OCCHIALI (fr. lunettes; sp. anteojos; ted. Brille; ingl. spectacles)
"In senso lato occhiale è un mezzo qualsiasi, schermo, vetro o lente, che posto innanzi agli occhi modifica i raggi luminosi che lo attraversano per entrare in questi, sia per ciò che concerne l'intensità e il colore, sia per quanto riguarda la direzione. In senso stretto, esso è una lente, che posta immediatamente innanzi all'occhio, ne corregge i vizî di rifrazione, tanto statica che dinamica (ipermetropia, miopia, astigmatismo presbiopia, ecc....)". Si deduce chiaramente da questa definizione di G. Albertotti la sostanziale differenza intercorrente fra le lenti, che offrono all'occhio un'immagine ingrandita e fanno corpo, per così dire, con l'oggetto stesso, e gli occhiali, che fanno corpo col sistema diottrico dell'occhio e, correggendone i difetti, permettono all'occhio stesso di vedere come se funzionasse normalmente, offrendo alla visione un'immagine dell'oggetto perfettamente identica alla realtà. Solo il non aver tenuto presente questa fondamentale distinzione fra lenti e occhiali (distinzione del resto già chiaramente lumeggiata da B. Daza de Valdés nella sua opera, Uso de los antojos para todo genere de vistas, Siviglia 1623) ha permesso di attribuire l'invenzione degli occhiali a Ruggero Bacone, il quale si limita a trattare della lente d'ingrandimento e a osservare che i vecchi e i deboli possono giovarsi di vetri opportunamente molati: può quindi, per questo, essere al più considerato un precursore dell'invenzione degli occhiali. La quale - e non si tiene conto delle leggende ed equivoci che l'hanno fatta risalire all'antichità classica, se non addirittura agl'Indiani o ai Cinesi - è stata fatta in Italia, con tutta probabilità a Venezia, nel sec. XIII.
Giova qui ricordare che in realtà il primo sussidio escogitato dagli uomini per ovviare agl'inconvenienti di una vista difettosa è stato uno specchio concavo che riproducesse ingrandite le immagini degli oggetti illuminati posti fra esso e il suo fuoco. Basta riflettere infatti che l'attenzione dell'uomo prima che dalla rifrazione della luce attraverso un mezzo è stata attratta dalla sua riflessione; basta osservare come ancora nel secolo XVI è attestato, accanto a quello degli occhiali, l'uso di uno specchio concavo come mezzo "per conservar la vista e confortarla nello scrivere di continuo, che è assai meglio di vetro che d'acciaio" secondo quanto affermava Giambattista Palatino nel descrivere verso il 1545 i varî strumenti dell'arte scrittoria. La più antica testimonianza iconografica finora nota di questo strumento (che troviamo usato senza che ci sia concesso precisare quando fu introdotto nell'uso) è in un affresco di Tomaso da Modena (metà del sec. XIV) in S. Nicolò di Treviso, rappresentante S. Girolamo che studia e che ha presso di sé sul leggio, uno specchietto concavo incastrato in un corno. Lo strumento aveva peraltro l'inconveniente delle immagini speculari, nelle quali è invertito il destro col sinistro.
Per tornare agli occhiali, si ricorda che nella Cronaca del convento di Santa Caterina di Pisa (edita in Arch. stor. ital., 1848, pp. 397-633) è detto che il frate domenicano Alessandro della Spina "ocularia ab aliquo primo facta et communicare nolente, ipse facit et communicavit". Fondandosi essenzialmente su questa testimonianza, tutta una tradizione di eruditi e di studiosi - ultimo Isidoro del Lungo - ha rivendicato ad Alessandro della Spina (morto nel 1313) il merito dell'invenzione, diversamente spiegando l'inciso "ab aliquo primo facta". Ferdinando Leopoldo del Migliore, sulla scorta - come egli afferma - di un "sepultuario antico" asserisce (in Firenze città nobilissima illustrata, Firenze 1684) che nella chiesa di S. Maria Maggiore in Firenze esisteva un'iscrizione funebre, datata 1318, dedicata a Salvino degli Armati "inventore degli occhiali" e identifica l'aliquis della cronaca pisana con Salvino. Da allora la fama di Salvino degli Armati come inventore degli occhiali fu largamente assicurata, tanto che, verso la metà del secolo scorso - probabilmente nel 1841 in occasione del III Congresso scientifico di Firenze - fu eretto a Salvino un monumento nel chiostro di S. Maria Maggiore. Solo le indagini d' Isidoro del Lungo hanno chiaramente mostrato come l'affermazione di F. L. del Migliore sia pura e semplice mistificazione. Il del Lungo conchiudeva di nuovo, come si è detto, per Alessandro della Spina. Ma contro questa affermazione G. Albertotti mostrava che in alcuni capitolari delle arti veneziane sin dalla fine del sec. XIII si fa ricordo di roidi da ogli (occhiali) come di oggetti distinti dalle lapides ad legendum (lenti) e già da tempo fabbricati a Murano. Pur non contestando il merito di fra Alessandro della Spina come reinventore e diffusore degli occhiali, l'Albertotti - e le sue conclusioni sono state largamente accettate - ha rivendicato a qualche ignoto vetraio veneziano del Duecento il merito della scoperta. La più antica rappresentazione pittorica degli occhiali che finora si conosca è il ritratto del cardinale Ugo di Provenza, dipinto (1352) dallo stesso Tomaso da Modena nel capitolo di San Nicolò in Treviso.
Applicazione empirica, a lungo osteggiata dagli oculisti, divenuta più razionale dopo gli studî di J. Kepler, gli occhiali furono usati con qualche criterio dopo gli studî di K. Stellwag, e definitivamente con criterî razionali dopo gli studî (1864) di Fr. C. Donders. Degli occhiali colorati, o conserve, si fa cenno verso la fine del 1600; sempre verdi o azzurri perché colori, da Plinio in poi, considerati graditi e riposanti; fatti di tinta cosiddetta neutra da Ch. Chevalier nel 1823. Per la misura degli occhiali si tenne sempre la lunghezza focale delle loro lenti, espressa dapprima in pollici, e solo nel 1872 in decimali metrici, prendendo per unità la diottria, introdotta da Ferdinando Monoyer. Nel 1843 Carlo Federico Gauss introduce le formule geometriche della diottrica col geniale concetto dell'approssimazione puntiforme, e C. Sturm (1845) quelle per l'astigmatismo. Viene intrapreso con indirizzo scientifico lo studio dell'acutezza visiva, la "oculi potentia qua cernit" di Celso e per opera di R. Hoske, di T. Meyer, di J. Jurin, viene fissato come limite l'angolo visivo di un minuto, sulla cui base (1863) H. Snellen e M.-A.-F. Giraud-Teulon costruirono gli ottotipi "ad visum determinandum" tuttora adoperati. Per questo limite di discernibilità si sarebbe trovata poi (A. Kölliker, 1852; E. Müller, 1854; M. Schultze, 1859) una base anatomica nella grandezza degli elementi risolvibili dalla retina. Furono determinati i limiti del campo visivo, per la cui misura, a un primo apparecchio di J. Purkyně si sostituì (1867) il perimetro di R. Forster, ancora adoperato.
Montatura degli occhiali. - Due sono i tipi di montatura degli occhiali: a stanghette e a stringinaso. Quest'ultimo tipo, che una volta era il più usato, va man mano lasciando il posto al primo. Alle montature in metallo che bene si adattavano nel passato per le piccole lenti e le poche esigenze di estetica, si sono sostituite le montature di materie plastiche, tartaruga e imitazioni, migliori delle precedenti per le loro doti di leggerezza, solidità, estetica e convenienza. Le montature in celluloide, apparse per la prima volta verso il 1910 per gli occhiali da sole, sono attualmente usate su larga scala. Il procedimento normale di lavorazione consiste nel togliere l'occhiale grezzo e le aste da un foglio di celluloide di dato spessore e poi lavorarlo con macchine speciali per la profilatura, la tornitura dei cerchi, la piegatura e saldatura delle parti sporgenti, la calibratura, il montaggio delle cerniere, la pulimentatura e il montaggio definitivo delle parti, la piegatura e rettifica e la lucidatura finale. Il montaggio delle lenti viene normalmente praticato negli stessi negozî di strumenti ottici.
L'industria degli occhiali, in Italia, è nata nel 1877 nel Cadore, dove attualmente esistono numerosi laboratorî in grado di produrre tutti gli articoli necessarî all'occhialeria in tutte le diverse specialità. Ogni fabbrica si è specializzata in un determinato ramo della produzione: due sole però lavorano le lenti; le altre si limitano alla fabbricazione delle montature e degli astucci. A Milano si fabbricano lenti per occhiali. La produzione italiana, però, non è sufficiente al consumo interno: nel 1932 s'importarono q. 52 di lenti per occhiali e q. 2075 di occhiali, contro una esportazione trascurabile. Vedi anche ottici, strumenti.
Bibl.: Oltre quella cit. alla voce oculistica, v.: G. Albertotti, Note critiche e bibliografiche riguardanti la storia degli occhiali, in Annali di ottalmologia e clinica oculistica, XLIII (1914), pp. 328-356; I. Del Lungo, Le vicende di una impostura erudita, in Archivio storico italiano, LXXVIII (1920), pp. 5-53; G. Albertotti, Lettera intorno all'invenzione degli occhiali, in Annali di ottalmologia e clinica oculistica, L (1922), fasc. 1-2; id., Lenti ed occhiali, in Atti e memorie della R. Accademia di Padova, XXXIX (1923); G. Cirincione, L'invenzione degli occhiali è gloria italiana, in Annali di ottalmologia e clinica oculistica, LV (1927); G. Albertotti, Dagli occhiali di fra' Ugone allo specchio di San Gerolamo, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, LXXXVII (1927-28), pp. 553-557. Tutti con ampia bibliografia. Si vedano inoltre gli articoli in La Filotecnica, gennaio, marzo, maggio 1931; novembre 1932; gennaio 1933; gennaio 1934.