OLBIA (᾿Ολβία)
4°. - Scalo fondato da Massalia (Marsiglia), sulle coste della Provenza, a O della penisola di Giens presso Hyères, a circa 65 km dalla metropoli. I suoi abitanti sono chiamati Olbiopolìtes. È ricordata da Stefano Bizantino (s. v.) e da Strabone (iv, i, 5). All'epoca romana il suo territorio, forse dipendente da Arles, formava un cuneo fra le colonie di Arles e di Fréjus (v. Narbonensis).
Gli scavi (J. Coupry) hanno permesso di delimitare la cinta di questo scalo che aveva proporzioni modeste come tutti gli scali massalioti della costa mediterranea (Ampurias in Ispagna, Mèze nello Hérault, Cavalaire, Monaco, ecc.): la cinta di grossi blocchi quadrangolari, difesa da torri quadrate, misurava all'incirca 15o m per 130.
In periodo romano la cittadella greca divenne il centro della città nuova che si estese verso N-E, e formò un quartiere a parte, come è dimostrato dall'iscrizione sulla base di una statuetta dedicata da uno degli abitanti genio viciniae castellanaeque Olbiensium (III sec. d. C.). Sulla spiaggia si è potuto rilevare il tracciato di un molo e di una gettata. Alla città romana appartengono i resti di edifici termali situati sul litorale e quelli più grandiosi delle grandi terme a N-E, ancora conglobati in costruzioni moderne; questi ultimi in piccoli blocchi regolari, con mosaici. Con ogni probabilità la città romana deve essere identificata con la stazione navale di Pomponiana, ricordata nell'Itinerario marittimo di Antonino.
La località rimase occupata in epoca paleocristiana. Nei documenti non compare che nel Medioevo; il convento delle religiose di Saint-Pierre d'Almanarre dipendeva dalle Benedettine dell'Abbazia Saint-Gervais-de-Fos, poi di St-Pons-de-Gemenos (XII-XIV sec.). Esso è costruito sopra lo scavo greco di cui utilizza la cinta di mura. Rimane tuttora l'abside di una cappella, forse paleocristiana, incorporata in un massiccio a fronte rettangolare. L'apparato è fatto di materiali greci riadoperati; a S gli è addossata una chiesa di cui resta l'abside circolare, con sagrestia rettangolare e vòlte a ogiva. All'esterno della cinta del convento, a O, una cappellina romanica è circondata da un cimitero che si estende fino alle terme. Le imposte delle vòlte di questa cappella sono ornate di figure umane rozzamente eseguite, che non sono anteriori al XII secolo.
Bibl.: H. de Gérin Ricard, in Rev. Ét. Anc., XII, 1910, p. 74; id., in Bull. Arch. du Comité des Travaux hist., 1910, pp. 308 e 1911, p. 319; Forma Orbis Romani, II, Var 1932, n. 43; Goessler, in Pauly-Wissowa, XVII, 1936, c. 2424 ss., s. v., n. 7; J. Coupry, Olbia, in Rev. Arch., XXVIII, 1947, pp. 12-22; XXXIV, 1949, pp. 40-52; F. Benoît, Chronique arch. de Provence, in Mém. Inst. Hist. Provence, XXIII, 1948-49, pp. 8-9.