OCT (sigla dell’ingl. Optical Coherence Tomography)
Tecnica di imaging (tomografia a coerenza ottica), non invasiva, che fornisce immagini ad alta risoluzione di sezioni della retina, permettendo diagnosi, stadiazione e follow-up di numerose affezioni retiniche. Ogni sezione ottica viene ottenuta in pochi secondi, senza contatto diretto con le strutture oculari esaminate. L’esame non richiede la somministrazione di mezzo di contrasto né di colorante. Il potere di risoluzione dell’OCT di nuova generazione è di circa 7÷10 μm, superiore a quello di altre tecniche di diagnostica per immagini, come l’ecografia B-scan e l’oftalmoscopia a scansione laser, che forniscono rispettivamente immagini con una risoluzione di 150 e 300 μm.
Lo strumento è basato su una tecnica di misurazione ottica chiamata interferometria a bassa coerenza, che sfrutta la diversa riflessione di onde luminose da parte delle strutture oculari esaminate. Un fascio luminoso di lunghezza d’onda prossima all’infrarosso (820 nm), generato da un diodo superluminescente, viene proiettato sulla superficie retinica; le immagini tomografiche scaturiscono dal confronto tra i tempi di propagazione dell’eco della luce riflessa dalla retina con quelli relativi allo stesso fascio di luce riflesso da uno specchio di riferimento posto a distanza nota. La forza del segnale riflesso da un tessuto dipende dalla sua reflessibilità e dall’entità di assorbimento del raggio luminoso.
Le immagini ottenute con l’OCT permettono uno studio delle caratteristiche retiniche sia di tipo quantitativo, mediante la misurazione dello spessore retinico, che può essere rappresentato in mappe altimetriche o volumetriche, che di tipo qualitativo, consentendo la valutazione della morfologia e il grado di reflessibilità degli strati retinici. La contemporanea osservazione della retina durante l’esecuzione dell’esame consente di poter dirigere la scansione direttamente verso la zona di interesse. Attualmente l’OCT è considerato un esame strumentale complementare alla fluorangiografia (➔) e alla fotografia del fondo oculare per lo studio delle patologie retiniche, ma si sta sempre più sostituendo ad essi nella diagnosi e nel follow-up di alcune affezioni, come le alterazioni dell’interfaccia vitreo-retinica, i fori maculari, gli edemi maculari.