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OCCHIO

di Giovanni Battista BIETTI - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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OCCHIO (XXV, p. 116)

Giovanni Battista BIETTI

Fisiologia. - Recenti studî hanno permesso di constatare nell'interno dell'occhio la presenza di quantità notevoli di vitamine o di enzimi dei quali i fattori vitaminici rappresentano la componente esogena. Particolarmente ricchi di vitamina C (acido ascorbico) risultano il cristallino e l'umore acqueo, mentre la vitamina A è abbondantemente contenuta nella retina nell'epitelio pigmentato e nella coroide. Largamente presente è pure nella retina la lattoflavina (vitamina B2) la quale vi si troverebbe allo stato libero. Diffuso è nei tessuti oculari altresì l'acido nicotinico (fattore PP o antipellagroso) costituente delle codeidrasi. Nonostante i dati sulla presenza delle sostanze or ora menzionate nell'interno dell'occhio, vi è ancora molta oscurità sul preciso significato della loro scomparsa in determinate condizioni spontanee o sperimentali.

Prescindendo dalle funzioni che i fattori vitaminici esplicano nei tessuti oculari, comuni a quelle da essi esercitate negli altri tessuti dell'organismo animale, un ruolo del tutto particolare esplica la vitamina A nella retina. Si è potuto infatti stabilire che la vitamina A è legata alla cosiddetta sostanza visiva dei bastoncelli, porpora retinica o rodopsina. Come è noto l'illuminazione dell'occhio conduce a un decoloramento della porpora retinica, sostanza che riacquista il suo colore originario dopo un certo periodo di permanenza della retina all'oscurità. In parallelo con la decolorazione e la rigenerazione della porpora retinica si svolgono i processi di adattamento dell'occhio alla luce e all'oscurità. Quando la rigenerazione della porpora è completa, cioè dopo circa 45 minuti di soggiorno all'oscuro, la sensibilità luminosa retinica raggiunge il suo massimo. Secondo le ricerche di G. Wald, illuminando la retina, si ha in una prima fase liberazione dalla porpora di una proteina e di un particolare carotinoide chiamato retinina o retinene con formazione del cosiddetto giallo visivo; dalla ulteriore illuminazione del giallo visivo si ha poi la formazione del bianco visivo con messa in libertà della vitamina A. Nell'oscurità avviene la resintesi della porpora retinica: tale sintesi può compiersi sia direttamente dopo una breve illuminazione, dal giallo visivo (anagenesi), sia dopo una più lunga illuminazione, dal bianco visivo (neogenesi).

Quando l'organismo è deficitario in vitamina A, non si può più compiere la normale rigenerazione della porpora retinica; di qui turbe del senso luminoso che, se di particolare gravità, conducono a disturbi subiettivi notevoli alle basse illuminazioni, cioè alla emeralopia o cecità crepuscolare.

Anche altri carotinoidi sono presenti nella retina: così si è ammesso che essi entrino come costituenti del cosiddetto violetto visivo o iodopsina, la sostanza visiva dei coni, dato che è però controverso; G. von Studnitz ha cercato di porre la visione cromatica in relazione all'esistenza di sferule di carotinoidi variamente colorati, astaxantina (sferule oleose rosse), xantofilla (sferule gialle), lacertofulvina (sferule giallo-verdastre), che sono in rapporto coi coni.

Un dato importante per la conoscenza delle modalità di deflusso dell'umore acqueo dall'occhio è rappresentato dalla scoperta effettuata da K. W. Ascher (e poco dopo, indipendentemente da questi, da H. Goldmann) di caratteristiche "vene bianche" o "vene dell'acqueo", situate attorno alla cornea e convoglianti l'umore acqueo dalla camera anteriore nella rete venosa vera e propria, nella quale le dette vene bianche sboccano.

Patologia. - Numerose acquisizioni si sono avute in questi ultimi anni su determinate manifestazioni oculari sia come quadri a sé stanti, sia come espressione locale di un più vasto complesso sintomatologico. Si sono così definite con esattezza le manifestazioni oculari delle avitaminosi, principalmente dell'avitaminosi A (emeralopia, eroftalmia, cheratomalacia), ricorrendosi anche all'esame del senso luminoso come mezzo per svelare stati occulti di deficienza vitaminica. Occorre però rilevare che ciò è possibile solo se gli stati carenziali sono piuttosto avanzati. Anche nell'avitaminosi B2 si sono constatate caratteristiche manifestazioni oculari, rappresentate soprattutto da un ingorgo dei plessi vascolari al limbo corneale, con interessamento della periferia della cornea, il tutto accompagnato da disturbi subiettivi: bruciori, fotofobia, lacrimazione. Altrove è stato detto dei rapporti tra spasmofilia post-rachitica e cateratta (v. in questa App.).

Nel campo delle disfunzioni endocrine sono da segnalare soprattutto le relazioni rilevate fra sistema diencefalo-ipofisario e le cosiddette degenerazioni tapeto-retiniche, in particolar modo la degenerazione pigmentaria della retina o retinite pigmentosa, affezione a carattere eredo-familiare. In questa ed in altre malattie del medesimo gruppo, interessanti gli strati esterni della retina, è infatti frequentemente possibile mettere in rilievo disturbi diencefalo-ipofisarî. Tuttora controversa è però l'esistenza di rapporti causali fra il disturbo diencefalico e la manifestazione oculare, che alcuni considerano solo, e forse giustamente, come espressioni parallele di una causa non perfettamente cognita. L'associazione della degenerazione pigmentaria della retina con distrofia adiposo-genitale, ritardo di sviluppo psichico, polidattilia o sindattilia, costituisce la sindrome di Lawrence -Biedl.

Particolarmente feconde sono ultimamente apparse le indagini sull'eredità in oftalmologia. Fra le manifestazioni oculari ereditarie maggiormente studiate sono da ricordare le degenerazioni familiari della cornea, presentanti ora eredità dominante, ora recessiva, le cateratte, le degenerazioni retiniche e del nervo ottico, i tumori retinici, il glaucoma, soprattutto quello infantile o idroftalmo, i colobomi uveali, le anomalie dei muscoli oculari, le anomalie del senso cromatico e quelle della refrazione, in particolare la miopia. Nei riguardi di quest'ultima ci si è venuti sempre più discostando dal concetto di una miopia acquisita per cause esogene, per accettare quello che la considera, almeno nelle forme piccole e medie, come rientrante nelle varianti biologiche e legata principalmente a fattori ereditarî. A questo concetto hanno notevolmente contribuito gli studî sullo stato della refrazione oculare nei gemelli uniovulari.

Da segnalare anche le cosiddette facomatosi (J. van der Hoeve), sindromi di origine congenita, spesso ereditarie e familiari, nelle quali sono di importanza particolare le lesioni oculari. Si tratta della sclerosi tuberosa del cervello (malattia di Bourneville), della neurofibromatosi multipla (malattia di v. Recklinghausen), dell'angiogliomatosi della retina e del cervelletto (malattia di v. Hippel-Lindau), dell'angiomatosi encefalo-trigeminale (malattia di Sturge-Weber). Alle quattro affezioni suddette è comune la comparsa di formazioni neviche e di anomalie similari delle mucose in molte parti del corpo, l'esistenza di malformazioni localizzate tumori-simili, nonché di veri e proprî tumori, che possono avere anche caratteristiche maligne. Nelle prime tre affezioni, dal lato oculare si osservano formazioni tumorali o tumori-simili della retina, del nervo ottico e dei vasi retinici, mentre nella malattia di Sturge-Weber vi è angioma della coroide, che porta ad innalzamento del tono oculare (glaucoma).

Sono state ulteriormente approfondite le cognizioni sulle affezioni oculari nelle quali è in tutto o in parte riconoscibile una componente allergica (catarro primaverile, congiuntivite flittenulare, cheratite parenchimatosa, oftalmia facoanafilattica, oftalmia simpatica ed altre forme di uveite), nonché sulle localizzazioni oculari dei virus (erpete febbrile, herpes zoster, virus vaccinico, virus della linfogranulomatosi inguinale, virus della parotite epidemica, dell'influenza, del raffreddore, della poliomielite, della rabbia, del mollusco contagioso, della verruca volgare, ecc.), ed infine le cognizioni sui virus tipici dell'apparato oculare, quali quello del tracoma, della oftalmoblenorrea da inclusi, della cosiddetta cheratocongiuntivite epidemica.

Sono state notevolmente ampliate le conoscenze sulle alterazioni circolatorie dei vasi del fondo oculare, ricerche tanto più importanti in quanto permettono di illuminarci sulle condizioni del circolo intracranico. Un sussidio notevole per tali studî viene fornito dalla possibilità di determinare la pressione arteriosa, venosa e capillare retinica, per mezzo di appositi strumenti, fra i quali il posto più importante è tenuto dall'oftalmodinamometro di P. Bailliart.

Mezzi di indagine nuovi, o rappresentanti perfezionamenti di altri che avevano avuto scarsa applicazione pratica, si sono diffusi recentemente, consentendo l'esame di territorî oculari insufficientemente esplorati: ad es., l'angolo della camera anteriore (gonioscopia) e l'intima struttura delle parti posteriori del vitreo.

Chirurgia. - Le acquisizioni più notevoli degli ultimi anni si riferiscono soprattutto alla grande diffusione assunta da determinati interventi, che si sono ormai generalizzati, ed in particolare dalle operazioni di cheratoplastica, dalle estrazioni intracapsulari della cateratta senile e dall'operazione per il distacco di retina.

L'introduzione degl'interventi contro il distacco di retina si deve a J. Gonin, il quale per il primo pensò di chiudere le lacerazioni retiniche mediante una cauterizzazione ignea praticata attraverso la sclera; queste lesioni, infatti, secondo il concetto sostenuto dal Gonin, rappresentano la causa sostanziale dello scollamento della retina dal piano sottostante, giacché permettono il passaggio di liquido vitreale attraverso la rottura stessa al disotto della retina. L'operazione del Gonin venne praticata anche con altri mezzi, provvendendosi cioè a chiudere la rottura con causticazioni chimiche (G. Guist), con applicazioni di neve carbonica sulla sclera (G.B. Bietti), con diatermo-coagulazioni a piatto o perforanti (S. Larsson, H. Weve), con elettrolisi catodica (A. Vogt) o con elettrolisi bipolare (A. v. Szily e H. Machemer). Di questi procedimenti si è particolarmente diffuso quello diatermico, con il quale è possibile ottenere, quando vi siano le indicazioni favorevoli, un riaccollamento della retina in circa il 60% dei casi. V. anche cateratta; cornea, in questa App.

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