occupabilita
occupabilità Neologismo che indica la capacità delle persone di essere occupate o di saper cercare attivamente, di trovare e di mantenere un lavoro: la o. si riferisce dunque all’abilità di ottenere un impiego (un primo o un nuovo impiego) quando necessario, effettuando transizioni da una condizione di non lavoro o da una precedente, diversa occupazione. Accrescere l’o. è generalmente un obiettivo prioritario delle politiche per l’occupazione verso il quale sono orientati molti interventi cofinanziati dal Fondo sociale europeo (➔ fondi strutturali europei).
Il termine è stato introdotto nella strategia europea per l’occupazione (➔ employment strategy) e ne ha rappresentato uno dei 4 pilastri (insieme a quelli della imprenditorialità, dell’adattabilità e delle pari opportunità) prima che, nel 2003, quest’ultima venisse formulata in 3 obiettivi semplificati: piena occupazione, migliore qualità e produttività del lavoro, maggiore coesione e inclusione. Secondo le indicazioni della strategia, lo strumento principale per l’ottenimento della o. sono le politiche attive del lavoro (➔ politiche per il lavoro) e gli investimenti in formazione. Le linee guida prioritarie sono quelle legate ad azioni finalizzate alla prevenzione della disoccupazione di lunga durata. O. significa sostanzialmente che le caratteristiche di qualificazione e di costo d’uso dell’offerta di lavoro devono essere tali da poter soddisfare le esigenze e le compatibilità dal lato della domanda di lavoro dipendente espressa dalle imprese o dalla domanda di servizi vari da parte degli indipendenti o autonomi. Per i lavoratori, essa dipende dalle conoscenze, abilità e competenze possedute, anche grazie alla formazione (➔) permanente in cui sono utilizzate, presentate e dimostrate, per es. attraverso un’adeguata predisposizione del curriculum vitae.
La visione analitica del funzionamento dei mercati del lavoro (➔ lavoro, mercato del) sottesa in questi orientamenti consiste nel fatto che le situazioni di carenza occupazionale (per es. disoccupazione, sottoccupazione o lavoro sommerso) emergono prevalentemente in conseguenza di carenze qualitative di offerta, di una scarsa corrispondenza fra percorsi formativi e fabbisogni del sistema economico, o di un costo lordo di manodopera eccessivo rispetto al suo contributo in termini di produttività. Nella fenomenologia attuale di esiti insoddisfacenti del mercato, sarebbero quindi più rilevanti i fenomeni di mismatch, ovvero il mancato incontro tra offerta e domanda potenziali a causa di una non corrispondenza delle caratteristiche qualitative (➔ matching) piuttosto che un eccesso di offerta. Implicazione di questo orientamento è l’accento posto sulla formazione e sulla necessità di fornire occasioni di riqualificazione, anche in età adulta, a una forza lavoro che rischia di essere resa obsoleta dai cambiamenti tecnologici e organizzativi, e la definizione di una funzione pubblica di collocamento che agisca come intermediario attivo dei processi di matching. Soggetti destinatari di tali politiche sono principalmente gli individui in cerca di prima occupazione, coloro che intendono rientrare sul mercato del lavoro dopo esserne usciti (donne dopo l’epoca della maternità) o i lavoratori svantaggiati (per es. i disabili).