OCEANO e OCEANIDI ('Ωκεανός, 'Ωκεανίδες)
OCEANIDI In Omero (Iliade, XIV, 201-246-302) Oceano è il principio di tutte le cose, ciò che fin dall'origine ed eternamente scorre; e se anche la mitologia non riconosce in Oceano, come sarebbe logico, il generatore della Terra e del Cielo, essa lo considera tuttavia come l'elemento che circonda tutto il mondo con la sua profonda e poderosa corrente. Nella Teogonia, Oceano formava con Teti (v.) la più antica coppia di Titani, la quale, non avendo partecipato alla lotta contro Zeus, era stata lasciata in pace al governo dell'elemento umido. La dimora di Oceano si poneva nell'estremo Occidente, dove s'immaginava fosse l'origine di tutte le cose: là Oceano, dolce e pacifico vecchio, menava la sua esistenza, appartato dai tumulti e dalle lotte del mondo; laggiù, presso la mite coppia divina, si era rifugiata Era giovinetta, quando tutto il mondo degli dei era stato in tumulto per la lotta coi Titani. Da Oceano e da Teti erano state generate tutte le acque del mondo, fiumi, rivi, sorgenti, e i mari stessi: Oceano e acqua s'immedesimavano dunque, in origine, per gli antichi in uno stesso concetto; tutte le acque, scorrenti sulla terra emersa o contenute nei bacini del mare, sono derivate da Oceano, sono le Oceanidi. Ciò stava in relazione col concetto che i fiumi avessero tutti origine dal grande mare che circonda la terra e che, scorrendo prima sotterra, comparissero alla superficie appunto là dov'era la loro sorgente.
Numerosissima era perciò la prole di Oceano: seicento rampolli annovera Esiodo (Teog., 369), trecento figli (i fiumi) e trecento figlie (fonti e ruscelli); ma questo numero cresce, diventa di migliaia, negli autori posteriori. Oceanidi od Oceanine erano dette più propriamente le figlie di oceano e di Teti, le fonti e le sorgenti, i ruscelli che scendono mormorando giù dai monti e attraverso i boschi: esse fornirono in ogni tempo materiale abbondante ai mitografi e ai poeti, che si compiacquero accentrare in esse le più belle leggende locali. Si ricordino Peitho e Admete, Primno e Calipso, Callirroe, Acaste, Rodeia, Amaltea, Aretusa, ecc.
Si rappresentò di solito Oceano, come gli dei fluviali, in figura di un vecchio barbato e con corna di toro; oppure, come le divinità marine, con branche di gambero e circondato da mostri marini. S'immaginarono le Oceanine come belle e fiorenti fanciulle, con la lunga chioma disciolta sugli omeri e adornata di fiori, e si rappresentarono di solito nell'atto di danzare, di bagnarsi o di attingere acqua.
Bibl.: E. Curtius, Über griech. Quell- u. Brunneninschriften, in Abh. der Gesell. d. Wiss. zu Göttingen, 1859, p. 153 segg.; L. Preller e C. Robert, Griechische Mythologie, 4a ed., Berlino 1894, p. 544 segg.; P. Weizsäcker, in Roscher, Lexicon der griech. und röm. Mythologie, III, coll. 805-820.