Vedi ODERZO dell'anno: 1963 - 1996
ODERZO (Opitergium)
Piccola città della provincia di Treviso nella bassa pianura alluvionale veneta; già municipio romano. Poco sappiamo delle sue origini, ma non è escluso che il centro fosse abitato già nell'Età del Bronzo, come dimostrerebbero alcuni resti di palafitte con oggetti di tale età. Certa in ogni modo è l'esistenza di un centro paleoveneto sulla riva destra di un antico ramo del Piave a N-O dell'attuale abitato: sulla collinetta che lo sovrasta, la cosiddetta Montera, pensano taluni potesse sorgere anche un santuario.
Gli oggetti finora ritrovati sono soprattutto idoletti, fibule, pendagli, aghi crinali che vanno dal Il periodo atestino al III-II sec. a. C. quando affiorano influenze celtiche: infatti O. è al limite della zona paleoveneta separata dai Carni dalla sola Livenza (Liquentia), come è riferito dal geografo Tolomeo (III, i, 30).
È probabile però che, come quasi tutte le città della regione, fosse alleata dei Romani sin dal tempo della guerra annibalica e che per la fedeltà ad essi conservasse a lungo una specie di indipendenza nel governo municipale. Gli studî del Fraccaro dimostrano con buona probabilità che la via Postumia costruita nel 148 a. C. dal console Spurio Postumio Albino per congiungere Genova con Aquileia ripiegasse dopo Vicenza per O.: non vi passava invece, per quanto sembra, la Claudia Altinate. Altre strade, di cui sono tornate in luce anche di recente dei miliari di età tarda, collegavano O. con Concordia, incrociandosi con la Annia, la via costiera che univa Adria con Altino, Concordia e Aquileia.
Una coorte di Opitergini prese parte alla guerra civile tra Cesare e Pompeo, parteggiando per quello: stretti di assedio sulla nave, si uccisero fra loro piuttosto che arrendersi, secondo il racconto di Lucano (4, 462 e gli scholia ad esso riferiti). Cesare ricompensò O. esentandola per vent'anni dal servizio militare e allargandone il territorio.
Divenuta municipium, dopo la promulgazione della Lex Iulia municipalis ebbe a capo quattro magistrati (quattuorviri iure dicundo) e un consiglio di decurioni; fu parte della Regione X, iscritta alla tribù Papiria e sede probabilmente di una guarnigione militare: soldati opitergini sono ricordati anche altrove. Opitergino fu il console suffetto dell'età di Commodo, L. Ragonius Urinatius Larcius Quintianus che fu anche legato della XIII Legione (G. I. L., v, 2112).
Il centro non dovette mai essere troppo grande; come di regola nell'Italia settentrionale, ad economia sostanzialmente agricola, i suoi abitanti vivevano nelle campagne, e nella sede del municipium vedevano concentrate le funzioni amministrative e religiose. Scarse le iscrizioni di divinità, una dedica a Giove, una alle Vires (v. querouetulanae, vires), una forse a un aerolito caduto dal cielo, ma non mancano bronzi e sculture (testa di Giove Ammone, una baccante, alcune are). Numerosi risultano gli Augustales; è ricordato anche un sacerdote salio.
Varî tipi di monumenti sepolcrali: semplici urne con coperchio o a emisfero o quadrangolare, sormontate dai tipici leoncini accovacciati, cippi superiormente arrotondati, stele in forma di edicole, stele ritratto. Meritano speciale menzione alcune are circolari riccamente decorate da girali in cui spiccano tre grossi encarpi che sostengono belle teste-ritratto maschili e femminili.
La città fu tra le prime a risentirsi della minaccia delle invasioni barbariche. Nel 167 d. C. i Quadi e i Marcomanni si spinsero fino alle sue porte (Amm. Marc., xxiv, 6, i). Continuò tuttavia a godere di una certa tranquillità, se poté costruire nel III-IV sec. d. C. case e ville, come quella da cui vennero i singolari mosaici con scene di vita rustica e di caccia (v. Tav. a colori s. v. caccia). La decadenza si accentua invece a partire dal V sec.: gli abitanti abbandonano O. per rifugiarsi nelle lagune, finché la città fu distrutta dai Longobardi in due successive spedizioni (anni 63S e 667: cfr. Paolo Diacono, iv, 38, 45; v, 28). Risorgerà solo alla fine del X secolo.
Museo civico. - In un edificio di nuova costruzione è stato sistemato recentemente il museo, che raccoglie le antichità provenienti da Opitergium e da Cittanova, il centro fondato dai profughi di O. dopo la distruzione della loro città. Tra i pezzi più notevoli vanno segnalati elementi architettonici di periodo romano, ritratti funerarî e soprattutto i numerosi mosaici con scene di caccia (alla lepre, al cervo, ecc.), rinvenuti nel 1891 e strappati nel 1911, che appartenevano a una lussuosa villa costruita nella prima metà del IV sec. d. C. e databili all'incirca alla fine del secolo stesso. Un altro mosaico proveniente dallo stesso complesso contiene un interessante prospetto architettonico di villa rustica. Va inoltre ricordata la raccolta di antichità Giol, già proprietà Galvagna, conservata nella villa di Col Francui, collezione visitata e molto ammirata dal Mommsen.
Bibl.: G. Mantovani, Il Museo Opitergino, Bergamo 1874; C. I. L., V, p. 186 ss. e E. Pais, Supplementa Italica, Roma 1888, p. 428 ss.; N. S., 1883; e 1891; H. Philip, in Pauly-Wissowa, XVIII, 1939, c. 690 s., s. v. Opitergium; A. Degrassi, Il confine Nord Orientale dell'Italia romana, Berna 1954; R. Battaglia, Dal paleolitico alla civiltà Atestina, in Storia di Venezia, I, Venezia 1957, p. 77 ss.; R. Cessi, Da Roma a Bisanzio, ibid., p. 179 ss.; G. Brusin, I Monumenti romani e paleocristiani, ibid., p. 403 ss.; P. Fraccaro, La via Postumia, in Opuscoli, S. III, Pavia 1957; P. L. Zovatto, in Il Noncello, 1956, p. 3 ss.; id., in Critica d'arte, IV, 1957, p. 97 (mosaici); B. Forlati, Guida del Museo Civico di Oderzo, Milano 1959.