Occidente
In senso storico e culturale, il termine O. è stato usato per indicare una zona geografica di volta in volta definita in riferimento all’opposto termine Oriente. Dal sec. 16° si designò come O. il complesso di quegli Stati europei occidentali che si potevano ritrovare in una cultura e, seppure in misura minore, in una religione comune, il cristianesimo. In seguito, con l’allontanamento dei turchi dall’Europa, si è affermata una concezione etico-politica secondo la quale i limiti culturali dell’O. andavano posti laddove si era insediata, per due secoli e mezzo, con i mongoli, l’influenza dell’Asia: grosso modo lungo la linea ideale che congiunge la foce del fiume Dnestr con il Golfo di Riga e che, lasciando a occidente la Lituania, la Polonia, la Boemia, segna i limiti storici della Russia verso ovest. A oriente di questa linea non vi furono né l’esperienza dell’Umanesimo e del Rinascimento, né il travaglio religioso messo in moto dalla Riforma, né il formarsi di una borghesia, per cui la diversità culturale rispetto alla restante parte dell’Europa rimase determinante per secoli. A partire dal sec. 19°, la polemica politica e ideologica, connessa anche alla tendenza della Russia zarista a spostare verso ovest le proprie frontiere, ha contribuito ad accentuare certi caratteri di unità dell’O. e la sua contrapposizione all’Oriente-Russia. La guerra di Crimea (1853-56), per es., fu vista polemicamente nella pubblicistica del tempo (da K. Marx al cattolicesimo francese, a Cavour) come netta contrapposizione fra due «mondi»: un O. liberale e un Oriente assolutista. A ciò si aggiunse la polemica, all’interno della Russia, fra occidentalisti e slavofili (➔ ; ) che ebbe risonanza anche in Europa, dove ci si chiedeva se la Russia dovesse considerarsi come facente parte dell’O. oppure dell’Oriente. Questi atteggiamenti polemici si mantennero in vita fino alla Prima guerra mondiale anche in relazione all’indirizzo panslavo della politica russa (➔ ). La crisi europea determinata dal conflitto, con la decomposizione del mondo culturale mitteleuropeo, consentì ad alcuni intellettuali di riprendere, in una visione apocalittica dei destini del vecchio continente, i temi della contrapposizione O.-Oriente. Dopo la rivoluzione russa si accentuò la contrapposizione polemica e ideologica tra un O. capitalista e un Oriente socialista, culminata dopo la Seconda guerra mondiale con le rivoluzioni in Cina e in Indocina e con l’instaurazione dei regimi socialisti nell’Europa orientale.