HANSSON, Ola
Scrittore svedese, nato a Hönsinge il 12 novembre 1860, morto in un sobborgo di Costantinopoli il 26 settembre 1925. Nel 1889 sposò una romanziera, Laura Mohr (pseudonimo Laura Marholm), e d'allora in poi visse quasi sempre fuori di patria: prima in Germania, poi in Francia, infine dal 1918 in Danimarca o in viaggio per l'Europa. Proveniva da vecchia famiglia di contadini, e come dall'amore per i paesaggi della Scania nativa furono dettate le sue prime poesie (Dikter, 1884; Notturno, 1885), così nell'evocazione nostalgica di momenti di vita e aspetti del suo paese ritrovò anche più tardi la sorgente forse più schietta della sua ispirazione. Fu, tra il '90 e il '900, accanto a S. Przybyzewski e a R. Dehmel uno degli scrittori più rappresentativi dell'interpretazione mistico-erotica della vita che fu uno dei segni tipici dell'epoca.
Natura sensibile ma intellettualmente semplice, capace di sentire l'insufficienza del materialismo e del naturalismo (Materialismen i skönlitteraturen, 1891), ma non di liberarsene realmente superandoli, si foggiò una sua "mistica psicofisiologica" come spiegazione del mistero della vita, e a un'"analisi psicofisiologica" del fatto sessuale domandò la materia della sua opera. Ma se in Sensitiva amorosa (1887); in Parias (1890), a cui s'ispirò per il suo Parias lo Strindberg; in Hos huldran (Presso la strega, 1891), in Fru Ester Bruce (1893), in Amors hämnd (La vendetta d'Amore, 1894), in Före giftermålet (Prima del matrimonio, 1894), in Vägen till livet (La via verso la vita, 1896), in Tidens kvinnor (Donne del nostro tempo, 1914), l'incalcolabile della psicologia umana nel gioco misterioso degl'istinti è colto felicemente, d'altra parte invece la concretezza individuale delle singole figure molto spesso non è raggiunta: e i momenti più felici restano quelli lirici, quando direttamente si manifesta quel mistico senso delle profondità oscure e arcane della vita che il H. portava in sé, oppure direttamente s'effonde in toni di sogno e d'elegia il suo personale sentimento. L'influenza di Nietzsche (v. Ung Ofegs visor, I canti del giovane Ofeg, 1889) e, più ancora, quella di J. Langbehn, il "Rembrandtdeutscher", inserendosi nel suo proprio misticismo naturalistico (v. Kaserier i mystik, 1897) condussero negli ultimi anni del secolo il H. all'esaltata fede in una rinascenza germanica attraverso il trionfo di un'aristocrazia di contadini; e in Svezia questo suo pensiero non fu senza influenza. Ma il romanzo, in cui esso si riflesse, è incerto e informe (Resan hem, Viaggio in patria, 1895); e il meglio della sua opera di questo periodo è nei suoi saggi critici (Tolkar och siare, vati e veggenti, 1893). Anche la sua conversione al cattolicesimo, che avvenne poco dopo, restò semplice episodio. Nel mondo del pensiero, pur sentendosene attratto, si perdeva. Tanto più felice apparve invece il suo ritorno alla semplice ispirazione paesana, così nel romanzo (Rustgarden, 1910), come e più ancora nella lirica, facendosi più tenero e delicato il sentimento a motivo della lontananza e della nostalgia (Det förlovade landet, La terra promessa, 1906; Nya visor, Nuovi canti, 1907; Påhemmets altare, Sull'altare della patria, 1908).
Opere: Samlade skrifter, voll. 17, Stoccolma 1919-22.
Bibl.: O. Levertin, in Svensk litteratur, I, Stoccolma 1908; V. Ekelund, in Böcker och vandringar, stoccolma 1910; F. Böök, in Sveriges moderna litteratur, Stoccolma 1921; E. Hedel, in Valda Skrifter, IV, Stoccolma 1927.