Vedi OESCUS dell'anno: 1963 - 1996
OESCUS (v. vol. V, p. 624)
In quest'importante città, che - a causa di successivi riassetti - si è trovata inserita in tre situazioni geografiche e amministrative diverse (Moesia fino all'86 d.C., quando questa provincia non era stata ancora suddivisa; Moesia Inferior fino al 271; Dacia Ripensis fino al 586, anno in cui fu distrutta dagli Avari), le ricerche archeologiche effettuate a partire dagli anni Cinquanta forniscono nuovi dati riguardo al sistema di difesa, all'impianto stradale, alle caratteristiche architettoniche.
O. viene protetta da mura di pietra immediatamente dopo la sua fondazione, all'epoca di Traiano: di questo sistema di difesa è ora chiaramente visibile la porta occidentale, con torri disposte sul lato interno della cortina. La città presenta notevoli successivi ampliamenti e si cinge di nuove mura in opus mixtum, che si datano all'ultimo trentennio del III sec.: includono infatti mattoni con bolli della Legio V Macedonica, la quale si trova a O. all'epoca di Aureliano.
La città ha pianta ortogonale. Il decumanus maximus presenta una deviazione di 24° 15' in direzione SE-NO. Sono stati riportati alla luce tratti di questa e di altre strade: il cui fondo è pavimentato a grandi lastre di pietra calcarea. Sui lati di ciascuna via sono presenti bordi con due gradini della stessa pietra, un elemento che sembra sia_ una peculiarità solo di questa città.
È ben conservato l'acquedotto, che ha inizio dall'odierno villaggio di Orjakhovica (20 km a S di O.); la conduttura dell'acqua, in terracotta o piombo, e i canali di scarico si diramano sotto il piano stradale.
Il complesso del foro si trova al centro della città: ha pianta rettangolare (200 x 97,60 m) e orientamento N-S. Lungo il lato S passa il decumanus maximus, lungo quello O il cardo maximus. Sono stati riportati alla luce i tratti Ν ed E del complesso e parti di quello SE.
Il foro vero e proprio ha pianta rettangolare (83 x 57 m). Al piano pavimentale, rivestito di lastre rettangolari di pietra calcarea, oggi per la maggior parte perdute, si giunge mediante tre gradini di pietra. I lati E, S e O del foro sono chiusi da portici di ordine corinzio. Sul fregio-architrave del portico E si trovava un'iscrizione in lingua latina di un rigo, di cui ora si leggono soltanto le lettere col da integrare verosimilmente come Col(onia Ulpia Oescensium). La parte posteriore dello stesso fregio-architrave presenta una decorazione con elementi vegetali a rilievo e architrave tripartito. Del portico O del foro è giunto sino a noi un intero blocco del fregio-architrave in pietra, riccamente decorato con un motivo a bucranî e ghirlande; il retro è occupato da un elemento vegetale.
Nell'ambito del foro, sia nell'area centrale scoperta sia sotto i portici, si trovano le statue erette in onore di cittadini che avevano preso parte attiva all'amministrazione della città e avevano finanziato la costruzione di edifici. Un'iscrizione della seconda metà del II sec. trovata nel portico E del foro, p.es., ricorda T(itus) Flavius Valentinus, eq(ues) R(omanus) flamen... ed è di grande interesse anche perché per la prima volta si fa riferimento a relazioni tra O. e la città di Apulum (oggi Alba Julia, in Romania).
A E del portico orientale si estende un enorme edificio rettangolare, costruito a spese di un personaggio eminente della città, forse un duoviro della colonia O., rappresentante della classe dei cavalieri. L'iscrizione latina sul frontone, all'ingresso, ricorda che l'edificio era destinato a essere usato in inverno ed è munito di ipocausto.
Il lato Ν del foro è occupato da tre templi d'epoca traiano-adrianea consacrati alla Triade Capitolina (Iuppiter Optimus Maximus, Iuno et Minerva)·, una situazione non attestata altrove nella Mesia Inferiore e in Tracia. Essi sono in pietra calcarea, di ordine corinzio. Sul lato corto meridionale si trovava un colonnato di quattro colonne corinzie, a cui conduceva una scala di pietra. Il Tempio di Iuppiter Optimus Maximus, al centro, aveva prònaos e naòs. Lo fiancheggiavano gli altri due templi, più piccoli e identici tra di loro, sia per pianta, sia per dimensioni.
Subito a Ν dei templi, in una posizione piuttosto insolita, si ergeva una basilica civilis a tre navate (96,70 x 23,60 m) con lato largo in direzione E-O. Vi si accedeva da tre ingressi aperti sul cardo maximus, da uno nel tratto E della navata settentrionale, e da due che si aprivano sul muro meridionale, il quale era in effetti in comune con i tre templi della Triade Capitolina. Le navate sono lunghe 72,60 m, larghe 11,50 m (quella centrale) e 3,60 m (quella settentrionale e meridionale): quella centrale inizia con un'anticamera rettangolare. La basilica era a due piani, in pietra, e l'ordine impiegato è il corinzio, sia per il piano inferiore che presenta due file parallele di colonne cilindriche, sia per quello superiore, caratterizzato da pilastri a forma di parallelepipedo (alt. 4,60 m), sulla cui faccia sono raffigurate cariatidi con kàlathos. Il tratto orientale della basilica è occupato da quattro ambienti rettangolari. L'edificio venne terminato in età adrianea, nel 135, come testimonia un frammento di iscrizione monumentale in latino scolpita sul fregio-architrave del piano inferiore.
L'angolo SE del complesso del foro di O. è occupato dal Tempio della Fortuna, scavato nel 1948-1951 e nel 1970-1972. Di pianta rettangolare (m 50,20 x 28,80), comprende: un portico meridionale rettangolare lungo il decumanus maximus (26 m) con iscrizione in latino, che data il Tempio della Fortuna alla fine degli anni di regno di Commodo (190 e 191, periodo in cui Cn(aeus) Suellius Rufus era amministratore della Mesia Inferiore), ricordandolo adorno di statue; un atrio porticato su tre lati (E, S, O); il Tempio della Fortuna sul fondo dell'atrio; ambienti a Ν del tempio. Di particolare interesse sono le raffigurazioni a rilievo del fregio-architrave del tempio (eroti nudi, privi di ali, recano pesanti ghirlande di alloro) e dell'atrio con porticato: bucrani cinti da ghirlande di alloro e, sopra le ghirlande, immagini tratte dalla mitologia romana, dalla vita quotidiana, elementi zoomorfi e vegetali. L'intero complesso è in pietra calcarea; l'ordine impiegato è il corinzio. Il Tempio della Fortuna venne distrutto dai Goti nel 376-8; nel X-XI sec. sulle sue rovine sorse una chiesa.
A S del decumanus maximus e del Tempio della Fortuna è stata rinvenuta la metà circa di un grande edificio pubblico (2.100 m2 finora scavati).
In uno dei suoi ambienti nel 1948 venne scoperto un mosaico pavimentale policromo, il cui emblema centrale rappresenta una scena dell'allora sconosciuta commedia di Menandro, Gli Achei (342-291 a.C.), la cui esistenza venne più tardi confermata dal rinvenimento di due papiri, uno dei quali, da Ossirinco, è ora al British Museum di Londra. Il mosaico si data all'epoca di Settimio Severo.
Un altro interessante mosaico pavimentale policromo è stato trovato c.a 30 m a Ν della torre circolare di NE del muro di cinta più tardo. L'emblema rappresenta la metamorfosi del giovane Cyparissus nell'albero omonimo.
La necropoli della città (I-IV sec.) si estende in direzione NE, E, O e S.
Nei pressi del parco archeologico si trova un Antiquarium, sorto nel 1942-43, in cui è esposto parte del materiale di Oescus.
Bibl.: Sulla città in generale: T. Ivanov, The Roman Cities of Moesia and Thrace (Modem Bulgaria), in A. G. Poulter (ed.), Ancient Bulgaria, Papers Presented to the International Symposium on the Ancient History and Archaeology of Bulgaria, University of Nottingham 1980, II, Nottingham 1983, p. 138 ss.; id., La città di Ulpia Oescus in epoca romana e nel primo periodo bizantino, in Ratiarensia, III-IV, 1987, pp. 159-170. - Topografia: T. Ivanov, Untersuchungen zur Topographie und zur Stadtanlage von Oescus in Untermoesien (Bulgarien), in Studien zu den Militärgrenzen Roms, II. Vorträge des 10. Internationalen Limeskongresses in der Germania Inferior, Colonia 1977, pp. 339-350. - Architettura: T. Ivanov, Untersuchungen des Forumkomplexes in der Colonia Ulpia Oescensium (1975-1978), in Roman Frontier Studies 1979 (BAR, Int. S., 71), III, Oxford 1980, p. 775 ss.; R. Ivanov, Stempel von Legionen auf Baukeramik mit Bezeichnung der Garnison am Unterdonaulimes (in bulg.), in Vekove, XII, 1983, 5, pp. 66-69; T. Ivanov, Der Fortuna-Tempel in der Colonia Ulpia Oescensium in Moesia Inferior (heute VR Bulgarien), in BIBulg, XXXVII, 1987, pp. 7-60, tavv. I-XXII; R. e T. Ivanov, Ulpia Oescus, 2 voll., Sofia 1994-1995.