occamismo
Le dottrine filosofico-teologiche di Guglielmo di Occam (➔) e dei suoi seguaci, come Gregorio da Rimini, Giovanni di Mirecourt, Nicola d’Oresme, Giovanni Buridano, Pietro d’Ailly, Marsilio di Inghen, Gabriel Biel. La generale caratteristica dell’o. è la posizione critica di fronte all’aristotelismo e ai tentativi di stabilirne la concordia con la teologia (quindi in partic. contro il tomismo). Di qui, da un lato, la netta distinzione tra filosofia e teologia, dall’altro, la critica dei capisaldi della metafisica e della fisica aristotelica: di particolare rilievo l’accento posto sulla realtà individuale come oggetto diretto di conoscenza contro i procedimenti astrattivi (l’universale non ha alcuna corrispondenza nella realtà ma è solo termine di un processo di generalizzazione e allontanamento dall’esperienza: ➔ nominalismo); la critica del concetto di sostanza e di causa (soprattutto in Nicola di Autrecourt); il fermo volontarismo; l’approfondimento delle strutture logiche del discorso e del linguaggio (in rapporto all’analisi dei segni, sciogliendone il nesso con la cosa significata). Questa posizione critica nei confronti dell’aristotelismo rendeva gli occamisti assai più autonomi anche rispetto alla fisica aristotelica: di qui, proprio in campo occamista, l’affacciarsi dell’ipotesi della pluralità dei mondi, del moto della Terra, la teoria dell’impetus, ecc. In teologia si svolgono da un lato le analisi logico-grammaticali in senso nominalistico, dall’altro si rende il discorso teologico più autonomo dalle strutture aristoteliche, oltre allo svolgimento di alcune tesi fondamentali (ma variamente sostenute): una forte limitazione dei poteri della ragione (anche per le dimostrazioni dell’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima, sottoposte a critica), l’accentuazione – in rapporto al volontarismo – dell’assoluta potenza di Dio (de potentia Dei absoluta) con importanti conseguenze sia nel campo della dottrina della giustificazione e della grazia sia nel campo delle ipotesi fisiche. L’o. ha avuto larghissima influenza nel periodo tra il Trecento e il Seicento, contribuendo alla progressiva dissoluzione dell’aristotelismo scolastico.