FRANGIPANE, Odorico
Nacque a Tarcento, nell'alto Friuli, nel 1659 da Giovanni Gioseffo e Alba Cavriotti e appartenne a un'antica famiglia aristocratica friulana, feudatari dell'Impero, signori di Tarcento e di Castel Porpetto.
Piuttosto scarne le notizie sulla sua vita, desunte per lo più dall'unica opera che egli ci ha lasciato, il Libro primo di memorie estere… cioè Memorie di ciò che mi è avvenuto, e ho osservato fuori di patria, nel viaggio di parte della Germania, parte dell'Italia, e dell'Alpi di Francia, composto nel 1686, lasciato manoscritto ai discendenti (presso i quali ancora si trova) e pubblicato solo nel 1983 da P. Zanetti e A. Vigevani.
L'opera ha una valenza sia biografica sia storica. Essa è in primo luogo la narrazione memorialistica delle disavventure accadute al suo autore dal giugno al dicembre del 1683, quando, ventiquattrenne, decise di arruolarsi nelle file dell'esercito imperiale, accorso a difendere Vienna assediata dai Turchi. Ma finisce per assumere, anche se con le dovute cautele, il valore di resoconto storico-cronachistico degli avvenimenti ai quali il F. ebbe il privilegio di assistere.
Riguardo la prima valenza, il volumetto lascia dunque ipotizzare un'istruzione inizialmente familiare svoltasi a opera di un precettore religioso, che gli insegnò il latino e gli trasmise l'amore per la poesia. A questo periodo seguì, nel 1680, un trasferimento a Venezia per proseguire gli studi, attestato da documenti presenti nell'archivio della famiglia Frangipane. Rientrato in Friuli, egli trovò un ambiente culturale piuttosto attivo, grazie soprattutto ad accademie di recente fondazione. Dal punto di vista letterario il gusto dominante dei circoli probabilmente frequentati dal F. si attardava su un barocchismo esasperato, in altre zone d'Italia ormai da tempo superato, che in aree (come quella friulana) culturalmente periferiche sembrò godere, a fine secolo, di un anacronistico successo. Ma questi furono anche gli anni in cui rinacque il fervore per le crociate. Del resto il Friuli dovette risentire in modo particolare di tale rinnovato interesse a causa del suo assoggettamento politico al dominio asburgico (zona orientale) e veneto (zona occidentale), entrambi da sempre in prima linea di fronte al pericolo ottomano. Il F. aderì senza riserve a tali modelli culturali e ideologici e nelle Memorie estere delineò se stesso come una sorta di ultimo crociato, un "fedel furlano" (p. 108) desideroso di partecipare all'imminente guerra in nome dell'ideale religioso.
Notissimi gli antefatti del memorabile assedio da parte dei Turchi, i quali crearono il casus belli con l'appoggio offerto alla rivolta autonomistica dei patrioti ungheresi contro l'Impero guidata da Imre Tokoly (1671), in seguito nominato re di quel paese da Maometto IV (1682). La narrazione del F. inizia con la partenza da Tarcento il 29 giugno 1683 in compagnia di due fedeli servitori e termina con il suo rientro in patria alla fine dello stesso anno, dopo il fallimentare tentativo compiuto per essere arruolato nelle truppe imperiali.
Il racconto, fedele al modello offerto dalle memorie di viaggio, si articola in tre blocchi narrativi: l'arrivo e la permanenza a Vienna, la partenza (alla fine dell'assedio) alla volta della Francia meridionale e, infine, lo sconsolato rientro nella dimora paterna. Il motivo iniziale è quello presente in gran parte della narrativa secentesca, tendente a giustificare la stesura dell'opera con l'obbedienza "a persona che mi può comandare e per autorità di suo merito e per bontà di sua amorevolezza" (p. 76). Segue la altrettanto scontata rivendicazione della veridicità degli avvenimenti descritti, "chè ancor vivono li testimoni e un compartecipe dei miei dolorosi successi" (ibid.). L'11 luglio 1683, giorno dell'arrivo a Vienna, segna anche l'inizio delle picaresche disavventure del protagonista. In vista dell'ormai imminente assedio (che inizierà il 13 luglio) il F. tenta di essere ammesso nelle file cesaree, guidate dal generale E.R. von Starhemberg. Il nome dei Frangipane è però quanto mai inviso agli ambienti imperiali a causa dell'adesione di due membri della quasi omonima famiglia croata (Francesco Cristoforo, per questo decapitato nel 1671, e Orfeo) alla congiura ordita contro l'Austria da alcuni magnati croato-ungheresi. Così, addirittura sospettato di essere una spia, il F. trascorse i due duri mesi dell'assedio chiuso in casa. Ne uscì solo dopo la vittoria cristiana (12 sett. 1683).
La sua quasi privilegiata condizione di spettatore gli permise però di offrire un resoconto particolareggiato (anche se spesso romanzato) delle dotazioni turche, delle difficili condizioni di vita nella capitale e degli orrori visti, all'indomani della vittoria, nei pressi dell'accampamento turco. Secondo il Marcotti, sarebbe verosimile addirittura una sua rettifica alla storia: il F. precisò infatti che la proibizione di fare bottino nel campo nemico non riguardò tutto l'esercito cristiano ma le sole truppe tedesche del duca di Lorena, le quali, dopo il passaggio dei soldati polacchi, non esitarono a sventrare i cadaveri in cerca dell'oro (Marcotti). Episodi di rilevanza internazionale (tra i quali anche l'arrivo del re di Polonia Giovanni Sobieski, in aiuto delle truppe imperiali, il suo ingresso in città e l'incontro con l'imperatore Leopoldo I) si intrecciano così a vicende di carattere personale.
Piuttosto dettagliata è anche la narrazione del difficile viaggio attraverso Linz, Salisburgo, Innsbruck e alcune città dell'Italia settentrionale, delle quali egli offre acute descrizioni. Giunto in Francia, il F. prese la decisione di arruolarsi nelle truppe di Luigi XIV in lotta contro gli ugonotti. Assalito da una banda di malviventi in un bosco e spogliato di ogni avere, trovò rifugio presso alcuni frati, che lo informarono della fine di quel contrasto. Decisamente più autobiografico è il tono delle carte dedicate al ritorno ("Accidenti che impedirono il proseguimento dei militari travagli"). Motivi di natura familiare (l'iniziale opposizione del fratello Gerolamo), politica e personale (il sopraggiungere di una malattia) impedirono infatti al F. di ripartire insieme a una propria compagnia di armati per acquistarsi quella notorietà senza la quale egli si sentiva "indegno di stabilire posterità" (p. 154).
È lecito supporre che la produzione del F. non fosse limitata alle Memorie, nelle quali, del resto, egli diede notizia di un altro suo libretto, legato a questioni di interesse familiare, intitolato Abozato memoriale di quanto è avvenuto nella vacanza della pieve di San Vincenzo di Porpetto, iuspatronato di casa Frangipane occorsa l'anno 1689 per la renuncia di monsignor Carlo Ortensio Lottieri.
Costretto a "far punto fermo nei domestici confini" (Memorie estere, p. 158), il F. si sposò ed ebbe cinque figli. Si dedicò probabilmente agli affari di famiglia fino all'anno della morte, avvenuta nel 1734.
Fonti e Bibl.: G. Marcotti, All'assedio di Vienna (Avventure e memorie di un Frangipane), in Fanfulla della Domenica, 16 sett. 1883; L. Frangipane, Genealogia dei Frangipane signori di Castello e di Tarcento dal 1186 al 1891, Udine 1891, tav. 14; P. Zanetti - A. Vigevani, L'ultimo crociato. Un volontario friulano del Seicento (con l'edizione delle Memorie estere del F.), Udine 1983; B. Maier, Le "Memorie estere" di O. F., in Rass. della letteratura italiana, s. 8, LXXXVIII (1984), pp. 420-428.