OCNO (῎Oknoq, Ocnus)
Personaggio simbolico della mitologia greca, immaginato agli Inferi, intento per l'eternità all'inutile lavoro di intrecciare una fune, che dall'altro capo, via via un'asina mangiava. La spiegazione più corrente offerta dalle fonti antiche (O. era un ϕίλεργον... ἄνϑρωπος ma possedeva una moglie alquanto prodiga, che presto sperperava tutto quanto il marito aveva accumulato) non chiarisce il vero significato simbolico di questa enigmatica figura.
Le fonti greche conoscono la pena di O. almeno dalla Commedia Antica (Cratin., ap. Phot., Lex., p. 338, 8; Aristoph., Ranae, 186 ss.). E del V sec. a. C. è anche la comparsa della figura di O. e dell'asina nell'arte pittorica: contrassegnato dal nome scritto vicino, O. appariva infatti nel dipinto di Polignoto a Delfi (Paus., x, 29, 2); di un quadro dello stesso soggetto, opera di Nikophanes o di Sokrates parla Plinio (Nat. hist., xxxv, 137). Ma già il Furtwängler postulava l'esistenza di una precedente forma del mito, secondo la quale O. e l'asina erano immaginati nell'Ade, entrambi gravati sotto il peso di un fascio di legna; da questa più antica versione deriverebbe il breve accenno di Apuleio (Metam., vi, 18), e nell'arte figurativa corrisponderebbe lo schema di un vecchio e un asino che compare su una lèkythos a figure nere, del 500 a. C. circa, a Palermo, insieme alle Danaidi.
Il simbolismo della figura di O. è accolto in ambiente romano; e di periodo romano - e di destinazione funeraria - sono infatti tutti i monumenti a noi pervenuti, nei quali O. appare seduto o stante, intento all'eterna fatica. In essi l'episodio non figura isolato, ma per lo più fa seguito alla rappresentazione delle Danaidi, ed è seguito dalla simbolica figura di Cerbero. Così è lo schema che, unito ad altre figure allegoriche, decora un sarcofago in pietra già nel commercio antiquario romano, ora al Museo di Villa Giulia, proveniente da Piazza S. Pietro, riprodotto anche in un disegno del Cod. Barb., n. 4426; all'incirca simile iconograficamente l'episodio figura anche su un puteal marmoreo al Museo Vaticano, e in un disegno del Codex Pighianus (f. 47) a Berlino, che riproduce un rilievo (o una pittura parietale?) romano. Ma più spesso O. e l'asina si trovano presenti in dipinti funerarî, a Roma, ad esempio, nel Colombario di Villa Pamphili, della fine del I sec. a. C., e in quello di Pomponio Ila (indicato anche come Colombario Campana, dal nome dello scopritore dell'ipogeo di Vigna Sassi, o talvolta, erroneamente, come Colombario di Vigna Campana) della seconda metà del I sec. d. C. Ad Ostia, nella necropoli dell'Isola Sacra, O. appare in una tomba dipinta del III sec. d. C.; un'altra tomba dipinta da Ostia, che presenta nella decorazione pittorica l'episodio di O. e l'asina, è ora al Museo Lateranense. Da tutte queste raffigurazioni di periodo romano risulta impossibile risalire all'archetipo, o più giustamente agli archetipi, originari; o tentare una attribuzione di uno o dell'altro schema ai nomi di artisti che sappiamo aver rappresentato questo mito.
Monumenti considerati. - Lèkythos 996 a Palermo: C. H. E. Haspels, Attic Black-Figured Lekythoi, Parigi 1936, p. 66, tav. 19,5. Sarcofago a Villa Giulia: G. de Nicola (Calzone?), in Boll. d'Arte, 1908, p. 88 ss.; M. Guarducci, in Rend. Pont. Acc. Arch., XXIX, 1956-7, p. 1263, fig. 12. Puteal Vaticano: G. Lippold, Die Skulpturen d. Vaticanischen Museums, Berlino 1956, p. 307, tav. 140. Colombario, di Villa Pamphili: G. Bendinelli, in Mon. Pittura Antica S. iii, f. V., Roma 1941, p. 20, tav. agg. 3 e. Colombario di Pomponio Ila: T. Ashby, in Papers British School Rome, v, 1910, p. 463 ss.; M. Borda, in Mem. Acc. Lincei, S. viii, i, 1948, p. 372. Tomba ostiense dell'Isola Sacra: G. Calza, in Not. Scavi, 1928, p. 155. Tomba ostiense al Laterano: Benndorf-Schöne, Die Antike Bildwerke, 590, p. 401.
Bibl.: C. Robert, Die Nekyia des Polignot, in 16. Hallisches Winckelmannspr., 1892, p. 9 (con elenco completo delle fonti), 46, 62 s.; O. Höfer, in Roscher, III, 1897-1909, c. 831 ss., s. v.; J. Schmidt, in Pauly-Wissowa, XVII, 1936, c. 283 ss., s. v.: F. Cumont, Symbolisme funéraire, Parigi 1942, p. 29 s.