OINOPION (Οἰνοπίων)
Mitico re di Chio, figlio di Teseo ed Arianna o di Dioniso ed Arianna. Partendo da Creta, sarebbe giunto nel territorio di Chio (Diod., v, 79 e 84, 3; Paus., vii, 4, 8), e vi avrebbe fondato la città, insegnando agli abitanti l'ὀινοποιΐα, cioè l'arte di fare il vino, appresa da Dioniso. I Chioti lo avrebbero, alla lor volta, aiutato a sfuggire l'ira di Orione. Di tutto questo complesso di miti, l'arte figurativa non ci conserva rappresentazioni. La figura di O. compare invece, nel suo aspetto di figlio e coppiere di Dioniso, nella ceramica del sec. VI, per poi mutarsi, nel corso del V, in una figura di sileno-coppiere, fino ad assumere, nella ceramica più tarda, l'aspetto di uno dei sileni del corteggio del Dio.
Il primo gruppo fa capo all'anfora di Exekias nella quale la figura di O., accompagnata da iscrizione, appare come una figura giovanile, nuda, rappresentata nell'atto di porgere l'oinochòe a Dioniso, che regge il kàntharos. Senza didascalia, ma praticamente ispirate a questo schema, sono le analoghe scene dell'anfora di Amasis, di quella a figure nere da Vulci, a Cambridge, del cratere a campana del Pittore di Altamura, a Spina, ove compare, forse, anche la figura di Arianna, e di una stele fiesolana di arenaria, da S. Ansano, dell'inizio del sec. V. Nei vasi a figure rosse di età più recente, il nome di O. viene dato ad un sileno, o a un satiro, rappresentati nell'atto di versare il vino a Dioniso. Il piccolo sileno del cratere a campana del Pittore di Methyse al Metropolitan Museum di New York, e quello raffigurato su un vaso del Pittore di Lykaon, sono gli esempî più rappresentativi del passaggio dalla figura di figlio-coppiere a quella di sileno-coppiere, donde si giunge alle ultime rappresentazioni di O., ormai scaduto a semplice sileno, fra gli altri al seguito di Dioniso, come su una grande anfora con manici a volute, attribuita al Pittore di Cadmo conservata a Ruvo. Meno sicura l'identificazione di O. nel rilievo del museo di Treviso, nel gruppo scultoreo del museo di Parma.
Monumenti considerati. - Anfora di Exekias: C. V. A., British Museum, iv, p. 4, He, tav. 49, 2ab; W. Technau, Exekias, Lipsia 1936, tav. 25a; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung der Griechen, Monaco 1923, p. 271 ss., fig. 232; J. D. Beazley, Development, p. 65; id., Black-fig., 1956, i, p. 144, n. 7. Anfora di Amasis: C. V. A., Monaco i, iii, tavv. 21-22, 5; J. D. Beazley, Black-fig., p. 150,7. Anfora a Cambridge: C. V. A., Cambridge i, iii, H, tavv. 10, ia; 23, 2. Cratere del Pittore di Altamura: N. Alfieri-P. E. Arias, Spina, Monaco 1958, tavv.10-11; J. D. Beazley, Red-fig., p. 414, n. 32; 11. Fuhrmann, in Jahrbuch, lxv-lxvi, 1951, p.118 ss. Stele fiesolana: F. Magi, in Ann. Scuola Arch. It. Atene, N. S., i-ii, 1942, figg. 1-2; id., Stele e cippi fiesolani, in St. Etr., 1932, p. 18 s., n. 27, tav. viii, 3. Cratere a campana del Pittore di Methyse: G. M. A. Richter-L. F. Hall, Red-figured Athenian Vases in the Metropolitan Museum, New Haven 1936, n. 109, tavv. 109-110; J. D. Beazley, Red-fig., p. 410, n. i. Cratere a campana del Pittore di Lykaon: C. V. A., Goluchow, iii, i d, tavv. 24 a, d, e; F. Gòber, in Pauly-Wissowa, loc. cit., n. 2; J. D. Beazley, Red-fig., p. 691, n. 6. Anfora di Ruvo: Catalogo Coll. Jatta, n. 1093; G. E. Rizzo, in Mon. Ant. Lincei, xiv, 1904, p. 5 ss.; J. D. Beazley, Red-fig., p. 803 5., n. I. Rilievo di Treviso: Fot. Ist. Arch. Germ., 34, 727. Scultura al museo di Parma: F. Magi, art. cit., fig. 15.
Bibl.: E. Wörner, in Roscher, III, i, 1897-909, c. 791 ss., s. v.; K. Kreyssner, in Pauly-Wissowa, XVII, 2, 1937, c. 2272, s. v., n. i., con bibl. precedente; F. Magi, Oinopion, in Ann. Scuola Arch. Ital. Atene, N. S., I-II, 1942, p. 63 ss., tavv. 1-15. Per le didascalie: H. Heydemann, Satyr- und Bakchennamen, in Hall. Winkelmannsprogr., V, Halle 1880, p. 32, nota 179, pp. 39, 17 s., tav. relativa; Ch. Fränkel, Satyr- und Bakchennamen auf Vasenbildern, Halle 1912, pp. 72, 92, 98 s.