ODERISIO da Benevento
ODERISIO da Benevento. – Ignote sono la data di nascita e di morte di questo fonditore originario di Benevento, attestato dal 1119 al 1151.
Dovette apprendere i segreti del mestiere in patria, in anni in cui sulla scena apulo-lucana brillava la stella di Ruggero da Melfi, detto anche ‘delle campane’, autore agli inizi del XII secolo di due porte bronzee, una per il mausoleo di Boemondo d’Altavilla a Canosa, l’altra per la contigua cattedrale di S. Sabino (Aceto, 1999).
Sopravvissute parzialmente, le ante canosine costituiscono, allo stato dei fatti, le prime realizzate da un artefice meridionale dopo la cospicua serie di porte, otto in tutto, giunte in Italia da Costantinopoli, tra il 1057 e il 1110, per adornare gli ingressi di prestigiosi edifici di culto, dalle cattedrali di Amalfi, Atrani e Salerno, all’abbaziale di Montecassino, al santuario micaelico di Monte Sant’Angelo, alle basiliche di S. Paolo fuori le Mura a Roma e di S. Marco a Venezia (Le porte del Paradiso, 2009).
Oderisio esordì a Troia nel 1119, firmando alla pari con un tal Bernardo – nome che ben s’attaglia a un artefice nordico – le imposte bronzee per il portale maggiore della cattedrale di S. Maria Assunta, commissionate dal vescovo normanno Guglielmo II. Dagli illustri antefatti costantinopolitani esse si differenziano per talune peculiarità tecnologiche (Vona, 2009), non meno che per l’impronta stilistica di esplicito conio occidentale, in prosecuzione dei timidi segnali in tale direzione affioranti dal sincretistico linguaggio formale di Ruggero da Melfi. Il principale elemento di novità delle ante troiane, tra i più alti esiti della metallurgia romanica europea in questo specifico settore, è costituito dalla vigorosa e franca modellazione degli apparati figurativi a rilievo (mascheroni leonini, dragoni reggipicchiotto, borchie vegetali), innervati di spiritata energia, che trasforma la compassata e respirante intelaiatura dei battenti bizantini in un ribollente campo di forze. Questa accalorata tensione espressiva non risparmia le ispide incorniciature filettate, che si flettono come se fossero attraversate da scariche elettriche, e nemmeno le figure ad agemina, più esposte ai condizionamenti mediorientali. Dopo iniziali esitazioni (Bertaux, 1903), negli ultimi decenni si è fatta strada nella critica con sempre maggiore convinzione l’idea che una simile svolta stilistica debba essere messa nel conto di una precoce e ramificata circolazione tra Puglia e Campania di modelli artistici di marca transalpina (Belli d’Elia, 1990; Aceto, 1995), i cui effetti ben s’avvertono, tra i molti esempi a disposizione, nelle miniature dell’Exultet della Biblioteca Casanatense di Roma (ms. 724, B I 13, 3) e in alcuni disegni a penna del Chronicon SanctaeSophiae (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 4939), due notevoli manoscritti confezionati a Benevento proprio al tempo dell’esordio di Oderisio (Aceto, 2000).
L’attenuazione della verve inventiva che s’indovina, sia pure solo attraverso il filtro di un mediocre disegno seicentesco dell’erudito capuano Michele Monaco (Monaco, 1610), nelle perdute imposte bronzee per la chiesa di S. Giovanni Battista delle Monache a Capua, sottoscritte nel 1122 dal solo Oderisio («Magister Oderisius fecit has portas»), induce a credere, sulle orme di Pietro Toesca (1927), che a Bernardo spetti con ogni verosimiglianza il merito dell’invenzione e della modellazione. Rafforza un simile convincimento la progressiva standardizzazione dell’attività di Oderisio, documentata da altre due imprese.
Nel 1127 il fonditore sannita firmava le ante bronzee della porta meridionale della cattedrale di Troia («Factor portarum fuit harum Oderisius Beneventanus»), commissionate anch’esse dal vescovo Guglielmo II, dove alla tenuta altissima delle parti ageminate fa da contraltare la più convenzionale proposizione delle parti a rilievo, consistenti in quattro mascheroni leonini modellati con una certa monotonia. I medesimi tratti tipologici e stilistici manifestano tre mascheroni leonini erratici, oggi conservati nella parrocchiale di S. Cristina a Sepino (Isernia). Sicuramente autografi di Oderisio, essi hanno a che fare con ogni verosimiglianza con le due ante di bronzo eseguite dal maestro nel biennio 1150-51 per la chiesa di S. Bartolomeo a Benevento (de Nicastro, [1683] 1976), gravemente danneggiate da un terremoto nel 1688 e in parte rifuse per restaurare la stratificata porta bronzea della cattedrale sannita (Giordano, 1987), la cui prima redazione rimonta al terzo quarto del XII secolo.
Dopo il 1151 le tracce di Oderisio si perdono.
Fonti e Bibl.: Napoli, Biblioteca del Seminario arcivescovile, ms. LXVIII, A.7.7: M. Monaco, Historia del sacro monastero di S. Giovanni delle Monache di Capua (1610), c. 86r; G. de Nicastro, Benevento sacro (ms. datato1683), a cura di G. Intorcia, Benevento 1976, pp. 90 s.; E. Bertaux, L’art dans l’Italie méridionale, Paris 1903, pp. 414-416; P. Toesca, Storia dell’arte italiana, II, 1, Il Medioevo (1927), Torino 1965, pp. 873, 1140 s.; U. Mende, Die Türzieher des Mittelalters, Berlin 1981, pp. 47-49, 227-229; Id., Die Bronzetüren des Mittelalters: 800-1200, München 1983, pp. 48-52, 141-155; H. Bloch, Montecassino in the Middle Ages, Roma 1986, I, pp. 509-513, 557-570; G. Giordano, Il restauro orsiniano della porta beneventana, in Janua major (catal., Benevento), a cura di S. Angelucci - C. Marinelli, Roma 1987, pp. 50-54; P. Belli D’Elia, Le porte della cattedrale di Troia, in Le porte di bronzo dall’antichità al secolo XIII, a cura di S. Salomi, Roma 1990, pp. 341-355 (con bibl.); F. Aceto, Una traccia per O. da B., in Napoli, l’Europa. Ricerche di storia dell’arte in onore di Ferdinando Bologna, a cura di F. Abbate - F. Sricchia Santoro,Catanzaro 1995, pp. 3-7; P. Belli D’Elia, O. da B., in Enciclopedia dell’arte medievale, VIII, Roma 1997, pp. 791-792 (con bibl.); F. Aceto, Una fucina di cultura araba nel XII secolo: la bottega di Ruggiero da Melfi, in Rassegna del Centro di cultura e storia amalfitana, n.s., IX (1999), 17, pp. 85-112; Id., L’Exultetdella Biblioteca Casanatense (Cas. 724 B I 13, 3) e la scultura tra Puglia e Campania nella prima età normanna, in Le vie del Medioevo. Atti del Convegno internazionale di studi, Parma… 1998, a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2000, pp. 246-257; F. Vona, Le porte di Monte Sant’Angelo e di Canosa: tecnologie a confronto, in Le porte del Paradiso. Arte e tecnologia bizantina tra Italia e Mediterraneo. Convegno internazionale di studi, … 2006, a cura di A. Iacobini, Roma 2009,pp. 375-410; F. Aceto, Medioevo e Controriforma a Troia. Il ‘restauro’ cinquecentesco della porta bronzea maggiore della cattedrale, in Tempi e forme dell’arte. Miscellanea di studi offerti a Pina Belli d’Elia, a cura di L. Derosa - C. Gelao, Foggia 2011, pp. 195-204.