Atlantico, Oceano
Oltre le Colonne d'Ercole
Per molti secoli la civiltà europea ha considerato l'Oceano Atlantico una barriera alla conoscenza del nostro pianeta, ma a partire dai viaggi di Cristoforo Colombo esso è stato sempre più conosciuto fino a divenire spazio di collegamento tra il continente europeo e quello americano. E oggi l'Atlantico rappresenta anche una promettente fonte di materie prime e di energia
L'Oceano Atlantico (detto anche, semplicemente, l'Oceano), secondo in ampiezza dopo il Pacifico, è curiosamente simile a una grande S, allungata tra la regione polare artica e quella antartica, mentre i continenti americano, europeo e africano lo chiudono a ovest e a est. Ampio poco più di 100 milioni di km2, l'Oceano comprende più mari (Glaciale Artico, dei Caraibi, del Nord, Baltico, Mediterraneo), il Golfo del Messico e le baie di Hudson e Baffin.
Esso deriva il suo nome da Atlantis, nome di un grandissimo oceano che si credeva circondasse interamente un'unica terra emersa. Legata al suo nome è anche la leggenda di Atlantide, l'isola leggendaria che si sarebbe inabissata nell'oceano con tutti i suoi abitanti.
A lungo l'Atlantico ha rappresentato per l'Europa uno spazio sconosciuto e le Colonne d'Ercole (lo Stretto di Gibilterra) una barriera: i riguardi ("limiti") ricordati da Dante e superati definitivamente solo nel 15° secolo. Del resto, l'Atlantico ha pochissime isole utili come basi d'appoggio per una navigazione in alto mare, il che la rendeva difficile nell'antichità.
La conoscenza scientifica dell'Atlantico è iniziata intorno alla metà del 19° secolo. Una fascia di bassifondi borda i continenti: è la piattaforma continentale, che si estende verso il largo in modo ineguale; è molto ampia dall'Europa all'America Settentrionale e al largo dell'Argentina. Montagne sottomarine suddividono le profondità oceaniche in bacini pianeggianti. Nell'Atlantico centro-occidentale e meridionale si aprono le 'fosse' più profonde, come quella di Portorico che supera i 9.000 m.
Il fondo dell'Atlantico presenta un lunghissimo, continuo rilievo da nord a sud, simile a una catena montuosa: la dorsale medio-atlantica, collegata con le dorsali degli oceani Pacifico e Indiano per un totale di oltre 64.000 km. Attraverso una spaccatura sulla sua cresta, fuoriesce lava che forma nuova crosta oceanica. La temperatura superficiale delle acque, più calde nelle zone centrali e molto fredde in quelle polari, denota grandi correnti, che a loro volta sono all'origine di particolari situazioni climatiche: la corrente calda del Golfo si dirige dalle coste del Messico a quelle dell'Europa settentrionale, rendendone temperato il clima, mentre la corrente fredda del Benguela provoca l'aridità dell'Africa di sud-ovest. La temperatura delle acque è anche una delle cause che, nelle zone intertropicali, producono uragani, tornado e cicloni devastanti.
L'Atlantico, come gli altri oceani, offre prospettive affascinanti di soluzione del problema energetico. Le maree, che raggiungono sulle coste canadesi un'altezza di 20 m, possiedono un'energia che viene già imbrigliata nelle centrali mareomotrici, ossia quelle centrali elettriche in grado di sfruttare le alte e le basse maree allo scopo di produrre elettricità; grandi quantità di idrocarburi giacciono nella piattaforma atlantica, soprattutto nel Mare del Nord, nel Golfo del Messico e nel Golfo di Guinea. Inoltre, sui fondali a grande profondità si trovano tappeti di 'noduli polimetallici', giacimenti di piccole sfere di minerali rari e preziosi.
Oggi l'Atlantico è l'oceano più trafficato, con una fitta rete di rotte navali lungo le quali si svolgono intensissimi scambi commerciali. Ciò lo ha reso un'unica grande 'regione marittima' che ha unito il continente europeo a quello americano, in cui i grandi porti (New York, Londra, Rotterdam, Anversa, Amburgo) rappresentano i nodi vitali, ma ne ha anche aumentato in maniera preoccupante i livelli di inquinamento.
Anche la tradizionale e importante attività di pesca è divenuta fonte di preoccupazione: aiutata da una tecnologia sempre più raffinata, con un intenso sfruttamento delle specie più pregiate sta provocando un generale impoverimento biologico dell'Oceano.