TABACCHI, Odoardo
Nacque il 19 dicembre 1831 a Ganna, nel comune sparso di Valganna (Varese). Il padre Bernardo, originario della vicina Ardena, era attivo in ambito locale come falegname, scultore e decoratore di chiese, la madre Teresa Arganini era nativa di Ganna; si ha notizia di un fratello maggiore, Carlo Andrea Alessandro (nato il 31 marzo 1829), e di una sorella minore, Elisa. Benché battezzato coi nomi di Battista Pasquale Edoardo, l’artista preferì sempre firmarsi «Odoardo».
Rimasta vedova, la madre si trasferì coi figli dal fratello Pasquale, capomastro a Milano. Qui, assecondando l’inclinazione artistica precocemente dimostrata dal giovane, la famiglia ne permise l’iscrizione – insieme al fratello – all’Accademia di Brera, dove intraprese un percorso formativo di lunga durata. Nel 1845 Tabacchi fu ammesso alla scuola di elementi di figura e ornamenti e nel 1850 alla sala delle statue e alla scuola del nudo; in quello stesso anno ricevette una menzione onorevole alla scuola di estetica. In questo periodo si colloca la prolungata frequentazione della scuola di scultura retta da Benedetto Cacciatori, oltre a quella degli studi privati di Abbondio Sangiorgio e, forse, di Pompeo Marchesi.
Gli anni braidensi videro Tabacchi affermarsi in alcuni concorsi di seconda classe: nel 1850 per un bassorilievo (sala delle statue) e tra il 1852 e il 1854 per diverse composizioni alla scuola del nudo. Finalmente, nel 1858, egli ottenne la pensione triennale di scultura a Roma, dove si recò solo alla metà del 1860. Nei mesi precedenti, infatti, lo scultore soggiornò con profitto a Firenze, frequentando gli artisti che si ritrovavano al caffè Michelangelo e subendo l’influenza dei seguaci di Lorenzo Bartolini. Dal capoluogo toscano inviò a Brera, nel febbraio 1860, il saggio obbligatorio del primo anno, il Pianto degli angeli (bassorilievo in gesso, Gorla Maggiore, gipsoteca Tabacchi, dove è conservata anche la gran parte dei modelli per le altre opere di seguito ricordate). Da tale modello (che ricevette il diploma d’onore all’Esposizione d’arte sacra di Torino nel 1898; una replica in bronzo è alla Pinacoteca civica di Ascoli Piceno) lo scultore nel 1869 trasse il marmo per il paliotto dell’altare maggiore della chiesa di S. Maria Assunta a Gallarate. Nella riuscita composizione d’esordio di Tabacchi sono evidenti i caratteri toscani e misticheggianti, frutto della meditazione su Donatello e Beato Angelico.
Il saggio finale, elaborato nell'ambiente romano, dominato in quegli anni, per la scultura, da Pietro Tenerani, fu il colossale gesso dell’Arnaldo da Brescia, inviato nel maggio 1861 a Milano, dove fu encomiasticamente accolto dalla commissione accademica, vincendo il primo premio per la scultura all’annuale Esposizione braidense. Nella primavera del 1861 Tabacchi effettuò pure un breve soggiorno di studio a Napoli, dove conobbe il pittore Filippo Palizzi.
Rientrato definitivamente a Milano nell’estate 1861, frequentò per breve tempo lo studio di Pietro Magni (dove fu impegnato nei modelli per le statue degli allievi di Leonardo destinate al monumento in piazza della Scala), collaborando poi anche con Giovanni Strazza, maestro di scultura a Brera così come Magni. Per la bottega dei fratelli Boni, attivi nella decorazione architettonica, eseguì le Cariatidi del palazzo affacciato su piazza Cavour, all’angolo fra le vie Manin e Turati.
Nell’ottobre 1861 la sua proposta di un monumento a Cavour per l’omonima piazza, consistente in un ritratto bronzeo dello statista a figura intera, vinse il concorso bandito dal Comune di Milano a pari merito con l’allegoria dell’Italia sedente di Antonio Tantardini: la commissione pregò i due scultori di combinare assieme le loro opere, e il monumento fu inaugurato nel 1865. Il medesimo modello fu presentato senza successo da Tabacchi, sempre nel 1861, nel concorso torinese per il Monumento a Cavour, per il quale gli fu poi richiesta l’allegoria dell’Indipendenza (nel 1864 il monumento fu poi assegnato a Giovanni Dupré).
In questi anni si collocano le statue di S. Maria Egiziaca (1865) e S. Dorotea (1866-67) per il duomo di Milano, il Busto di Raffaello per il padiglione reale della stazione (1866, marmo, già Milano, palazzo Litta), le statue di Lanzone e Dante per la galleria Vittorio Emanuele II (1867, gessi, distrutti). Il marmo Ugo Foscolo dopo il Trattato di Campoformio, apparso nel 1866 a Brera (alle cui esposizioni annuali Tabacchi partecipò frequentemente negli anni Sessanta e Settanta) e nel 1867 all’Esposizione universale di Parigi, fu lodato per il realismo e il soggetto (bronzo, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea). Nel 1867 espose a Brera Eleonora Fonseca Pimentel, eseguita su commissione di Francesco Turati (marmo, collezione privata).
Con l’Angelo della giustizia e l’Angelo protettore (1866) per la cappella Ponti, eretta da Camillo Boito nel cimitero di Gallarate (dove Tabacchi lavorò anche alla tomba Pariani disegnata da Boito, 1871), iniziò un prolungato rapporto professionale con la nota famiglia di imprenditori: il rinnovamento dell’altare maggiore di S. Maria Assunta, eseguito da Boito e Tabacchi nel 1868-70 (il Redentore, le allegorie di Penitenza e Innocenza, il già ricordato paliotto col Pianto degli angeli, la statua di S. Giuseppe), Dante e Michelangelo (bronzo, 1883, Biumo Superiore, villa Ponti), il Ritratto di Eligio Ponti (1883, bronzo, Biumo Superiore, asilo Ponti).
Il 1868 vide Tabacchi trasferirsi a Torino, come vincitore del concorso per la cattedra di scultura all’Accademia Albertina (1867), polemicamente abbandonata da Vincenzo Vela, anche a seguito dell’assegnazione a Dupré del Monumento a Cavour. Nel capoluogo piemontese Tabacchi sposò il 27 dicembre 1887 la compagna Rosa Ballerini, madre di suo figlio Odo (nato il 22 dicembre 1871). Per quasi un quarantennio egli ricoprì un fondamentale ruolo di garanzia e continuità nella scuola torinese di scultura già radicalmente rinnovata da Vela, all’insegna di realismo e accuratezza esecutiva, costituendo un punto di riferimento imprescindibile tanto per gli studenti dell’Albertina quanto per i committenti pubblici e privati.
Fra i numerosi monumenti pubblici, molti dei quali affidatigli per chiara fama, si ricordano (nella città di Torino, se non altrimenti specificato) quelli a Pietro Paleocapa (1871), Giovan Battista Cassinis (1872-73), Giuseppe Timmermans (1874-75), Giacomo Leopardi e Annibal Caro (Fermo, 1874), Filippo Brignone (Pinerolo, 1877-78), il Genio della scienza per il Monumento al traforo del Cenisio (1879), Vittorio Emanuele II (Padova, 1880-82), Alfonso Lamarmora (Biella, 1884-86: nel 1877 aveva già eseguito il Monumento funerario Lamarmora in S. Sebastiano), Arnaldo da Brescia (Brescia, 1877-82, riformulato a partire dal modello del 1861: un bronzo, un marmo datato 1866 e un gesso patinato a Lonato, Fondazione Ugo da Como), Giovanni Lanza (Casale Monferrato, 1885-87; busto in marmo a Roma, Camera dei deputati), Garibaldi (1884-87), Salvatore Pes di Villamarina (1887), i Caduti per l’indipendenza (Tortona, 1890), Amedeo di Savoia (Moncalieri, 1890), Cristoforo Colombo (S. Margherita Ligure, 1892; dove nel 1876 aveva già realizzato il pulpito per la chiesa di S. Margherita e nel 1906 sarebbe stato inaugurato il Monumento a Garibaldi), Giovambattista Bottero (1898-99), Umberto I (Asti, 1903).
Accanto a questa serrata produzione di carattere ufficiale e pubblico, necessariamente contrassegnata da stilemi retorici ed elementi convenzionali, Tabacchi affiancò la realizzazione di una più libera ed eterogenea serie di figure d’occasione, spesso femminili, di ridotte dimensioni, molte delle quali note col solo titolo col quale apparvero alle periodiche esposizioni di Torino, Milano, Roma, oppure documentate dai relativi modelli in gesso o da fotografie dell’epoca (Gorla Maggiore, gipsoteca Tabacchi). Alcune delle più celebri sono Peri (1870), Hypatia (1874), Tuffolina (1877, marmo, Napoli, Museo nazionale di Capodimonte; bronzo, Trezzo sull’Adda, quadreria Crivelli: insieme alle due precedenti fu inviata all’Esposizione universale di Parigi nel 1878), Vergine cristiana condannata al supplizio (1872), Psicotera (1872), Al veglione (nota anche come Mascherina o Débardeuse), A mosca cieca, Cica cica (1884, Sanremo, Casinò), Super flumina Babylonis.
Altro filone particolarmente coltivato da Tabacchi fu quello funerario, con opere al cimitero Monumentale di Milano (tombe Omodeo, Angelo Pietrasanta, Pigni, degli anni Settanta; tomba Giuseppe Lampugnani, 1895), al cimitero Vantiniano di Brescia (tombe Cuzzetti, 1876; Sedaboni, 1879), a Cuneo (tomba Chiapello, 1878) e Oropa (tomba Ramella, 1886). Ma è al cimitero Generale di Torino che lo scultore ebbe le maggiori occasioni di lavoro, almeno dagli anni Ottanta in poi: tombe Benech, Verasis di Castiglione, Rey, Baudi di Selve, Gattinara, Mazzonis, Spantigati, Janetti, Denina, sino ai più tardi monumenti Gastaldi, Sineo, Spinola, Mancio, Ottolenghi, De Amicis, Frisetti.
L’opera di Tabacchi ebbe notevole fortuna in Sudamerica, dove molte sue figure femminili, replicate in decine di esemplari per il mercato internazionale, incontrarono vasto successo commerciale. Per Buenos Aires, inoltre, l’artista realizzò la tomba dell’italo-argentino Luis Viale (1892, Cementerio de San Nicolás de los Arroyos).
Tabacchi fu socio onorario di Brera (1862), dell’Istituto di belle arti di Urbino (1864), professore onorario dell’Istituto di belle arti di Napoli (1888), accademico di S. Luca a Roma (1896) e consigliere della Promotrice di Torino dal 1869. Fece inoltre parte delle commissioni per l’assegnazione del premio Principe Umberto a Brera (1873 e 1881), per le Esposizioni di Torino (1880, 1884, 1898) e Roma (1883), e per la scelta degli scultori per il nuovo palazzo di Giustizia a Roma (1898). Infine, fu nominato commendatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1879), commendatore della Corona d’Italia (1880) e cavaliere della Legione d’onore francese (1879).
Al termine di una così lunga e fortunata carriera ricevette la nomina (1895) a presidente dell’Accademia Albertina. Pur avendo rifiutato l’incarico, continuò a esercitare con autorevolezza il proprio ruolo di decano del corpo accademico fino al 1904, quando si ritirò con la moglie presso il figlio Odo, avvocato a Milano.
Morì per un tumore allo stomaco il 23 marzo 1905; fu sepolto nel cimitero di Ganna, nella tomba che lui stesso aveva predisposto l’anno precedente e che nel 1916 accolse le spoglie della moglie Rosa. Solo nel 1911 il comitato immediatamente costituitosi in seno all’Albertina poté procedere all’inaugurazione del ritratto commemorativo nella sede dell’Accademia, affidato a Giovanni Battista Alloati mediante un concorso fra gli allievi del maestro scomparso.
La formazione ricevuta negli studi privati di Magni e Strazza, più che alla scuola di Cacciatori o Sangiorgio, determinò in Tabacchi lo sviluppo di una linea stilistica presto improntata al romanticismo storico, dove prevalgono l’accurata descrizione dei costumi, il gusto pittorico per il modellato e una calibrata attenzione alla resa naturalistica degli effetti di luce. Sotto questo aspetto lo scultore pare risentire dell’esempio determinante di Vela, dal quale ricevette il testimone alla cattedra torinese, dove ebbe modo di dimostrare attraverso una guida accorta ma salda di saper condurre i suoi molti allievi verso i nuovi esiti del gusto internazionale di fine secolo, restando sostanzialmente estraneo alle crescenti istanze del verismo sociale e aprendo timidamente ad alcuni aspetti di trattamento delle superfici tipici del rinnovamento ‘scapigliato’. Fra i suoi allievi figurano Giacomo Ginotti, Luigi Belli, Davide Calandra, Pietro Canonica, Edoardo Rubino, Cesare Reduzzi, Emilio Quadrelli e, per un breve periodo, Leonardo Bistolfi.
I materiali dello studio torinese di Tabacchi, rimasti a lungo presso gli eredi nella villa dello scultore a Ganna, alla fine degli anni Novanta del Novecento furono acquisiti dal Comune di Gorla Maggiore che, di concerto con la Fondazione Torre Colombera, ha destinato un’ala della ristrutturanda sede municipale (palazzo Terzaghi) alla gispoteca intitolata allo scultore.
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