chiamato a far parte di un gruppo di dodici consiglieri (Deputati ad salutem civitatis) da affiancare al doge ed agli Ufficiali di guerra per provvedimenti relativi ai nuovi movimenti fiorentini contro Sarzana.
Gli atti conservati presso l'Archivio di Stato di Genova ci informano distesamente anche sugli ultimi anni di vita del F., il quale continuò a ricoprire numerosi incarichi: nel maggio 1489 faceva parte dell'Officium Nicee, magistratura straordinaria creata per far fronte agli atti di pirateria di Giovanni Galiano da Nizza. Nel 1490 fu membro dell'Officium maris ed anche ufficiale delle frontiere; il 27 ag. 1491 infine egli era nominato tra i nuovi Clavigeri Sacre Parapsidis, incaricati della custodia delle chiavi del forziere che conteneva il "sacro catino". Nell'aprile 1493 il F. compare tra i membri dell'Officium frontierarum.
A partire da quel momento egli abbandonò, probabilmente in ragione dell'età avanzata, l'attività politica. L'ultima filza di documenti a lui attribuita, anche se forse mista con atti di altri notai, riporta come ultima data il 1504; la morte del F. si può quindi verisimilmente collocare tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo.
Suo figlio Biagioiun., anch'egli notaio, figura in attività tra gli anni 1482-1499 (Arch. di Stato di Genova, Not. Biagio Foglietta iun., filze nn. 1243-1243ter). Non sono dimostrabili con precisione eventuali legami di parentela del F. con altri notai della famiglia Foglietta: Agostino, attivo tra il 1477 ed il 1509; Cipriano (1488-1529); Giovan Battista (1489-1529).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Arch. segreto, Diversorum 603, c. 39r; 604, cc. 15v-16v, 19v-20v; 605, cc. 90rv, 92v-93r; 608, cc. 96r-97r; 612, cc. 2r, 59v-61v, 117r; 616, cc. 52v- 53r, 54v-55v; 619, cc. 11r-13r; 620, cc. 55v-56r; 621, cc. 22r-23r; 622, cc. 40r-41r; 624, cc. 13rv, 57v-58r, 63rv; 628, cc. 35v-36r; 629, cc. 56v-57r; 631, cc. 67r-v, 71r-v; 632, cc. 31v-32v; 638, c. 67r; 639, cc. 8r, 18rv, 176v-177r; 641, cc. 52v-53r; 642, cc. 109r-110r; Ibid., Arch. segreto, Instructiones 2707b, n. 67 (1476); Ibid., Notai giudiziari, filze 35-36; Ibid., Notai ignoti, Diversorum 1444-1450, ms. 408, cc. 18r, 20r, 30r, 36rv; Ibid., Not. Oberto Foglietta iun., filze 721-760; A. Gallo, Commentarii de rebus Genuensiurn et de navigatione Columbi, a cura di E. Pandiani, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXXIII, I, pp. 34, 54, 75; A. Giustiniani, Castigatissimi Annali... di Genova, Genova 1537, cc. CCXXIIv, CCXXXIIr, CCXLr; C. Varese, Storia della Repubblica di Genova, IV, Genova 1836, pp. 44 s.; M. Bruzzone, Il Monte di Pietà di Genova 1483-1810, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XLI (1908), p. 18.