Vedi OLIMPIA dell'anno: 1963 - 1973 - 1973 - 1996
OLIMPIA (v. vol. V, p. 635 e s 1970, p. 562)
Dal 1970 al 1985 sono proseguiti lo studio e la revisione sistematica dei ritrovamenti e dei monumenti, iniziati nel 1966. Solo dal 1977 sono stati intrapresi nuovi scavi, a scopo innanzitutto topografico, per indagare la parte sud-orientale dell'Altis. Dal 1985 le indagini sono state condotte con finalità tematiche: uno dei progetti di ricerca riguarda la fase protostorica di O.; un altro s'incentra sulla storia della città in epoca imperiale romana e sulla sua sopravvivenza in epoca bizantina.
Preistoria. - I resti degli edifici pre-greci nell'area del Pelòpion sono stati scavati negli anni 1986-1992 da H. Kyrieleis e J. Rambach. Le abitazioni e le sepolture appartengono a un insediamento protoelladico, posto sulle pendici della collina che sarà poi consacrata a Pelope. L'area sulla sommità della collina era cinta da un circolo di pietre e pavimentata da lastre, destinata dunque anche in età protoelladica a luogo di culto. Il sito venne poi abbandonato nella prima metà del II millennio a. C.; l'area a S della collina di Kronos fu a lungo inutilizzata, ma la sommità pavimentata di lastre rimase comunque visibile.
Al momento della fondazione del santuario greco, verso la fine del II millennio, l'antico luogo di culto protoelladico venne identificato come la tomba di Pelope. I più antichi indizî di attività cultuale greca non risultano anteriori al periodo detto submiceneo.
In occasione degli scavi al di sotto del Pritaneo, H. Kyrieleis ha di nuovo indagato anche il c.d. Monumento a forma di barca; non si tratta, come finora supposto, di un monumento cultuale di età micenea, ma del pilone di un ponte dell'VIII sec. a.C. che attraversava in quel punto il fiume Cladeo. Questi scavi hanno chiarito che l'area a O e a S della collina di Kronos intorno al 700 a.C. fu per la maggior parte spianata. La zona sacra venne perciò all'inizio del VII sec. a.C. sensibilmente ampliata. Soltanto da questo periodo il santuario poté ricevere un grande numero di fedeli e vi fu spazio sufficiente per l'impianto di uno stadio.
La notizia, discussa già nell'antichità, relativa alle gare nel Santuario di Zeus che solo nel 776 a.C. sarebbero state trasformate in una festa panellenica, viene confutata dai risultati di scavo ora raggiunti. Dunque le preziose e numerose offerte del X-VIII sec. a.C. non possono essere in relazione con le gare. Aumentano così di verosimiglianza le testimonianze di Pindaro (OL, VI) e di Strabone (VIII, 3, 30), secondo i quali il santuario nella sua prima fase era celebre non per le gare, ma per il suo oracolo, specializzato in consigli su questioni di guerra; si chiariscono quindi le numerose consacrazioni di armi e bottini bellici a Olimpia.
Età romana. - Padiglione Settentrionale. - Le rovine a Ν del Pritaneo, in parte indagate nei vecchi scavi e denominate «Terme del Kronion», sono state completamente rimesse in luce tra il 1987 e il 1991 da Ch. Schauer e G. Ladstätter. Gli scavi hanno dimostrato che non si tratta di un impianto termale, ma di uno xenodochèion. L'area venne utilizzata sin dal VII sec. a.C. come luogo di sosta e ristoro per i visitatori del santuario.
Attraverso numerose risistemazioni si compì una continua trasformazione da un'architettura effimera a una stabile. La fase costruttiva vera e propria si colloca nel II sec. a. C., periodo al quale risale la realizzazione del primo edificio. In questa fase il peristilio posto al centro del complesso (20 x 20 m) presenta un mosaico policromo con quattro campi figurati. Intorno al 200 d.C. venne aggiunto sul lato E dello xenodochèion un piccolo impianto termale. L'intero complesso rimase in funzione, con varie trasformazioni, sino alla metà del IV sec. d.C. Dopo la chiusura del santuario venne impiantata al suo posto dapprima una fattoria con un torchio; più tardi alcuni ambienti furono utilizzati da un vasaio e da un fabbro. Il piccolo impianto termale rimase in uso fino al VI sec. d.C.
Edificio sud-occidentale. - A SO del Leonidàion sono stati scavati a partire dal 1991 da U. Sinn, G. Ladstätter e A. Martin alcuni resti di età imperiale con tratti di muratura alti sino a 5 m. L'impianto ha un'estensione di 45 x 35 m: la metà meridionale è occupata da tre sale di c.a 90 m2. A Ν è preposto all'edificio principale un peristilio; subito davanti alla facciata si trova una piscina. A O ed E si aprono sul peristilio due ambienti di 70-100 m2; l'ingresso è a N, proprio nel mezzo della facciata e il muro d'ingresso è coperto da un portico fiancheggiante la Via Sacra che, provenendo da O, corre tra l'«Edificio SO» e il Leonidàion. La costruzione dell'«Edificio SO» fu realizzata nella seconda metà del I sec. d. C., in due fasi immediatamente successive. La prima è di età neroniana: l'accurata opera mista di questa fase fu eseguita da maestranze romane e, dopo un breve intervallo di tempo, ultimata da artigiani greci. Entrambi gli ambienti presso il peristilio hanno un semplice pavimento di argilla, caratteristico delle sale di esercitazione di atletica pesante (κηρώματα). Sulla base della pianta, la costruzione a forma di villa non può essere assolutamente una palestra, mentre potrebbe invece ben trattarsi di un locale di riunione di un'associazione di atleti, la cui presenza a O. è testimoniata da iscrizioni.
Santuario di Zeus. - Terme del Leonidàion. - Il piccolo impianto termale si trova tra l’«Edificio SO» e il Leonidàion. La costruzione fu realizzata tra la fine del III e gli inizî del IV sec. d. C., in probabile rapporto con l'ultima fase costruttiva del Leonidàion. Terminati gli scavi presso il Padiglione settentrionale e presso l'«Edificio SO», sono state intraprese ulteriori indagini su altre costruzioni di epoca imperiale, che hanno dimostrato come manchi qualsiasi appiglio per una datazione dell'edificio di età imperiale a SO dell'Altis in età neroniana. La denominazione dell'edificio come «Casa di Nerone» non può essere sostenuta né storicamente, né archeologicamente. Anche per la c.d. calata degli Eruli nel 267 d.C. non vi sono evidenze archeologiche, né sono documentate distruzioni di edifici a O. in quegli anni. Solo per l'età seguente a Probo (276-282 d. C.) vi sono testimonianze di danni, causati da un grande terremoto. Il c.d. muro degli Eruli venne probabilmente edificato solo nel V sec. d.C. come guarnigione per la guardia costiera bizantina, inserita nella piccola città di provincia che dal tardo IV sec. d.C. si era sviluppata nell'area dell'antico santuario.
Tempio di Zeus. - In uno strato di crollo della prima metà del IV sec. a.C., scoperto nel 1978 a S dell’Odèion, si sono trovati molti frammenti del Tempio di Zeus, che all'epoca doveva essere stato seriamente danneggiato, presumibilmente dal terremoto del 373 a.C. Con ciò concordano gli interventi di restauro sulla fronte del tempio stesso.
Il gruppo frontonale orientale è stato riesaminato da H. Kyrieleis, il quale ha dato particolare risalto all'importanza dell'immagine di Pelope. U. Sinn ha proposto ima nuova interpretazione del frontone occidentale.
Heràion. - N. Yalouris ha ricostruito l'acroterio a disco del frontone principale. U. Sinn (1984) ha tentato di identificare la monumentale testa femminile di calcare (la c.d. Hera) come una sfinge pertinente alla decorazione frontonale a rilievo.
Per la disposizione interna della cella A. E. Kalpaxis (1975) postula la presenza di una doppia fila di colonne lignee su due ordini, con capitelli di pietra.
Odèion (?). - A S del Santuario di Hestia A. Mallwitz ha scoperto le fondazioni di un edificio che misura m 15 x 19,50. Quattro tratti di fondazione circolari e concentrici nell'interno costituiscono le sostruzioni di un edificio per spettacoli o per riunioni. L'impianto fa parte del complesso architettonico a SE dell'Altis, databile nel III sec. d.C.
Santuario di Hestia. - Nel corso degli scavi a SE dell'Altis vennero scoperti da A. Mallwitz e J. Schillbach i fossati di difesa menzionati da Senofonte nella descrizione della battaglia dell'Altis (Hell., VII, 4, 28-32). Grazie a ciò è possibile localizzare il santuario che egli chiama di Hestia: si tratta del padiglione a S del Portico di Eco, finora denominato «edificio sud-orientale». Resta aperta la questione se l'edificio posto dietro il padiglione sia da identificarsi con il Pritaneo di età classica.
Teatro. - Dopo la localizzazione del Santuario di Hestia, il thèatron citato da Senofonte (Hell., VII, 4, 31), può essere identificato soltanto nel gruppo di tribune sulla terrazza dei thesauròi e del versante occidentale del muro O dello stadio. È così confermata una vecchia tesi di F. Kritzinger.
Portico di Eco. - In seguito alla ricerca di W. Koenigs sugli elementi architettonici e sulla base di un ulteriore scavo, la storia dell'edificio attualmente si presenta in modo tale da collocarne le fondazioni e la parete di fondo nella seconda metà del IV sec. a.C., mentre il portico stesso fu realizzato soltanto in età augustea. Oltre al materiale architettonico del IV sec., vi furono utilizzati anche pezzi rilavorati di un altro edificio tardo-classico.
Stadio. - A. Mallwitz ha indagato i primissimi pozzi a E dell'Aids, mostrando che quelli esistenti all'inizio del VII sec. a.C. lasciarono posto a uno spazio destinato all'ampliamento di uno stadio. Ne conclude che il primo stadio fu eretto non prima del VII sec. a.C. Questa pista più antica sorgeva là dove è documentato anche il tracciato delle piste più recenti. Anche la cronologia della fase costruttiva più tarda dell'edificio è decisamente cambiata: la grande trasformazione dello stadio, il c.d. stadio III, non fu effettuata nella metà del IV sec., bensì intorno al 470 a.C.
Ippodromo. - J. Ebert, in base a una nuova lettura dei manoscritti metrologici di Costantinopoli, propone un nuovo calcolo delle misure dell'Ippodromo (64 x 1052 m) che ben si accorda con le misure della pianura tra l'Alfeo e l'altura a E della collina di Kronos.
Terrazza dei thesauròi. - K. Herrmann ha guidato l'opera di ricostruzione del Thesauròs dei Sicioni. In relazione a tale intervento nel 1977 è stato eseguito uno scavo presso la terrazza. È stata inoltre precisata la cronologia del terrazzamento artificiale: il riporto fu realizzato probabilmente all'inizio del VII sec. a.C. Quale dedicante del thesauròs, di cui Pausania non fa menzione e dunque ancora anonimo, M. Mertens-Horn indica, attraverso l'analisi della decorazione, la città di Siris. P. C. Boi e H. V. Herrmann hanno ricostruito il frontone e la decorazione a rilievo del Thesauròs di Megara.
Ninfeo di Erode Attico. - È ora possibile attribuire al ninfeo ventidue statue e diciotto basi: tra esse vi è da un lato una galleria con i membri della famiglia imperiale romana, dall'altro i ritratti dei familiari del donatore Erode Attico. I due gruppi erano collocati su due livelli sovrapposti. Dalla galleria imperiale si può ricavare che il complesso fu eretto negli ahni tra il 149 e il 153 d.C.
Pritaneo. - Sulla storia e: la tipologia del Pritaneo si segnala lo studio di S. Miller; i suoi risultati sono ora rimessi in discussione dalla nuova localizzazione del santuario classico di Hestia.
Officina di Fidia. - Nel 1982 W.-D. Heilmeyer e G. Zimmer hanno indagato la bottega artistica, posta a O dell'Altis. All'interno dell'officina furono installati nel II sec. a.C. alcuni forni di fusione per il bronzo. A tale scopo l'edificio di età classica fu smantellato sino agli ortostati. La ricostruzione avvenne in età romano-imperiale, probabilmente nel II sec. d.C. È sconosciuta la nuova funzione dell'edificio.
Leonidàion. - I sei ambienti dell'ala meridionale della struttura tardo-classica servivano da sale per banchetto. J. S. Boersma (1973) ha compiuto uno studio relativo al donatore. Mancano finora elementi sicuri per datare la prima ristrutturazione dell'edificio all'età di Adriano.
Doni votivi. - Forma e significato del donario dei Tolemei sono stati trattati da W. Hoepfner (1971). L'offerta dei Messeni e dei Naupatti (la Nike di Paionios) è ricostruita da K. Herrmann (1972) ed esaminata sotto l'aspetto politico da T. Hölscher. H. Philipp e W. Königs (1979) hanno chiarito le vicende delle basi di L. Mummio.
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Heràion : N. Yalouris, Das Akroter des Heraions in Olympia, in AM, LXXXVII, 1972, p. 85 ss.; A. E. Kalpaxis, Bemerkungen zu den Innensäulen des Heraion von Olympia, ibid., XC, 1975, p. 83 ss.; J. A. de Waele, Der Entwurf des Heraion von Olympia, in BABesch, LVII, 1982, p. 26 ss.; U. Sinn, Εκτυπον. Der sog. Hera-Kopf aus Olympia, in AM, IC, 1984, p. 77.
Odèion: Α. Mallwitz, Neue Forschungen in Olympia..., cit., p. 108, tav. V; id., in II. Bericht über die Ausgrabungen in Olympia, in corso di stampa.
Santuario di Hestia: A. Mallwitz, Neue Forschungen in Olympia..., cit., p. 120 ss.
Teatro: F. Kritzinger, Das Theatron von Olympia. Zu Xenophon, Hellenika 7, 4, 28-32, in Forschungen und Funde. Festschrift Β. Neutsch, Innsbruck 1980, p. 249 ss.; W. Königs, Stadion III und Echokalle, in 10. Bericht..., cit., p. 367 ss.
Portico di Eco: W. Königs, Die Echohalle (Olympische Forschungen, XIV), Berlino 1984.
Stadio: W. Königs, Stadion III und Echokalle, in 10. Bericht..., cit., p. 353 ss.; W. D. Heilmeyer, Durchgang, Krypte, Denkmal. Zur Geschichte des Stadioneingangs in Olympia, in AM, IC, 1984, p. 251 ss.; Α. Mallwitz, Cult and Competition Locations at Olympia, in W. J. Raschke (ed.), The Archaeology of the Olympics, Madison 1988, p. 79 ss.; J. Schillbach, Olympia, die Entwicklungsphasen des Stadions, in W. Coulton, H. Kyrieleis (ed.), Proceedings of an International Symposium on the Olympic Games..., cit., p. 33 ss.
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Terrazza dei Thesauròi: K. Herrmann, Beobachtungen zur Schatzhaus-Architektur Olympias, in Neue Forschungen in griechischen Heiligtümern, Tubinga 1976, p. 321 ss.; M. Mertens-Horn, L. Viola, Archaische Tondächer westgriechischer Typologie in Delphi und Olympia, in Hesperia, LIX, 1990, p. 235 ss.; Κ. Herrmann, Die Schatzhäuser in Olympia, in W. Coulton, H. Kyrieleis (ed.), Proceedings of an International Symposium on the Olympic Games..., cit., p. 25 ss.
Ninfeo di Erode Attico: R. Boi, Das Statuenprogramm des Herodes-Atticus-Nymphaeums (Olympische Forschungen, XV), Berlino 1984.
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