COLONNA, Odoardo (Adoardo, Edoardo)
Del ramo di Genazzano della famiglia, nacque probabilmente agli inizi del XV secolo da Lorenzo Onofrio e Sveva Caetani.
Sposò in epoca imprecisata, ma sicuramente durante il pontificato dello zio Martino V, Covella (Iacovella), contessa di Celano, che gli portò in dote la contea. Questa rimase in possesso del C. anche quando, morto Martino V, la contessa abbandonò il marito, accusandolo di impotenza.
Beneficiò insieme con i fratelli, Antonio e Prospero, della politica nepotistica del pontefice. Questi nel 1425 concedeva in feudo perpetuo ai tre nipoti Paliano, la cui Comunità si era adoperata a favore di questa concessione. Nel 1426 i tre fratelli acquistarono Rocca di Papa, Nettuno e Astura. Nel 1427 i Priori della Repubblica fiorentina, per accattivarsi la benevolenza del papa, concessero ai suoi tre nipoti la cittadinanza fiorentina, senza l'obbligo di costruire case nella città.
Il 1° giugno di quell'anno il pontefice volle dividere i beni della famiglia. Un nucleo (Genazzano, Cave, Olevano, Rocca di Cave, Capranica, San Vito, Ciciliano, Pisciano, Paliano e Serrone) rimase indiviso fra il C. e i fratelli. Al C. personalmente, cui il fratello Antonio aveva ceduto la contea di Albe, andarono Fragnano, Civitella, Monte della Guardia e Monterano.
Nello stesso 1427 e nell'anno successivo, insieme con i due congiunti, il C. acquistò parte della mola di Morlupo, i due terzi dei castelli diruti di Fusignano, Verposa e San Lorenzo. Una metà del casale La Magione, la città di Nepi, i castelli di Monterosi e di Filacciano, il castello dirupo di Isola Conversina, il casale Santo Mirano, due terzi del castello di Scorano, il castello diruto di Malaffitto, i castelli di Nemi e Genoano e il casale Montagnano. Nella stessa epoca effettuò anche dei cambi di suoi possedimenti in Abruzzo con il conte di Pepoli e con gli eredi di Antonio di Sangro.Alla morte di Martino V (20 febbr. 1431) da una posizione di ricchezza e di potenza il C. e i fratelli caddero in quella di accusati, perché Eugenio IV, oltre a ingiungere loro l'immediata evacuazione delle loro truppe dalle rocche pontificie che avevano in custodia, li accusò anche di essersi impadroniti di arredi e di denaro della Chiesa. Quando il papa pretese la restituzione di terre che i Colonna ritenevano legittimamente loro, questi ultimi si armarono e da Marino fecero una puntata offensiva su Roma. Citati a venire a giustificarsi, i tre fratelli non si presentarono e furono così scomunicati, alla metà di maggio. La guerra che si scatenò allora nel Lazio ebbe termine nel settembre con la sconfitta dei Colonnesi, che furono obbligati a pagare una grossa somma. Il 21 febbr. 1432 al C. veniva confermato il ducato dei Marsi, ereditato dal padre, e la contea di Celano. Il 12 settembre Eugenio IV lo assolveva, insieme con i fratelli, di tutte le colpe contestategli.
L'anno successivo però, quando Niccolò Fortebraccio si volse contro Roma, il C., con i consorti, si unì al condottiero e il 25 agosto fu presente all'assalto di ponte Molle. Fu colpito così di nuovo dalla scomunica papale il 9 ottobre. Non si sa se il C. rimase in campo insieme con i consorti fino alla distruzione di Palestrina (1436) da parte del Vitelleschi.
Poche altre notizie, e frammentarie si hanno del C.: il conferimento a lui e ai fratelli del patriziato veneziano nel gennaio 1460 e il suo inserimento in un trattato del marzo 1461 di riappacificazione con gli Orsini, che nella guerra di successione nel Regno avevano sostenuto, al contrario dei Colonna, Ferdinando d'Aragona.
Il C., che aveva perso i suoi possedimenti nel Regno, fece testamento il 9 sett. 1462 e dispose di essere seppellito a Cave, nella cappella di S. Giovanni Evangelista nella chiesa di S. Stefano.
Aveva avuto sette figli: Fabrizio, Giovanni, Marcello, Giordano, Paola, Ippolita, e dalla seconda moglie, Filippa Conti, Lorenzo.
Fonti e Bibl.: Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per il Comune di Firenze, a cura di C. Guasti, III, Firenze 1873, pp. 157 ss.; Cronica di Anonimo veronese, a cura di G. Soranzo, Venezia 1915, p. 134; A. Coppi, Memorie colonnesi, Roma 1855, pp. 172, 175, 177 s., 188, 190, 192, 196, 210 s., 216; J. Guiraud, L'Etat pontifical après le Grand Schisme, Paris 1896, pp. 51, 55; R. Lanciani, Il patrimonio della famiglia Colonna al tempo di Martino V, in Arch. d. R. Soc. romana di storia patria, XX (1897), pp. 408 s., 411-27, 430, 434-44; F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medioevo, III, Roma-Torino 1902, pp. 691, 700; G. Tomassetti, Della Campagna romana, in Arch. d. R. Soc. romana di storia patria, XXVIII (1905), p. 119; XXIX (1906), pp. 39, 41, 306, 317, 328 s.; G. Navone, Paliano, ibid., XLIII, (1920), pp. 362, 367; F. Tomassetti, Note di topografia medioevale…, ibid., XLVI (1922), pp. 254, 270; P. Colonna, I Colonna…, Roma 1927, pp. 83 ss., 89; P. Partner, The Papal Stateunder Martin V, London 1958, pp. 101, 197 s.; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s. v. Colonna, tav. VII.