oggetto/soggetto
In psicoanalisi, oggetto designa ciò con cui un individuo (definito soggetto) è in rapporto; l’elemento fondamentale, quindi, della relazione che la persona intrattiene con l’altro o con ciò che percepisce come altro. L’oggetto è in genere specificato dagli aspetti della relazione che si intendono sottolineare: oggetto libidico, la meta di soddisfazione dei desideri; oggetto reale, oggetto parziale, la persona con cui si è in rapporto in quanto vissuta nella sua interezza o, rispettivamente, in quanto sostituita da una sua parte (come il seno o il pene) che simbolicamente rappresenti caratteristiche affettive e relazionali della persona totale; oggetto esterno, oggetto interno, quelli che costituiscono eventi reali ed esterni o rappresentazioni interne. Si definisce inoltre oggettuale il rapporto con un oggetto, per opposizione a ciò che non esce dalla sfera del soggettivo. In partic., si parla di amore d’oggetto, o di scelta d’oggetto per designare l’investimento libidico del soggetto sull’oggetto, normalmente in contrapposizione a modalità di rapporto narcisistiche e autoerotiche (➔ narcisismo). Nella psicoanalisi postfreudiana si è via via sempre più diffusamente introdotto l’uso dell’espressione relazioni oggettuali, per designare l’intero insieme di modalità affettive e cognitive di rapporto del soggetto col proprio mondo, sia interno che esterno, fin dalla primissima infanzia: tale modalità di rapporto è la conseguenza del complesso sviluppo della personalità ed è collegata, da un lato, alla percezione dei propri oggetti interni e, dall’altra, dall’azione dei meccanismi di difesa (➔). In modo specifico si parla di relazione oggettuale in connessione a momenti dello sviluppo individuale (per es., relazione oggettuale orale) e in riferimento a particolari situazioni patologiche (per es., relazione oggettuale melanconica). Particolare importanza è venuta acquistando la teoria delle relazioni oggettuali nell’ambito delle correnti psicoanalitiche inglesi (William R. D. Fairbairn, Melanie Klein e altri), che hanno messo in luce l’importanza delle prime fasi dello sviluppo proprio in termini di rapporti con gli oggetti: si parla quindi di oggetti buoni, cattivi (come risultato della scissione difensiva primitiva degli aspetti amati e odiati dell’altro). Altri autori dell’area della cosiddetta psicologia del Sé, ritengono invece che esista un livello dello sviluppo preoggettuale, nel quale non c’è ancora la possibilità di distinguere tra sé e non sé e quindi non si configurano rapporti con oggetti né totali, né parziali. Un tipo speciale di oggetto è quello transizionale.