SAINT-GELAYS, Octovien e Mellin de
Poeti francesi del Rinascimento. Il primo, Octovien, nato nel 1468, probabilmente a Montlieu (Charente Inf.), di cui era signore suo padre, studiò a Parigi e visse poi riccamente alla corte di Cognac, protetto dalla contessa d'Angoulême. Vescovo di Angoulême nel 1495, si procacciò con i suoi scritti il favore del re Carlo VIII; morì, giovane ancora, ad Angoulême alla fine del 1502 (fra il 23 novembre e il 21 dicembre).
Appartenne alla scuola letteraria dei "grandi retori": la sua opera comprende L'Histoyre de Eurialus et Lucresse (tradotta dal latino di Enea Silvio), numerose ballate, rondò e poesie varie d'occasione, il poema allegorico Le Séjour d'Honneur (alternato di alcune parti in prosa; composto fra il 1490 e il 1494), Le livre des persécucions des crestiens (traduzione del trattato latino di Bonifacio Simonetta), La translation des Héroïdes d'Ovide, Thérence en françoys e Les Eneydes de Virgille, di cui ci resta il ms. offerto l'anno 1500 al re Luigi XII. La fama di O. fu grande al suo tempo, ma si oscurò presto: i suoi scritti valgono ad attestare i progressi della cultura classica in Francia alla fine del Quattrocento, insieme con i primi accenni d'un italianismo, che si rivela specialmente nel Sejour d'Honneur con l'imitazione di Dante e del Boccaccio.
Figlio naturale di Octovien, Mellin nacque intorno al 1490 e morì a Parigi il 14 ottobre 1558. Studiò, oltre che in Francia, nelle università di Bologna e di Padova, e nel soggiorno italiano (dal 1509 al 1518), apprese molto bene la lingua e si formò, sui modelli italiani, un'arte elegante e alquanto manierata. Di ritorno in patria, prese gli ordini sacri ed ebbe la protezione di Francesco I, e poi di Enrico II; ebbe la custodia della biblioteca reale di Fontainebleau; ma soprattutto figurò come il "poeta cortigiano", arguto, brillante, pronto al madrigale e all'epigramma, e, come piacque ai signori e alle dame, così fu iuviso ai nuovi poeti della Pléiade, al Ronsard, al Du Bellay, che propugnavano un ideale poetico più elevato e più serio.
Degli autori italiani, M. imitò il Petrarca, e i petrarchisti: il Tebaldeo, Serafino-dall'Aquila, il Bembo; contribuì alla voga del sonetto, introdotto a quel tempo nella poesia francese da Clément Marot; trasse dall'Ariosto l'episodio di Ginevra; rivide la traduzione francese del Cortegiano, di Jacques Colin; compose, sulle orme del Trissino, la Sophonisbe, tragedia in prosa, di cui verseggiò soltanto la parte del coro. Una prima edizione delle sue poesie apparve a Lione nel 1547, ed è riprodotta, insieme con gli scritti contenuti nelle edizioni postume e nei manoscritti, nelle Oeuvres complètes, a cura di P. Blanchemain (Parigi 1873, voll. 3).
Bibl.: H.-J. Molinier, Essai biographique et littéraire sur Octovien de S.-G., évêque d'Angoulême, Rodez 1910; id., Mellin de S.-G.: Étude sur sa vie et sur ses øuvres, ivi 1910.