FANTACCHIOTTI, Odoardo
Nacque a Roma il 20 maggio 1811 da Niccolò Carolina Venturi. L'anno di nascita, che nei repertori risulta erroneamente il 1809, si deduce dall'atto di morte (Firenze, Archivio dello Stato civile del Comune) e dalla commemorazione scritta da G. Paganucci (Firenze, Arch. d. Accademia delle arti del disegno, Atti, 1877, n. 20: Appunti biografici dei professori defunti, p. 488).
Il padre, originario di Cortona, dopo un periodo a Roma si trasferì con la numerosa famiglia a Firenze, dove si impiegò come secondo scrivano nell'Azienda statale del sale.
Il F. entrò nel 1820 all'Accademia fiorentina delle belle arti, dedicandosi alla scultura sotto S. Ricci, e poté proseguire gli studi grazie ad un sussidio temporaneo concessogli dal granduca Leopoldo II nel 1830 (Firenze, Arch. d. Accademia di belle arti, 1830, filze 9, 76). Dal 1828 iniziò a presentare regolarmente i suoi lavori (tutti dispersi) alle esposizioni annuali dell'Accademia: un bassorilievo con Ganimede e il busto della Signora Marini nel 1829; La caduta di Fetonte e il "bozzetto in creta d'invenzione" raffigurante Il battesimo di Cristo, premiato al concorso di emulazione, nel 1830; un Achille che piange sul cadavere di Patroclo, con cui concorse al premio triennale per il pensionato a Roma, ottenendo soltanto una gratificazione d'incoraggiamento, nel 1831; una statua di Paride nel 1832. Nel 1833presentò due opere eseguite per il nobile inglese O. Stephenson: il Busto-ritratto del committente e il Monumento funebre della di lui figlioletta (cfr. Izunnia, 1841 e M. Missirini, Di ventotto statue in marmo consacrate ad altrettanti uomini illustri toscani, Firenze 1838, p. 13), dove abbandonava il bello ideale e i soggetti mitologici che gli erano stati suggeriti dall'insegnamento di S. Ricci, per avvicinarsi allo studio del bello naturale proposto da A. Costoli, che si scelse come maestro. In questi anni è inoltre probabile che lavorasse per lo scultore H. Greenough (S. Botto Tassara, Arte italiana e critica tedesca a proposito di uno scritto tedesco sull'arte fiorentina, Firenze 1878, p. 58). Nel 1837 eseguì il busto di Penelope Bourbon di Petrella Tommasi (Cortona, S. Francesco) e nel 1839 espose all'Accademia la Strage degli innocenti (perduta, restano alcuni disegni presso gli eredi), in cui la figura del bambino venne paragonata ad un calco dal vero (A. M. Izunnia, La strage degl'innocenti, gruppo del sig. O. F., in Giornale del commercio, II [1839], 46, p. 182). Nel 1840 fu nominato professore (Arch. d. Accademia di belle arti, 1840, filza 75) ed iniziarono le commissioni pubbliche: per il portico degli Uffizi eseguì le statue del Boccaccio (1837-43) e dell'Accorso (1846-52), replicate in gesso per il palazzo De Larderel a Livorno - (Arch. di Stato di Firenze, Acquisti e Doni, filze 103-121); per la tribuna di Galileo del Museo della Specola scolpì il medaglione di Francesco Redi (1840-41) e il busto di Ferdinando II de' Medici (1842; Ibid., Segreteria di Gabinetto, Appendice, filza 118, ins. 8; Fabbriche 221 P; G. E. Saltini, Della vita e delle opere di Giuseppe Martelli, Firenze 1888, pp. 135 n. 5, 138 n. 2). Alla decorazione del portico degli Uffizi è legata anche la statua di Sallustio Bandini (1847-53), che non vi fu collocata per la mancanza di una ventinovesima nicchia (Ibid., Acquisti e Doni, filza 105, nn. 28, 40, 41; filza 114, n. 387; filza 120.3) e che il committente C. Ridolfi donò all'Accademia dei Georgofili, dove ancora si trova. Negli anni Quaranta il F. fu partecipe della cultura purista, alimentata a Firenze dall'insegnamento di L. Bartolini, e si applicò allo studio assiduo della scultura del Quattrocento fiorentino (P. E. Selvatico, Dell'arte moderna a Firenze, Milano 1843, pp. 24 s.), che fu la fonte di ispirazione per un incisivo ritratto di Laura Orlandini Rucellai (1842-46; Pandolfini. Catalogo di vendita all'asta, Firenze, 24-28 febbr. 1986, p. 78), per busti femminili ideali, menzionati con ammirazione nello studio di via Panicale dalla guida di W. B. Spence (The lions of Florence, Florence 1847, p. 37), fra i quali la Corinna e la petrarchesca Laura (foto in: Firenze, Museo nazionale, Fondo Planiscig, scatolone "falsi"; La manifattura di Signa, Firenze 1986, II, tav. LII, n. 68), esposte nel 1841 all'Accademia, e per una Beatrice e una Eleonora d'Este presentate all'esposizione della Società promotrice fiorentina nel 1849 (Catalogo, Firenze 1849, p. 8). Nel 1841 ebbe l'incarico per il monumento a Raffaello Morghen, collocato in S. Croce nel 1855 (gesso, 1844, perduto); a questo periodo si può far risalire il bassorilievo con Angelo orante conservato nel convento di Ognissanti e proveniente da un monumento funebre del chiostro (gesso presso gli eredi). Nel 1845-46 si dedicò al monumento di Ippolito Rosellini, da collocarsi nel Camposanto di Pisa, su commissione di F. Bonaini, che non andò però a termine (Arch. di Stato di Firenze, Carteggio Bonaini, filza 3) e attorno al 1847 eseguì il monumento funebre di Vincenzo Peruzzi per la cappella di famiglia in S. Croce. Nel 1850 fu scelto dal Municipio di Faenza per eseguire il monumento a Dionigi Strocchi nella cattedrale di quella città (Faenza, Arch. moderno del Comune, Protocollo, 1850, nn. 2170, 2511, 2654, 2701; 1852, nn. 912, 950, 1240, 1395; 1854, nn. 1321, 1478, 1502; 1855, nn. 99, 232, 259, 437, 632, 949). Contemporaneamente eseguiva il monumento alla memoria di Michele Giuntini in S. Giuseppe a Firenze (Selvapiana, Arch. legale del patrimonio Giuntini, Repertorio, ad vocem), comprendente una Madonna col Bambino ispirata a B. Rossellino e la statua dell'Angelo della religione, di cui una replica in gesso fu donata dagli eredi Giuntini al cimitero della Misericordia di Pinti a Firenze insieme con un pendant in marmo raffigurante l'Angelo del giudizio (Ibid., Affari diversi amministrativi, filza 47, n. 6). Ai primi anni Cinquanta è inoltre databile un tondo con la Madonna col Bambino conservato alla Misericordia di Fiesole (gesso presso gli eredi).
La grande capacità del F. di interpretare la scultura del Rinascimento fiorentino ha portato J. Pope-Hennessy (The study and criticism of Italian sculpture, New York-Princeton 1980, pp. 229 s., figg. 15-17) ad attribuirgli anche un'attività di falsario e ad ascrivergli alcuni bassorilievi neoquattrocenteschi, tra cui uno in pietra serena con la Madonna col Bambino, già ritenuta di Desiderio da Settignano (Londra, Victoria and Albert Museum, n. 7582-1861: cfr. Ferretti, 1981; Fake?..., 1990), in base ad analogie stilistiche con il tondo del Monumento Morghen, di cui sono circolate copie in stucco presso gli antiquari fiorentini con l'attribuzione a Donatello. Questa ipotesi, accolta in seguito da diversi studiosi, è stata alimentata soprattutto dalle scarsissime notizie sulla vita e sulle opere del F., ma non sono finora emerse prove decisive sulla sua attendibilità.
Con il 1858 il F. superò la fase purista e compì le tre opere più importanti della sua carriera, maturando una forma più piena e classica, tesa ad esaltare concetti elevati attraverso la bellezza e la grazia: Eva tentata dal serpente (marmo, 1864, commissione di Eugenio di Savoia principe di Carignano; Torino, Galleria civica d'arte moderna), Musidora, soggetto tratto dal poema arcadico inglese Le stagioni di J. Thomson (ubicazione ignota; Ricordi fotografici degli artisti contemporanei in Toscana, Firenze, fasc. IV, febbraio 1859) e il monumento funebre di Luisa Teresa Spence (Fiesole, cimitero, cappella Spence), della quale aveva scolpito un bellissimo ritratto nel 1851 (Firenze, eredi di W. B. Spence). Queste opere furono molto apprezzate dalla critica (P. Emiliani Giudici, Correspondance particulière, in Gazette des beaux-arts, III [1859], pp. 239 ss.) e ottennero un buon successo di pubblico all'Esposizione italiana di Firenze del 1861, a quella di Londra nel 1862 e a Parigi nel 1867, e gli procurarono la medaglia al merito nel 1861 e la croce al merito del re di Portogallo nel 1867. Dal governo provvisorio della Toscana ebbe nel 1860 l'incarico per il monumento a Neri Corsini in S. Croce, dove rappresentando la figura dell'Italia del Risorgimento il F. intendeva ricollegarsi a quella piangente della tomba dell'Alfieri di A. Canova (Roma, Arch. centrale dello Stato, AA.BB.AA, 1860-90, B 451, fasc. 284, 7; Firenze, Arch. delle Gallerie, Direzione delle Rr. Gallerie, Affari dell'anno 1867 e 1869, filza B, pos. 70); contemporaneamente eseguì il monumento a Luigi Cherubini (S. Croce), la Speranza per la tomba di S. R. Routh nel cimitero degli Inglesi a Firenze e la Legge (Firenze, Bibl. nazionale, Carteggi vari, 217, 1; 243, 89) per il monumento a Vincenzo Salvagnoli (1861-73, Pisa, Camposanto, oggi nel cimitero suburbano). Alle esposizioni inviò pure una Innocenza (1862; Firenze, Kunsthistorisches Institut, foto n. 173520), un Ganimede rapito dall'aquila di Giove (1865, commissione di W. B. Spence, disperso) e il gruppo di Amore e Fedeltà (1861, gesso presso gli eredi), realizzato in marmo (disperso) per Eugenio principe di Carignano, che nel 1868 gli commissionò il busto di Margherita di Savoia (Roma, palazzo Margherita). Altri busti risalenti a questo periodo sono il ritratto di Elisabetta Ricasoli (1865, castello di Brolio), di Paolina Mugnaini Lombardi (1869, Firenze, cimitero delle Porte Sante), e dei Coniugi Temple Leader (1869, Fiesole, villa di Maiano). Negli ultimi anni, non volendosi piegare alle nuove istanze dell'arte verista (C. Boito, Scultura e pittura d'oggi, Roma-Torino-Firenze 1877, p. 174), creò l'Angelo della preghiera, destinato a Cincinnati nell'Ohio e replicato per la tomba Zeggio (Firenze, cimitero degli Allori), la Susanna al bagno (1868-72, Firenze, Galleria d'arte moderna), la Baccante (Associazione degli artisti italiani. VIII esposizione. Catalogo, Firenze 1913, fig. 181), l'Amore e Psiche (1871, disperso), la Pandora (collezione privata inglese).
Fu socio di diverse accademie e membro del consiglio direttivo dell'Accademia di Firenze e della Commissione conservatrice delle belle arti; dal 1865 al 1867 ricoprì la carica di consigliere comunale. Nel 1868 si fece costruire un palazzo di abitazione in via Poliziano 8 (Firenze, Arch. storico del Comune, Uffizio d'arte, 1868, filza 517, affare 2275; filza 520, affare 2596). Dalla moglie Paolina Galli ebbe quattro figli, fra cui Cesare, scultore ed erede dello studio, e Bice, che sposò A. Bianchini, cognato del pittore A. Ciseri.
Morì a Firenze il 24 giugno 1877 e fu sepolto al cimitero delle Porte Sante.
Ciò che è rimasto dei suoi gessi, disegni e carte, dopo la chiusura dello studio nel 1950, è conservato dagli eredi dello scultore D. Gabbrielli, allievo del figlio Cesare.
Fonti e Bibl.: Necr. in Atti d. Accad. ligustica di belle arti, 1879, pp. 30 s.; Gazzetta di Firenze, 1829, n. 121, suppl., p. 3; ibid., 1830, n. 131, pp. 4, 6 s.; ibid., 1831, n.129, p. 5; ibid., 1832, n.132, p. 5; ibid., 1833, n.126, p. 4; ibid., 1839, n. 121, p. 6; A. M. Izunnia, Poche parole sopra alcuni oggetti di pittura e di scultura esposti nell'I. e R. Accademia delle belle arti in Firenze. Scultura, in Giornale del commercio, IV (1841), 42, p. 167; Id., Andrea Orgagna e Giovanni Boccaccio, nuove statue poste nella loggia degli Uffizi, ibid., VI (1843), 27, p. 106; M. Mugnai, Francesco Accursio e Paolo Mascagni, statue in marmo del professore O. F. e del signor Lodovico Caselli poste nella loggia degli Uffizi, in La Speranza, I (1852), 72, pp. 286 s.; V. Salvagnoli, Per la dedicazione della statua di Sallustio Bandini nella casa del marchese Cosimo Ridolfi, in P. Verri, Scritti vari, Firenze 1854, I, pp. XXXIX-XLIV; S. Fioretti, Storiadella chiesa prioria di S. Maria del Giglio e di S. Giuseppe, Firenze 1855, p. 108; G. Sezanne, Il Genio della religione, statua del prof. O. F., in Le Arti del disegno, II (1855), 16, pp. 62 s.; I. Sferza, Monumento a Raffaello Morghen eretto nella chiesa di S. Croce in Firenze, ibid., 46, pp. 182 s.; Nuove sculture del prof. F., in Rivista di Firenze e Bullettino delle arti del disegno, V (1859), 3, pp. 145 s.; P. Coccolluto Ferrigni, Viaggio attraverso l'Esposizione italiana del 1861, Firenze 1861, pp. 11 s., 47, 104; G. E. Saltini, Le arti belle in Toscana, Firenze 1862, p. 36; Sopra il monumento Spence eseguito dal professore O. F., in L'Esposizione italiana del 1861, Firenze 1862, pp. 319 s.; International Exhibition, 1862. Kingdom of Italy. Official descriptive catalogue, London 1862, p. 372; P. Emiliani Giudici, in Esposizione italiana tenuta in Firenze nel 1861. Relazioni dei giurati, Firenze 1865, III, pp. 306 s.; Quattro nuovi lavori del cav. prof. O. F., in L'Italia artistica, VI (1865), 4, pp. 1 s.; A. Pavan, Eva, statua in marmo di O. F., in L'Italia all'Esposizione universale di Parigi nel 1867, Parigi-Firenze 1867, pp. 77 ss.; Scultura. Il cav. prof. O.F., in L'Italia artistica, IX (1868), 18, p. 2; B. Gamucci, Intorno alla vita ed alle opere Luigi Cherubini fiorentino ed al monumento ad esso innalzato in S. Croce, Firenze 1869, pp. 51, 56-59; P. Del Vaga, Corriere di Firenze, in Nuovo Giornale illustrato universale, IV (1871), 38, p. 378; Inaugurazione del monumento a Vincenzo Salvagnoli, in Gazzetta d'Italia (Firenze), VIII (1873), n. 120; L. Mussini, Les travaux de restauration de l'église de S. Croce à Florence, in Scritti d'arte, Firenze 1880, p. 208; N. De Colli, Scultori fiorentini da scoprire, in Humana, VII (1932), 9-10, p. 54; D. Guccerelli, Il sepolcro di don Neri Corsini... nel tempio di S. Croce in Firenze, Firenze 1944; C. L. Dentler, Famous foreigners in Florence 1400-1900, Firenze 1964, p. 225; E. Spalletti, Per Antonio Ciseri. Un regesto antologico di documenti dall'archivio dell'artista, in Annali d. Scuola normale superiore di Pisa, V (1975), 2; M. Ferretti, Falsi e tradizione artistica, in Storia dell'arte italiana (Einaudi), Torino 1981, p. 173, figg. 207 s.; La Misericordia di Firenze, III, Cimiteri monumentali, Firenze 1983, pp. 26, 152; S. Croce nell'800 (catal.), Firenze 1986, pp. 101, 103, 107, 119 s., 230, 234; C. Sisi, Disegni dell'Ottocento dalla collezione Batelli, Firenze 1987, pp. 90 s.; L. Bernini, O.F., scultore (Roma 1811-Firenze 1877), tesi di laurea, Univ. di Firenze, a.a. 1988-89; G. Gentilini, Bastianini e i falsi da museo, in Gazzetta antiquaria, 2 (1988), pp. 43-47; L. Bernini, O. F., scultore amato dagli inglesi, in Artista. Critica dell'arte in Toscana, II (1990), pp. 96-103; Fake? The art of deception, London 1990, pp. 197 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 253 s.; A. Panzetta, Dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento, Torino 1989, pp. 72 s.; V. Vicario, Gli scultori italiani dal neoclassicismo al liberty, Lodi 1990, p. 286.