ODERISI da Gubbio
Miniatore attivo a Bologna nella seconda metà del sec. 13°, cui al momento non è possibile assegnare alcuna opera, nonostante che la critica si sia sforzata a lungo di ricostruirne la personalità artistica e, in qualche misura, il catalogo.La questione storiografica relativa a O. ha origine esclusivamente da suggestioni letterarie. Nel famoso passo della Commedia (Purg. XI, vv. 79-102) Dante Alighieri istituisce, per bocca dello stesso O., un confronto, che rappresenta la coscienza di una sorta di avvicendamento generazionale, tra Giotto e Cimabue per la pittura, tra Guido Cavalcanti e Guido Guinizzelli per la poesia, e per la miniatura tra Franco Bolognese e O., e definisce questi "l'onor d'Agobbio e l'onor di quell'arte / ch'alluminar chiamata è in Parisi" (Purg. XI, vv. 79-81). È probabile che da Dante, forse attraverso i suoi primi commentatori - fra cui Benvenuto da Imola (m. nel 1387 ca.; Comentum super Dantis Aldigherii Comoediam) -, lo stesso Vasari (Le Vite, II, 1967, p. 105) derivasse la conoscenza della mitica figura di O., alla quale collegava probabilmente opere ancora conosciute nel Cinquecento che, per tradizione, venivano assegnate alla paternità del miniatore.Le testimonianze documentarie hanno dato consistenza storica alla figura di O., attestando la presenza, a Bologna, di un Hodericus miniator il 22 agosto 1268 e di un Odorisius Guidonis miniator il 19 luglio 1269 (Filippini, Zucchini, 1947, pp. 183-185), identificabili entrambi, a buona ragione, con O., che avrebbe quindi operato a Bologna tra il settimo e l'ottavo decennio del Duecento, e forse fino alla fine del secolo, quando Dante ne testimonia indirettamente la scomparsa. Di gran rilievo sono ancora due documenti: l'uno del 26 agosto 1269, in cui "magister Oderisius filius Guidonis" si impegna, insieme a Paolo di Jacopino dell'Avvocato, a far scrivere a un copista di professione un Digestum novum con la glossa di Accursio; l'altro dell'11 marzo 1271, in cui "magister Odericus quondam Guidonis de Gubio" sottoscrive, ancora insieme a Paolo di Jacopino dell'Avvocato, un contratto per la miniatura, "de pennello de bono azurro", di un antifonario notturno (Filippini, Zucchini, 1947, pp. 183-185). Entrambi i documenti consentono infatti di ipotizzare per O. la direzione artistica di un'articolata struttura produttiva, forse collegata al fiorente Studio bolognese; permettono inoltre di porre in rapporto la figura di O. con lo stile testimoniato da un fregio vegetale abitato, di gusto goticheggiante, che Paolo di Jacopino dell'Avvocato, suo collaboratore secondo le suddette fonti, tracciava a lapis in margine a un registro bolognese del 1288 (Bologna, Arch. di Stato, Registro dei memoriali per l'anno 1288; Gioseffi 1987). Tale testimonianza figurativa si può mettere a confronto con numerosi luoghi della Bibbia di Parigi (BN, lat. 18) e con la Bibbia del convento di S. Lorenzo all'Escorial (Bibl., a.I.5), che vengono entrambe riferite peraltro allo stile del maestro eugubino (Todini, 1982; Gioseffi, 1987).Non senza significato per l'individuazione dell'area figurativa in cui gravitò O. è la proposta di assegnazione al maestro eugubino di opere o gruppi di opere spesso tra loro fortemente eterogenee (Morozzi, 1980; Gioseffi, 1987). Nel tentativo di ricostruire la formazione di O., gli è stata attribuita una serie di corali provenienti dalla chiesa eugubina di S. Domenico (Gubbio, Arch. di Stato, Fondo S. Pietro, O/2; H/2; F/2; E/2; Castelfranco, 1928-1929; Fallani, 1971; Todini, 1982), di matrice umbra, ma influenzati dalla maniera bolognese (Morozzi, 1980). Sono stati inoltre collegati all'attività di O. codici miniati nell'orbita degli scriptoria bolognesi - in questi anni ancora fortemente influenzati dall'arte francese -, nei quali venne prodotto per es. l'Infortiatum di Torino (Bibl. Naz., E.18; Salmi, 1955). Si è voluto vedere tale manoscritto strettamente dipendente dalla miniatura francese del Duecento (D'Ancona, 1921), accostandogli un codice miniato del Decretum Gratiani (Firenze, Laur., Edili 97). È stato prospettato infine una sorta di 'catalogo' di O., a partire dalla citata Bibbia di Parigi (Gioseffi, 1987).Di peculiare rilievo appare, tra le numerose ipotesi formulate, l'identificazione proposta da Longhi (1966a; 1966b) tra O. e il Maestro della Bibbia di Corradino (Baltimora, Walters Art Gall., Walters 152; Corrie, 1994; Russo, 1995), mettendo in relazione con la tavola di S. Chiara del 1283 (Assisi, S. Chiara) le miniature della Bibbia e assegnandola a Oderisi. Tale ipotesi, che ha avuto l'innegabile merito di collegare tra loro opere di alto livello qualitativo e di restituire dignità critica a questa fase della miniatura bolognese, è stata successivamente presa in considerazione da Previtali (1977) e da Conti (1979; 1981), che vede dalla Bibbia di Corradino e da altre opere a essa connesse - in primis la Bibbia Bassetti (Trento, Bibl. Com., 2868; Daneu Lattanzi, 1964; Toubert, 1979; Corrie, 1994; Pace, 1995) - prendere le mosse lo svolgimento successivo (secondo stile) del libro miniato d'ambito bolognese.
Bibl.:
Fonti. - F. Filippini, G. Zucchini, Miniatori e pittori a Bologna, I, Documenti dei secoli XIII e XIV, Firenze 1947; Benvenuto da Imola, Comentum super Dantis Aldigherii Comoediam, a cura di F. Lacaita, Firenze 1887, III, pp. 308-309; G. Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, a cura di L. Ragghianti, C.L. Ragghianti, I, Milano 1971, pp. 371-372.
Letteratura critica. - R. Baldani, La pittura a Bologna nel secolo XIV, Documenti e studi della R. Deputazione di Storia Patria per le provincie di Romagna 3, 1909, pp. 375-488; P. D'Ancona, L'arte di Oderisi da Gubbio, Dedalo 2, 1921, pp. 89-100; G. Castelfranco, I corali miniati di San Domenico di Gubbio, BArte, n. s., 7, 1928-1929, pp. 529-555; M. Salmi, La miniatura italiana, Milano 1955; A. Daneu Lattanzi, Ancora sulla scuola miniaturistica dell'Italia meridionale sveva, La Bibliofilia 66, 1964, pp. 105-162; id., Lineamenti di storia della miniatura in Sicilia (Storia della miniatura. Studi e documenti, 2), Firenze 1966, pp. 58-61; R. Longhi, Apertura sui trecentisti umbri, Paragone 17, 1966a, 191, pp. 3-17 (rist. in id., Opere complete, VII, Giudizio sul Duecento e ricerche sul Trecento nell'Italia centrale, Firenze 1974, pp. 147-158); id., Postilla all'apertura sugli umbri, ivi, 1966b, 195, pp. 3-8 (rist. in id. Opere complete, cit., pp. 158-162); G. Fallani, Dante e la cultura figurativa medievale, Firenze 1971 (19782); id., Postilla su Oderisi e Franco, Studi danteschi 50, 1973, pp. 103-109; I. Barsali Belli, Oderisi da Gubbio, in ED, IV, 1973, pp. 122-123; G. Previtali, Il Maestro della Madonna di San Brizio e le origini della scuola orvietana di pittura, in Scritti di storia dell'arte in onore di Ugo Procacci, a cura di M.G. Ciardi Dupré Dal Poggetto, P. Dal Poggetto, Milano 1977, I, pp. 106-110: 109; F. Mütherich, in Die Zeit der Staufer. Geschichte-Kunst-Kultur, a cura di R. Haussherr, cat., I, Stuttgart 1977, pp. 662-663 nr. 829; A. Daneu Lattanzi, Una ''bella copia'' di Al-Hāwī tradotto dall'arabo da Faraq Moyse per Carlo I d'Angiò (Ms. Vat. lat. 2398-2399). Contributo alla storia della miniatura dello scorcio del sec. XIII a Napoli, in Miscellanea di studi in memoria di Anna Saitta Revignas (Biblioteca di bibliografia italiana, 86), Firenze 1978, pp. 149-169; A. Conti, Problemi di miniatura bolognese, BArte, s. VI, 64, 1979, 2, pp. 1-28; H. Toubert, Autour de la Bible de Conradin: trois nouveaux manuscrits enluminés, MEFR 91, 1979, pp.729-784; L. Morozzi, Contributo alla ricostruzione delle miniature appartenenti ai corali di S. Pietro a Gubbio, Paragone 31, 1980, 363, pp. 53-67: 61; A. Conti, La miniatura bolognese. Scuole e botteghe 1270-1340, Bologna 1981; F. Todini, La miniatura in Umbria nel Duecento e nel Trecento, in Francesco d'Assisi. Documenti e archivi, codici e biblioteche, miniature, cat. (Perugia-Todi-Foligno 1982), Milano 1982, pp. 161-170; D. Benati, Pittura del Trecento in Emilia Romagna, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, I, pp. 193-232: 210; D. Gioseffi, Una traccia per Oderisi e un'ipotesi per Franco, in Miniatura in Friuli crocevia di civiltà, "Atti del Convegno, Passariano-Udine 1985", a cura di L. Menegazzi, Pordenone 1987, pp. 83-92: 85-86; R.W. Corrie, The Conradine Bible and the Problem of Court Ateliers in Southern Italy in the Thirteenth Century, in Intellectual Life at the Court of Frederick II Hohenstaufen, "Proceedings of the Symposium, Washington 1990", a cura di W. Tronzo, Washington 1994, pp. 17-39; V. Pace, Pittura e miniatura sveva da Federico II a Corradino: storia e mito, in Federico II e l'Italia. Percorsi, luoghi, segni e strumenti, cat., Roma 1995, pp. 103-110; A. Russo, Bibbia di Corradino (frammenti), ivi, pp. 262-265.S. Maddalo