PACIFICO, OCEANO (XXV, p. 870; App. I, p. 913; II, 11, p. 479)
Le indagini oceanografiche nel P. sono continuate nell'ultimo decennio con lo scopo di approfondire i dettagli delle conoscenze generali già note attraverso le due opere fondamentali di G. Schott e di O. Sverdrup, segnalate nell'App. II. La massima profondità nota è quella della fossa delle I. Marianne di 10.863 m indicata da scandagli effettuati soprattutto a cura degli oceanografi sovietici, che hanno dedicato buona parte della loro attività soprattutto alle indagini sui mari marginali dell'Asia orientale. Ma anche gli studiosi giapponesi e americani hanno largamente contribuito ad accrescere tali conoscenze, così nella porzione orientale come in quella occidentale del settore boreale del grande oceano.
Già era nota la presenza delle argille rosse nelle zone più profonde; le più recenti prese di campioni a oltre 5000 m hanno dimostrato la più vasta estensione che hanno questi tipi di sedimenti marini, così come meglio sono stati precisati i rapporti tra le aree di fanghi a Radiolari, a Globigerine e a Diatomee. In particolare è stato anche rilevato l'alto tenore di manganese (fino al 6%), contenuto in taluni fanghi di profondità notevole.
Il quadro della dinamica delle acque, a parte i dettagli di mari periferici, è stato confermato nelle sue linee generali per quanto riguarda la direzione di esse, mentre una certa precisazione si può dare circa la costanza delle principali correnti, che possono dividersi in correnti persistenti tra il 25 e il 50%, correnti con persistenza inferiore come quella dell'Australia orientale, i moti di deriva di occidente e quelle polari australi. Quanto alla velocità, presentano valori tra 12 e 24 miglia la corrente dell'Alasca, del Kuro-Shio, e nell'inverno quella del Pacifico, la corrente equatoriale settentrionale e meridionale, mentre hanno intensità inferiore i moti di deriva e le correnti polari dell'emisfero australe.
Un più completo quadro può essere dato anche per le maree; le massime medie di tali moti si hanno nel golfo Penzinskij (Mar di Ochotsk) e nella Cook Inlet (Alasca) con 11 m, 10 m, sulla costa NE dell'Australia, mentre i minimi, inferiori a 3 m, ma anche meno di 1 m interessano le Isole Aleutine, il Giappone, le Filippine, le Marianne, ecc. Nuove osservazioni anche nel campo delle onde marine, per le quali onde sopra 6 metri di altezza risultano quelle della porzione occidentale con oltre il 15%, mentre per l'orientale si ha appena il 5% e nella porzione settentrionale il 10%. Modesto il moto ondoso fino a m 0,9 nel bacino sett. (25%) e in quello orientale e di appena il 5% nella parte occidentale. Onde da 1 a 6 m sono così distribuite: 65% nel bacino settentrionale, 75% in quelli orientale e occidentale.
Le temperature e la salinità degli strati di superficie sono ovviamente molto variabili e risultano dal quadro che segue:
In complesso è confermata la più elevata salinità del bacino meridionale che è sopra la media da 5° a 35° di lat. S e scende a 34,16‰ al 50° di lat. S, mentre in tutto il bacino settentrionale oscilla dal 34,85‰ dell'equatore ai 33,64‰ del 40° lat. N. Il massimo tocca il valore di 35,9‰ nella parte meridionale e non in quelle settentrionali come si credeva.
Tali dati, che modificano sostanzialmente il quadro generale delle condizioni idrografiche (salinità e densità), è completato da una serie di dati riferiti anche alla temperatura. Da varie sezioni, ma soprattutto tenendo conto dei risultati delle crociere delle navi Vitjaz, Snellius e Albatross possono essere distinti alcuni strati a caratteristiche diverse: uno di superficie fino a 60-70 m con temperatura molto variabile e salinità bassa, che tende a restare piuttosto bassa e uniforme anche in quello sottostante fino ai 200 m. Da 200 a circa 850 m si inserisce uno strato a temperatura più elevata e con più alta salinità, che tende ad aumentare a maggiore profondità sin verso i 2000-2500 m, pur senza raggiungere la media salinità degli oceani, che, del resto, non si raggiunge nemmeno nelle grandi profondità abissali con temperature oscillanti tra 1 e 2 °C.
Notevoli infine le nuove misure sulla trasparenza, dalle quali si rileva che alle latitudini più elevate sia dell'emisfero boreale che di quello australe si hanno valori da 50 a 60 m con colore blu, così come lo stesso colore è caratteristico della zona della corrente Kuro-Shio, con trasparenza però più modesta (25-35 m). In altre parti essa si riduce a meno di 15-25 m con colore giallastro o verdastro.
Più complessi sono i problemi di carattere biologico in quanto più arretrata è rimasta l'esplorazione di dettaglio. Tuttavia anche in questo campo è stato fatto qualche progresso, ma si è ancora lontani da un quadro anche generale.
Bibl.: E. Bruns, Ozeanologie, I, Berlino 1958 (alla quale opera si rimanda per una più ampia bibliografia).