FRANGIPANE, Oddone
-Figlio di Leone e nipote di Cencio (II), aveva un fratello di nome Cencio, con cui spesso viene ricordato nelle fonti.
I tentativi fatti finora - basati però solo sul Panvinio - di collocare il F. nella genealogia della sua famiglia sono contraddittori. L'ipotesi di Panvinio sulla presenza di due coppie consecutive di fratelli di nome Oddone e Cencio, la più giovane delle quali dovrebbe avere origine da un certo "Oddo maior", non trova infatti conferma nella documentazione.
Quasi tutte le citazioni del nome di Oddone riportate dalle fonti dagli anni Quaranta agli anni Sessanta del XII secolo vanno riferite con sicurezza al Frangipane. Col suo abile comportamento durante lo scisma alessandrino e la sua attiva politica territoriale nel Lazio meridionale divenne una figura di spicco nella sua famiglia e probabilmente uno degli uomini più importanti nella Roma del tempo.
Quando, dopo l'elezione scismatica del 1130, papa Anacleto II (Pietro Pierleoni) chiese a re Lotario il Sassone il riconoscimento della propria elezione pontificale e l'aiuto contro l'avversario Innocenzo II, egli menzionò tra i nobili romani suoi sostenitori anche un figlio di Leone Frangipane, non citato per nome, che deve essere identificato con il Frangipane. È probabile però che già poco tempo dopo il F., al pari degli altri membri della sua famiglia, si fosse schierato dalla parte di Innocenzo II: nella primavera del 1133, quando Lotario giunse a Roma per farsi incoronare imperatore da Innocenzo, il F. si trovava infatti tra i seguaci di quest'ultimo.
Probabilmente egli non prese parte agli eventi rivoluzionari degli anni Quaranta del XII secolo, nel corso dei quali a Roma il Senato si costituì come organo centrale del Comune. La causa di tale assenza risiede nel fatto che il movimento comunale di Roma era guidato dal ceto medio locale, composto da mercanti e artigiani, che si opponeva non solo al pontefice, signore della città, ma anche alla nobiltà urbana, detentrice delle maggiori proprietà fondiarie presenti in Roma e nel contado.
L'unica testimonianza per questo decennio riguarda la sottoscrizione, compiuta dal F. nel dicembre 1144 insieme con suo fratello Cencio, dell'atto di concessione del feudo di Bertinoro, rilasciato da Celestino II quale tutore dei figli di una parente del F., Aldruda Frangipane, vedova da poco tempo del conte di Bertinoro, Ranerio.
Più tardi la famiglia Frangipane - e certamente anche il F. - entrò in conflitto con il Senato, ma non abbiamo notizie più dettagliate sulle ragioni di tale contrasto, né sugli eventi che lo caratterizzarono.
Nel corso di quegli anni il F. si mantenne fedele alla politica dei suoi antenati, molto vicina al Papato. Sono attestati suoi stretti rapporti soprattutto con Eugenio III. Nel dicembre 1152 vendette al pontefice i suoi diritti sulla città di Tuscolo. Anche Adriano IV trovò in lui un fidato sostenitore: già nell'estate del 1155, agli inizi del suo pontificato, il F. si trovava tra i consiglieri papali quando si trattò di reagire in modo adeguato alla spedizione di Federico Barbarossa; successivamente lo ritroviamo all'incontro del papa con Guglielmo I, re di Sicilia, avvenuto nel 1156 nei pressi di Benevento, dove assistette al formale atto di sottomissione di Guglielmo al pontefice, suo signore feudale, e ricevette in nome di Adriano IV il suo giuramento di fedeltà. Il F. si trovava al seguito del papa anche nel 1157, allorché Adriano acquistò beni in Montelibretti, e nel 1159, quando la Chiesa prese possesso del castello di Roiano.
Deceduto il 1° sett. 1159 papa Adriano, il 7 settembre si giunse nuovamente a un'elezione scismatica, in quanto il Collegio cardinalizio si divise in una fazione alleata e in un'altra nemica dell'imperatore. I sostenitori di Federico Barbarossa elessero papa il cardinale Ottaviano di Monticello, col nome di Vittore IV, mentre gli oppositori scelsero il senese Rolando Bandinelli, che era stato il più importante consigliere di Adriano nella sua azione contro l'imperatore e che, col nome di Alessandro III, ne proseguiva ora, ostinatamente, la politica.
Fin dall'inizio il F. aderì, coerentemente, al partito di Alessandro III: i suoi buoni rapporti con Adriano IV e il rapporto teso con il Senato sono forse all'origine di questo passo. Alessandro era il vero e legittimo pontefice, Ottaviano nient'altro che una serpe contorta: questo affermarono il F. e suo fratello Cencio rivolgendosi a Luigi VII re di Francia, esortandolo a prendere le parti del Bandinelli. Tale atteggiamento divenne manifesto già pochi giorni dopo l'elezione: i seguaci di Vittore IV, e tra loro un certo numero di senatori, dopo l'elezione tenutasi tra i tumulti, avevano imprigionato Alessandro e i cardinali prima in Vaticano e poi a Trastevere. Il F. ottenne però la liberazione del papa e gli rese possibile la fuga nella Campagna romana. Nel giugno del 1161, Alessandro si arrischiò a tornare a Roma per un breve periodo e anche allora si rimise in contatto con il F. e con il fratello Cencio.
Il sostegno ad Alessandro III collocò necessariamente il F. tra i nemici dell'imperatore. Quando l'attacco di Federico I contro Roma si concluse con la bruciante sconfitta dei seguaci del Bandinelli presso Tuscolo, il 29 maggio 1167, il F., che ricopriva una preminente posizione nel contingente papale, non poté impedire che gli Imperiali imprigionassero suo figlio, probabilmente Leone, né poté ottenerne il rilascio, nonostante l'offerta di un lauto riscatto. Di fronte all'avanzata dell'imperatore, Alessandro III fuggì dal Laterano e si ritirò con i suoi cardinali nella torre Cartularia, una fortezza del F. vicino al Colosseo, e lì tentò di mantenere il comando della Chiesa. La situazione sembrò migliorare quando, contro ogni speranza, un carico in denaro inviato da Guglielmo I riuscì a risalire il Tevere fino a S. Paolo fuori le Mura, dove fu preso in consegna dai partigiani del papa. In tale occasione il F. portò ad Alessandro la notizia dell'arrivo delle navi siciliane, prendendo quindi in consegna il carico dopo avere trattenuto per sé una parte del denaro, forse come compenso per le spese sostenute nella guerra contro Federico I. Sebbene insistentemente sollecitato, del resto, egli si rifiutò sempre di prestare giuramento di fedeltà all'imperatore, anche quando fu minacciato dai nobili romani schierati con Federico. Alla fine del luglio 1167 Alessandro e il F. dovettero così assistere alla conquista della città leonina da parte dell'imperatore, che poté finalmente insediare in S. Pietro Pasquale III, succeduto nel 1164 a Vittore IV.
La spedizione contro Roma finì tuttavia per gli Imperiali con una catastrofe, perché un'epidemia diffusasi all'improvviso fra le fila dell'esercito li costrinse a ritirarsi precipitosamente dall'Italia centrale. I seguaci di Alessandro riguadagnarono di conseguenza terreno a Roma, e anche il F. poté approfittare degli eventi. Ne è un segno evidente la celebrazione del suo secondo matrimonio con la principessa bizantina Eudoxia, avvenuto nella primavera del 1170 grazie all'intercessione di Alessandro. Il legame con la famiglia dell'imperatore Manuele I Comneno portò al F. reputazione e prestigio, come mai era accaduto prima a una famiglia romana, ma poco tempo dopo il F. morì, in data e luogo imprecisati.
Dalla seconda moglie, forse poco prima della morte, ebbe un figlio al quale fu dato il nome di Emanuele. Nel 1178 la vedova Eudoxia rinunciò in nome del figlio, allora ancora minorenne, alla maggior parte dei crediti rivendicati nei confronti del papa, frutto dei danni subiti in passato da suo marito. Nell'atto viene nominato anche il figlio di primo letto del F., Leone. Nel 1179 anche il fratello del F., Cencio, rinunciò ai suoi crediti nei riguardi del pontefice.
Più che per qualsiasi altro membro della famiglia Frangipane, sono attestate per il F. transazioni di beni anche di grande importanza, tali che possiamo considerarlo il vero fondatore delle cospicue proprietà della sua famiglia a Roma e nel Lazio. Forse proprio sotto la sua egida venne consolidato e allargato il nucleo centrale delle proprietà dei Frangipane entro le mura di Roma nell'area del Palatino; lo stesso F. risulta avere avuto una proprietà nei dintorni del Colosseo e della vicina chiesa di S. Maria Nova. La sua fortezza più importante era la torre Cartularia, situata accanto alla chiesa e oggi non più esistente; questo elemento porta a concludere che egli appartenesse al ramo dei Frangipane detti "de Cartularia" ricordati nel Liber censuum. La chiesa di S. Maria Nova che si trovava fra le roccaforti dei Frangipane era da sempre il punto di riferimento spirituale della famiglia, come attesta anche la consacrazione della chiesa compiuta da Alessandro III nel 1161, nel corso del suo breve soggiorno a Roma.
L'azione per l'incremento delle proprietà fuori Roma fu ancora più importante. Nel 1143 o nel 1144 papa Celestino II concesse alla famiglia le entrate che egli percepiva dalla città di Terracina e, così facendo, pose le basi del dominio dei Frangipane nel Lazio meridionale. Nel 1145 papa Lucio II affidò al F. e a suo fratello Cencio la custodia del monte Circeo, realizzando in tal modo un baluardo per il dominio della sua famiglia sulla costa circostante. Pochi anni più tardi Eugenio III diede in pegno ai due fratelli e al loro zio Cencio anche il castello di Ninfa. Forse già allora la famiglia aveva possedimenti nella vicina Cisterna, elemento che rafforzava la sua posizione in questo territorio. Le proprietà del F. in Colonna, Olevano e dintorni completarono la sua presenza nel Lazio meridionale; a esse si aggiunse poi il castello di Ancarano a nord di Roma. Il F. poi, al pari di Cencio, percepiva parte delle entrate della città pontificia di Benevento.
Gli stretti legami patrimoniali tra il F. e suo fratello Cencio dimostrano che la condizione economica di ognuno dei due, al pari degli altri membri della famiglia, non può essere considerata in modo isolato e che i Frangipane amministravano in comune i loro beni. All'interno delle mura di Roma sono attestati per Cencio il possesso del Septizonium, un monumento tardoantico all'inizio della via Appia, e una torre fortificata presso il Circo Massimo; Cencio disponeva inoltre di proprietà nelle località di Fusignano, Cornazzano, Piperno, situate a sudest della città.
Il F. e i suoi familiari non riuscirono però a formare complessi fondiari unitari né a Roma, né intorno alla città, anche se accumularono beni cospicui e con ciò stabilirono nuclei territoriali a Roma e nei dintorni, operando senz'altro secondo un programma ben determinato.
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