OFFERTORIO
. L'offertorio, detto anche offerenda, antiphona ad offerendum, è l'antifona, salmo o responsorio che si canta o si recita nella messa durante l'offerta del pane e del vino. Durante questo tempo, nell'antica liturgia, era fatta da parte del popolo e del clero, in forma di processione, accompagnata appunto dal canto offertoriale, l'offerta sull'altare del pane e del vino e talora anche di altri doni (uva, grano, frutta, latte, miele, cera, olio, danaro). Dopo il sec. XI questa offerta solenne andò in disuso, e n'è rimasta come una sopravvivenza l'offerta delle candele nella sacra ordinazione; quella di due torce accese, di due pani e di due misure di vino nella consacrazione di un vescovo e nella benedizione di un abate, e quella della messa papale per la canonizzazione dei santi. L'antifona offertoriale, senza più preghiera o litania, s'ispira per il contenuto alla festa del giorno. L'offertorio della messa di Requiem e quello della domenica XXIIª dopo la Pentecoste conservano unici una preghiera in cui sono ricordati sia lo scopo del sacrificio sia le oblazioni offerte sull'altare.
Nei libri corali v'è un offertorio per ogni giorno della settimana, eccetto per il venerdì e il sabato della Settimana Santa. Già nel canto liturgico gli offertorî differiscono dalle altre parti mobili (Introito, Graduale, Tratto, Sequenza) per essere rivestiti di melodie adorne di melism) e contenenti passi pieni di calore e di slancio.
Giovanni Pierluigi da Palestrina, che fu il primo a musicare gli offertorî nella messa polifonica, volle mantenere a tali pezzi quel carattere solenne e mistico che essi già avevano nel canto gregoriano, e sebbene non ne ricavasse i temi dalla principale fonte liturgica - come aveva fatto per le Messe - vi adoperò uno stile vigoroso e v'introdusse sovente l'Alleluia con le sue maniere gioiose ed esultanti, esprimendovisi con costante naturalezza e spontaneità.
Il Palestrina, che a suo tempo non ebbe né imitatori né emuli in questo ramo della composizione sacra, lasciò sessantotto offertorî per tutte le festività dell'anno, e nel penultimo anno di sua vita li pubblicò in due volumi per i tipi del Coattino, dedicandoli al ricco abate francese A. de la Baume, che con ogni probabilità sostenne le spese dell'edizione. Nella raccolta delle opere complete a cura di F. X. Haberl essi occupano il nono volume. Tra gli offertorî palestriniani - contenenti tutti pregi di elevatissima ispirazione - vanno celebrati per bellezza e alto magistero Istus ut palma florebit, Iubilati Deo omnis terra, Exaltabo te Domine, Terra tremuit. In quanto alla forma, gli offertorî sono affini ai Mottetti.