oda
Dai lessici medievali D. sapeva che o. era parola greca, corrispondente al latino cantus (Ep XIII 28-29), col quale ultimo nome egli indica l'accompagnamento musicale della canzone in Cv II XI 2 (la tornata, o congedo, fu stabilita perché, cantata la canzone, con certa parte del canto ad essa si ritornasse). Ma nel De vulg. Eloq., dopo aver rilevato che cano e derivati, fra cui cantio, possono riferirsi sia all'actio del comporre poesia, sia alla passio che è il recitarla, secundum quod [cantio] fabricata profertur... sive cum soni modulatione proferatur, sive non (II VIII 4), e avere distinto fra la forma metrica del poeta (fabricatio verborum armonizatorum) e la modulatio del musicus (detta anche sonus, tonus, nota - come in Cv II XI 3 -, melos, senza porre fra questi termini le sottili distinzioni tecniche dei musicologi medievali, a partire da Marziano Capella e Isidoro), preferisce usare o. come termine specifico per denotare la forma metrica musicale atta a ‛ rivestire ' la canzone, la quale andrà strutturata secondo precise e proporzionate misure per poterla ricevere: Dicimus... quod omnis stantia ad quandam odam recipiendam armonizata est (VE II X 2).
La parola indica, dunque, una composizione musicale con misure ben definite, e in tal senso può denotare anche le singole frasi che la costituiscono. Parlando, infatti, della ‛ divisio cantus ' o suddivisione della stanza conformemente al possibile rivestimento musicale, D. distingue due tipi di accompagnamento: l'una oda continua usque ad ultimum progressive, che corrisponde alla sestina, e il tipo con reiteratio unius odae prima o dopo - o prima e dopo - la ‛ diesis ', che corrisponde alla canzone con pedes e versus (II X 2-4). Nulla, però, come tutte le fonti del tempo, dice sui valori e i caratteri di questa melodia, autorizzando a pensare a un netto distacco, ormai definitivamente avvenuto, fra poesia e musica, almeno per quel che riguarda la canzone, e alla piena autonomia letteraria di questa. Lo conferma la minuta attenzione alla proporzionata correlazione delle parti della stanza o ‛ habitudo ' (II XI 1) e dei versi (‛ numerus carminum et sillabarum ', II XI 4), e, in tutto il trattato, ai valori dell'eufonia verbale: a quella, insomma, che E. Deschamps chiamerà " musique naturelle ", distinta dalla " musique artificielle ", che è l'ars musica vera e propria (Oeuvres complètes, ediz. Raynaud, VII, 270-271). la ‛ divisio cantus ' appare, in effetti, un tipo di organizzazione metrica, anche se connessa a un'antica e non ancor spenta tradizione melica. Si veda anche CANZONE.
Bibl. - Marigo, De vulg. Eloq. (II VIII, X e XI); U. Sesini, Sul ‛ De vulg. Eloq. ' edito da A. Marigo, in " Convivium " XI (1939) 467-472; W.T. Marrocco, The Enigma of the Canzone, in " Speculum " XXXI (1956) 706-713; R. Monterosso, Musica e poesia nel De vulg. Eloq., in Atti della Giornata Internaz. di Studio VII Centenario, Faenza 1965, 82-100; U. Pirrotta, Ars nova e Stil novo, in " Rivista Ital. di Musicologia " I (1966) 3-19; M. Pazzaglia, Il verso e l'arte della canzone nel De vulg. Eloq., Firenze 1967, 181-193 e passim.