ODDONE di Cluny
Nacque verso l'879 nel Maine e morì a Tours il 18 novembre 942, durante il viaggio di ritorno dall'Italia; a lui si deve il grande incremento dell'abbazia di Cluny e l'estensione degli ordinamenti e della cultura dei cluniacensi (v.). O. fece gli studî teologici a Parigi, dove ebbe a maestro Remigio d'Auxerre; passato poi nel monastero di Baume-les-Messieurs, sotto la direzione di Bernone, da cui dipendevano altre abbazie e che nel 920 fondava quella di Cluny, O. gli successe nell'alta carica, creando quel vasto movimento monastico dal quale s'irradiò nei secoli XI-XIII la riforma della Chiesa.
Per quanto il suo nome sia affidato principalmente alla figura del riformatore religioso, tuttavia è anche considerevole la sua opera teologica, soprattutto per la fertilità degli scritti (in Migne, Patr. lat., CXXXIII, coll. 105-858; l'Occupatio, ed. a cura di A. Swoboda, Lipsia 1900) anche se la maggior parte di essi si rivelano come lavori di modesta compilazione (Moralium in Job libri XXXV; Sermones quinque; Collationum libri ires, ecc.; mentre è interessante un poema in esametri: Odonis abbatis occupatio, una specie di storia religiosa e morale).
O. è stato anche ritenuto, da molti, l'autore di alcuni famosi trattati del sec. X, tra i quali del Dialogus, pubblicato dal Gerbert (Scriptores de musica medi aevi, I, 152 segg.), con il titolo di Enchiridion musices; il Proemium tonarii (Gerbert, Script., I, 248 segg.), e di un Tonarius, tuttora inedito. Questi trattati sono molto importanti per la storia della teoria musicale dell'età che precedette immediatamente Guido d'Arezzo e, particolarmente, per lo sviluppo della notazione. O. per primo avrebbe adoperato le lettere A, B, C,... G (rispettivamente La, Si bemolle, Do... Sol) nel senso tuttora ad esse attribuito; primo avrebbe differenziato nella pratica i segni del B rotundum da quello del B quadratum. (Donde i nostri segni di ♭ [bemolle] e ♮ poi ♯ [oggi diesis, fino al sec. XVI usato spesso come bequadro]). O. Fleischer (Neumenstudien, I, Lipsia 1895) attribuisce a O. anche la colorazione delle righe sulle quali nel sec. X si posero i neumi: riga rossa per il fa, gialla per il do.
Bibl.: Si veda alla voce cluniacensi; inoltre, E. Amann, in Dictionn. de théol. cathol., XI, Parigi 1930, coll. 937-39. V. anche H. Riemann, Gesch. d. Musik-theorie; O. Fleischer, op. cit.; P. Bohn, O.s de Cluny Dialog. (trad. ted. d. cod. ms. d. Bibl. di Parigi, n. 7211); in Monatshefte f. Musikgesch., XII, 1880, pp. 23 segg.); J. Wolf, Handbuch der Notationskunde, I, pp. 37, 47 segg., 97, 133. Circa l'attendibilità dell'attribuzione a O. dei trattati musicali (molto dubbia), si vedano anche: G. Jacobsthal, Die chromatische Alteration, Berlino 1897, p. 228; H. Müller, Hucbalds echte und unechte Schriften über Musik, Lipsia 1884; W. Brambach, Die Musikliteratur des Mittelalters, Karlsruhe 1883, p. 13.